Baldur’s Gate 3. Per la maggior parte degli appassionati di giochi di ruolo, sia cartacei che elettronici, questo nome è sinonimo di gioia ed eccitazione. Dopo ben VENTI anni dal lancio del secondo capitolo, sviluppato dal tempo re dei GDR BioWare, la serie raggiunge finalmente il suo terzo titolo grazie al lavoro e all’ingegno di Larian Studios, già padre di Divinity: Original Sin e il suo sequel. L’importanza di un’opera come questa e il suo affidamento a uno sviluppatore già confermatosi campione nella creazione di videogiochi di ruolo sono stati senza dubbio i due fattori principali che hanno generato così tanto “hype” nei confronti del prodotto di cui stiamo parlando ora. Se uniamo questo poi all’affiliazione tra Baldur’s Gate 3 e Dungeons & Dragons 5e, attualmente uno se dei più apprezzati (se non “Il”) TTRPG in circolazione, non c’è da chiedersi come mai una quantità folle di giocatori sia corsa ad acquistare il gioco nell’istante in cui è stato pubblicato l’Early Access (portando, tra l’altro, all’implosione di Steam). Gettate ora tutte le premesse, sappiamo cosa cosa aspettarci da un colosso del genere: estetica stupefacente, libertà di gioco oltre ogni limite e un susseguirsi continuo di momenti epici ed eroici di cui parlare in futuro ai nostri nipoti. Giusto?
Avviamo allora Baldur’s Gate 3, spendiamo approssimativamente otto giorni lavorativi a creare il nostro personaggio ideale e gettiamoci nell’avventura. Ciò che segue è tanto inaspettato, quanto incredibile. La struttura di gioco è solida e perfettamente in linea con l’idea del perfetto GDR, il mondo è affascinante, gli eroi uno più intrigante dell’altro e i combattimenti offrono sempre sfide diverse e impegnative. Questo tuttavia è accompagnato da una serie di problemi tecnici e grafici (tipici di un Early Access) così presenti e assurdi da trasformare l’altresì tradizionale formula in un mix di caos e situazioni esilaranti – nate, per esempio, dallo sdoppiarsi dei personaggi durante un dialogo o dall’orso che si sveglia e decide di teletrasportarsi dall’altro versante della montagna (perché camminare è da “poveracci”). Ovvio, se troppo insistenti questi bug si rivelano spesso fastidiosi, eppure sono qui a dirvi che ho raramente riso tanto quanto alla manifestazione improvvisa di certi scivoloni tecnici. Chiunque abbia mai sperimentato con i giochi di ruolo cartacei, ritiriamo in ballo il classico D&D 5e, sa benissimo che una vera avventura è segnata sia da avvenimenti epici che da momenti insensati ed esilaranti, con questi ultimi spesso più ricordati dei primi. E Baldur’s Gate 3 ha entrambi, in grandi quantità . Sedetevi al tavolo, prendete le schede e lasciate che vi racconti della sessione più strana di sempre – o, se vogliamo, la nostra anteprima del terzo capitolo di una serie leggendaria.
Session 0
Tutto inizia, già lo sappiamo, con un incipit. In questo, Larian Studios è nota per riuscire a catturare i giocatori con brevi sequenze narrative in cui viene mostrata tutta la bellezza e potenza dei suoi mondi, per poi lasciare che sia il giocatore stesso a guidare le redini della storia. In Baldur’s Gate 3 ci troviamo di fronte a un’apertura decisamente raccapricciante e, al tempo stesso, molto intrigante: la presa di potere dei Mind Flayers, terrificanti creature ben note a chi bazzica nell’universo D&Diano, e la schiavizzazione delle altre razze tramite le loro larve. Uno spettacolo grottesco e terrificante, quasi in chiave horror, che getta le basi della nostra missione e funge da motore per i nostri futuri obiettivi di gioco. È dura non rimanere catturati da una sequenza come questa, frutto di chi il fantasy lo ama e lo sa raccontare con forza. E cosa viene dopo l’incipit? Beh, nulla di meno se non la parte più bella e coinvolgente di ogni buon GDR: creare il proprio personaggio.
