Tell Me Why Recensione – Oltre i ricordi

Versione Xbox One

Tell Me Why Recensione Xbox One | Sempre più spesso si parla di rappresentazione e integrazione di minoranze all’interno dei vari media. Non è un caso che i gruppi relativi all’esclusione sociale, soprattutto da qualche anno a questa parte, si stiano facendo sentire in vari show, serie tv e film. Ma non solo. Sta accadendo più spesso anche nei videogiochi. Questo non significa che in passato non ci fossero già cose che permettessero a tutti di sentirsi rappresentati grazie ad un personaggio in particolare. Ma possiamo affermare che solo negli ultimi 20 anni si stanno aggiungendo più protagonisti nel roster della differenziazione sociale. Ma chi riesce veramente a parlarne bene e chi, invece, finisce per non riuscire a raggiungere l’audience di riferimento? Abbiamo pochi ma buoni esempi per varie categorie e oggi vi parleremo di una in particolare, la T della comunità LGBTQ+. Nell’ultimo periodo si sono unite lettere, bandiere e colori a questa sigla che si sta evolvendo per non lasciare nessuno senza la rappresentazione che merita. E, una delle case di sviluppo che ha sempre abbracciato questo ambito è di certo DONTNOD. Sin da Life is Strange sta comunicando un nuovo tipo di messaggio. E, dopo 5 anni dal suo rilascio ufficiale, possiamo dire che sono stati raccolti parecchi frutti e il team ha fatto molta strada. Ora, dopo 2 titoli principali e due spin-off che seguono queste tematiche, siamo arrivati a Tell Me Why, esclusiva Microsoft per PC e Xbox One in uscita dal 27 agosto. Se in Life is Strange la scelta era tutta nostra e, quindi, si potevano benissimo saltare scene e relazioni omosessuali, in Tell Me Why si cambia approccio. Infatti, il titolo cerca di promuovere l’eguaglianza transgender, raccontando e facendoci giocare in prima persona con uno dei protagonisti. Un tema davvero caldo, persino in questi giorni. DONTNOD sarà riuscita a parlarne senza cadere nel banale?

Con un totale di 3 Capitoli, suddivisi settimanalmente dal 27 agosto al 10 settembre, Tell Me Why racconta la storia di due fratelli, Tyler e Alyson, e del loro viaggio alla scoperta della verità. Una verità dolorosa e nascosta tra ricordi di infanzia e bugie raccontate dagli abitanti della città in cui vivono, alcuni persino loro amici. Sebbene si sia parlato parecchio della scelta di mettere come protagonista e personaggio giocante anche un uomo trans, il tema principale della storia è un altro. Si avrà infatti la possibilità, tramite diversi momenti, di impersonare Alyson o Tyler, due gemelli che si ritrovano dopo ben 10 anni di allontanamento. A causa di un evento traumatico, i due vengono separati, per il loro bene. Alyson resta nella città di Delson Crossing mentre Tyler viene portato a Fireweed. In questo periodo i due crescono scrivendosi solo lettere, senza potersi mai vedere. Ma poi, per vendere la loro vecchia casa di infanzia, si riuniscono. Da qui partono gli eventi di Tell Me Why, che seguono i fratelli per qualche giorno durante la scelta se tenere o vendere la loro abitazione, mentre cercano di scoprire di più su un omicidio.

 

Tell Me Why non tenta di fare la predica su un tema così delicato come quello LGBTQ+. Ma anzi, lo abbraccia senza renderlo forzato per il contesto.

 

Seguiremo gli avvenimenti tramite i due punti di vista di Tyler e Alyson, decidendo quali azioni prenderanno durante i vari eventi e come queste si ripercuoteranno positivamente o negativamente sul loro rapporto e sulle relazioni con gli altri abitanti della città. Ci sarà un mistero da dover risolvere e, non dovendo aspettare molto tra il rilascio di un Capitolo e dell’altro, il ritmo per seguire la trama è molto più incalzante del solito. Ciò permette ai giocatori di riflettere su ciò che è accaduto e di concedere un modo per saperne subito di più, tramite la release settimanale. Ma, se la trama riflettesse solo sull’integrazione e l’educazione sul come comportarsi davanti ad una persona trangender, questo titolo servirebbe solo per fare un’enorme predica. Sebbene l’audacia di DONTNOD stia proprio nel raccontare storie che possano far sentire rappresentate anche le minoranze, il team cerca comunque di non cadere mai nel banale. Infatti, Tell Me Why non si basa unicamente su questo tema, ma ne abbraccia un altro principale. Riuscendo a non trascurare l’argomento LGBTQ+, il gioco si focalizza sulle relazioni tra i personaggi, proprio come accadeva in Life is Strange. Ed è proprio da qui che il gameplay prende spunto, sfruttando anche un lato più “spirituale” che riesce sempre ad affascinare le opere narrative della casa di sviluppo.