Baldur’s Gate 3, sotto questo aspetto, è ancora un pochettino limitato. Ovvio che non ci si potesse aspettare tutta la libertà e il mare di opzioni offerti da D&D, SPECIE considerando che il titolo si trova ancora in Accesso Anticipato, ma c’è comunque un più che decente ventaglio di combinazioni. Si parte dalla razza, con otto opzioni che racchiudono alcune tra le specie di umanoidi più famose e apprezzate: umani, nani, halfling, elfi, mezzelfi, tiefling, drow e githyanki. Alcune di queste hanno delle varianti, che forniscono bonus diversi al personaggio. Si passa poi alla classe: ahimè, solo sei sono attualmente presenti nel gioco, ovvero guerriero, mago, chierico, ladro, warlock e ranger. Ciascuna di esse si può poi specializzare in uno tra due percorsi di crescita differenti, incrementando a sufficienza la varietà di opzioni con cui sperimentare. Si procede poi con scegliere le abilità in cui essere competenti, individuare il background ideale, modificare il kit di partenza se si è incantatori, cambiare l’aspetto fisico (anche qui, purtroppo, bisogna affidarsi a un tool limitato) e infine… una piccola sorpresa che lasciamo a voi scoprire. Dopo aver costruito il proprio alter-ego ideale, ed essersi resi conto di aver saltato cinque pasti, ci si può gettare nel vivo dell’avventura.
Caotico buono? No, caotico ottimo
Dopo un prologo molto lineare e pilotato, mettiamo piede nel Faerûn di Baldur’s Gate 3 e cominciamo a muovere i primi passi. Subito si possono notare gli ancora presenti limiti tecnici del titolo, che si manifestano prepotentemente tramite cali continui di frame, texture che impiegano eoni a caricarsi correttamente, scattosità delle animazioni e i sempre terrificanti quanto inaspettati modelli in T-Pose degli NPC (si dice siano più pericolosi di un Beholder). Larian Studios ha già promesso che questi bug verranno pian piano risolti durante il periodo di Early Access: dopotutto a cosa servirebbe altrimenti un accesso anticipato? C’è però da dire che la bieca assurdità di alcuni “avvenimenti” genera più ilarità che fastidio, per la gioia oltretutto dei creatori di contenuti. Avete preso in giro le guardie di Skyrim per troppo tempo, ora date un’occhiata a Shadowheart che si duplica quando la recluti nel party. Come scritto nella mia prolissa premessa, un po’ di sano nonsense è sempre gradito al tavolo e aiuta a spezzettare i momenti di narrativa e di serietà con qualche risata. Il divertimento però è bello quando dura poco, quindi: caro sviluppatore, vediamo di non lasciare TROPPI bug in futuro. Ho dovuto ripetere due combattimenti a causa di un crash improvviso. Avventurieri, salvate spesso.
Va da sé che, lasciando da parte i difetti, la grafica e l’estetica di Baldur’s Gate 3 sono deliziose e ricche di dettagli. Dall’aspetto dei mostri al modo in cui vengono rappresentate le magie e le abilità , c’è molto amore nella costruzione di questo terzo capitolo, che sicuramente non tradirà le aspettative dei fan di lunga data. Davvero gradevole anche la possibilità (finalmente) di vedere i modelli 3D animati dei personaggi che discutono tra loro in primo piano, lasciandoci indietro le miniature dei precedenti titoli e ammirando i peli della barba del nostro halfling mago anziano. Tutto è rigorosamente accompagnato da tracce musicali che entreranno nelle playlist di molti Dungeon Master in tutto il mondo, perfette nel loro ruolo di dare spessore agli eventi e armonia all’ambientazione. Aggiungiamo un Main Theme inconfondibile e impiegato a dovere in numerose situazioni, e non ci resta che farci cullare dalle noti potenti o dolci della colonna sonora.
Tutto ruota intorno al D20
Arriviamo ora al piatto forte che, come il boss di fine dungeon, merita di essere discusso a dovere. Il gameplay di Baldur’s Gate 3. Se avete già giocato uno qualunque dei titoli di Larian Studios, specie Divinity: Original Sin 2, o anche solo il precedente Baldur’s Gate 2, sapete già a cosa state andando incontro. Per i novizi, l’esperienza si divide principalmente in due categorie: la fase esplorativa e la fase a turni (o combattimento). La prima è onnipresente nel nostro viaggio in giro per Faerûn: ci si sposta liberamente lungo la mappa, interagendo con l’ambiente intorno a noi, arraffando l’arraffabile e chiacchierando con gli NPC che incontriamo lungo il percorso. A volte saremo interrotti da sequenze narrative e cutscene che ci anticipano un avvenimento importante. In ogni nostra conversazione o analisi possiamo scegliere tra diversi approcci: alcune sono semplici dialoghi, altre possono influenzare le opinioni degli altri su di noi o modificare l’esito di un evento, e altre ci consentono di utilizzare una nostra abilità per ottenere un vantaggio o un premio. In qualunque momento possiamo oltretutto cambiare il nostro membro attivo del party, ovvero colui che interagirà con ambienti e persone, oppure attivare magie e poteri dei nostri personaggi anche se fuori dal combattimento. Ci sono tante possibilità differenti e ogni problema può essere affrontato in decine di modi unici, siano essi un tentativo diplomatico o la più classica delle gesta eroiche: sfondare la porta e caricare.
Per quanto riguarda gli scontri, invece, l’intero sistema di Baldur’s Gate 3 è basato sulla struttura di lotta di Dungeons & Dragons 5e. Dal più agile al più goffo, gli individui coinvolti nel combattimento si muovono e attaccano a turni. Ognuno ha a disposizione un tot di metri di movimento, un punto azione necessario a lanciare magie, attacchi o altre mosse di guerriglia, e infine un punto bonus per sfruttare determinate capacità speciali. Una volta consumate tutte le risorse (oppure quando lo si desidera), si passa al combattente successivo. Il sistema è solido e offre anche un ampio grado di casualità , essendo tutto fondato su tiri di dado e percentuali di successo/fallimento. Potrebbe non essere il massimo se preferite avere sempre la situazione sotto controllo, ma chi vive di pane e GDR cartacei si trova immediatamente a casa. Con la miriade di opzioni a disposizione e il destino a guidare ogni nostra mossa, ciascuno scontro sarà sempre diverso dagli altri e generalmente piuttosto arduo, dovendo spesso improvvisare strategie per rimediare a errori o lanci sfortunati di D20. Il sistema di Baldur’s Gate 3 ha i suoi alti e i suoi bassi, specie per alcuni punti che vedremo adesso, ma nel complesso è decisamente coinvolgente e divertente.
Sembra proprio che lei abbia bisogno di una mano con la porta, signorina. Ignori pure il resto.
Non ho chiesto chi c’è nella stanza, ho detto Palla di Fuoco
Ci sono però dei punti dolenti nell’altrimenti stupendo panorama di Baldur’s Gate 3. Nel corso della stesura di questa anteprima, ho provato a sperimentare con diversi stili e personaggi, ripetendo l’avventura prima con un ladro orientato agli scontri armati e poi con un warlock interessato poco alla battaglia e molto alla diplomazia. In generale, la sensazione avuta è che l’approccio guerrigliero sia sempre più vantaggioso e semplice della via della parola: è infatti quasi impossibile ottenere concreti vantaggi o superare certi ostacoli se non si ha la dovuta potenza di fuoco o di braccio. Osservando poi il comportamento e il funzionamento di alcuni compagni di viaggio, chierico e mago nello specifico, mi è risultato che alcune opzioni di costruzione del personaggio siano decisamente più versatili e potenti, mentre altre (per quanto messe a disposizione dallo sviluppatore stesso) risultino veramente complicate da far crescere e rendere efficaci. Chiaramente queste pecche si notano meno se state affrontando il gioco in compagnia di amici e con un gruppo ben costruito, ciò non cambia che è un peccato non veder giustamente premiati determinati approcci rispetto ad altri.
Come si chiude, dunque, questa prima parte di avventura? Con ottime speranze per il futuro: Larian Studios è sicuramente sulla strada giusta per questo Baldur’s Gate 3, incontrando le aspettative di centinaia di migliaia di giocatori e offrendo un titolo già divertente e appassionante nonostante l’accesso anticipato. C’è molto su cui lavorare per evitare di perdere l’onda del successo, specie per quanto riguarda il lato tecnico. Lo sviluppatore ha promesso numerosi e frequenti aggiornamenti nel corso dei prossimi mesi, con alcuni di essi che già stanno a piccoli passi rifinendo il prodotto. Se siete appassionati della serie, dei GDR elettronici o anche solo del buon vecchio D&D, vi consiglio di tenerlo d’occhio e farci ben più di un pensiero. E con questo, ha inizio la sessione più strana di sempre. Nella speranza che, in un futuro non troppo lontano, diventi la più bella mai giocata.