Tell Me Why

Ora, parliamo delle meccaniche di gioco e di come queste si siano evolute prendendo spunto proprio da Life is Strange. Se con Max avevamo la possibilità di tornare indietro nel tempo per cambiare approccio e imparare dai nostri errori, anche i fratelli Ronan hanno qualcosa da sfruttare a proprio vantaggio. Tramite il loro legame, infatti, riescono a comunicare grazie ad una Voce. Telepatia in pratica. Sebbene siano difficili da far riaffiorare, i “ricordi” di Tyler e Alyson servono a fare chiarezza riguardo una fitta trama di segreti e menzogne che nascondono la verità riguardo Mary-Ann, la loro madre. Lavorando insieme, i due riescono a rivivere alcuni frammenti della loro infanzia che non solo servono a strutturare il level design di una zona, ma che permettono di guardare anche nel passato. I ricordi però, come accade nella realtà, sono fragili e cambiano parecchio in base alla persona che li ha vissuti. Studiandone alcuni, si può scegliere a quale versione credere, se quella di Tyler o di Alyson, e questo modifica successivamente il loro rapporto, unendoli o separandoli. Oltre a questo piccolo “potere”, i due gemelli devono anche indagare sulla morte di Mary-Annavvenuta proprio prima che venissero separati dalla polizia di Delson Crossing. Ma cercare la verità non sempre li aiuterà ad avvicinarsi, anzi, molte volte servirà solo per farli soffrire ancora di più. Possiamo dirvi solo che, oltre ai cittadini, anche i nostri stessi protagonisti nascondono qualcosa.

 

Tramite i “ricordi” sarà possibile fare chiarezza sul passato di Alyson e Tyler. Ma non sempre questo li aiuterà…

 

Sicuramente, sia le meccaniche di gameplay che tutto il comparto tecnico hanno ricevuto una maggiore cura. Durante questi 5 anni DONTNOD è cresciuta riuscendo ad avere maggiore budget per vari tipi di tecnologie e, soprattutto, maggiori designer per migliorare l’esperienza interattiva. A livello di struttura, Tell Me Why si può definire come un cugino di Life is Strange, perché si tratta sempre di un titolo prettamente narrativo con scelte multiple, con un leggero tocco sovrannaturale, legato a temi propagandistici di integrazione e rappresentazione, e con i rapporti interpersonali come vero fulcro della trama. Ma dove si discosta dai precedenti titoli? Principalmente, a differenza della serie di Lis, nonostante anche qui siano presenti dei “poteri”, qui vengono maggiormente contestualizzati e resi quasi realistici. Perciò, rivivere alcuni momenti cercando di focalizzarsi su una determinata emozione scatenante non si allontana poi così tanto da ciò che noi, persone normali, facciamo quando proviamo a scavare nella nostra mente. L’unica differenza è che qui i ricordi prendono vita invece di essere visti come semplici cutscene e, quindi, a livello di game design e gameplay risultano più tangibili. Altra fondamentale differenza con Life is Strange è che in Tell Me Why, non è possibile scegliere l’orientamento sessuale dei protagonisti. Quindi, dove prima c’erano sia relazioni eterosessuali che omosessuali, qui il contesto cambia e non si può decidere di non giocare con il personaggio transgender. Se da una parte può sembrare una forzatura, va ricordato che questo titolo è stato creato proprio per promuovere l’integrazione della T non solo nell’ambito videoludico, ma di rappresentarla appieno per non lasciare nessuno da parte.

Tell Me Why

D’altra parte però Tell Me Why ha alcuni problemi tecnici che leniscono l’esperienza. Essendo un titolo narrativo, avere dei cali di frame non dovrebbe essere qualcosa di così frequente. Sono presenti anche vari pop-up e problemi con i modelli degli abiti dei personaggi, soprattutto durante le cutscene. C’è da ammettere però che le versioni che abbiamo potuto provare riceveranno una maggiore ottimizzazione nel rilascio ufficiale. Quindi, speriamo che queste problematiche siano meno presenti e incisive. Passando, invece, a parlare del comparto tecnico in generale, il miglioramento grafico dei modelli è visibile e finalmente stanno apparendo come più realistici e curati. Sfortunatamente non si può dire di tutto il contesto, dove varie erbacce sono ancora pixellate oppure alcune mesh degli abiti sono renderizzate meglio di altre. Ma, a livello di ambientazione e background, la cura nei dettagli che possiede DONTNOD dona sempre quel tocco in più che ora viene anche accentuato da un miglior movimento di camera e da una regia più matura. Anche le soundtrack principali sapranno regalare molte emozioni. Peccato però che quelle che ascolteremo saranno davvero poche. Forse questo piccolo particolare è causato anche dalla lunghezza della storia, troppo breve a nostro parere, velocizzata soprattutto alla fine per essere compressa in soli 3 Capitoli.

Tell Me Why

Non è facile trattare un tema del genere contestualizzandolo senza negativizzarlo. E DONTNOD, forte dei suoi altri titoli, è riuscita a non cedere nella tentazione di creare un gioco prettamente paternalistico che, anzi abbraccia il tema e lo tratta con sensibilità, senza abusarne troppo. Lasciando spazio alle relazioni interpersonali con gli altri abitanti della città e tra i gemelli, Tell Me Why schiva prontamente le varie minacce che lo avrebbero potuto stereotipizzare e arriva integro al traguardo. Nonostante qualche problema tecnico che può risultare frustrante a lungo andare, il titolo resta apprezzabile sotto vari punti di vista. È riuscito a non cadere nel tranello della predica sociale, ma garantisce una rappresentazione positiva e pura, sia dell’LGBTQ+ in generale sia di altre problematiche che sempre di più attanagliano i giovani ragazzi, come ad esempio gli attacchi di panico. In conclusione ci sentiamo di consigliare Tell Me Why non solo a chi si sente principalmente toccato da uno di questi temi, ma anche a chi magari sta cercando di conoscerli e studiarli maggiormente. Fortuna vuole che questo gioco non tratti sempre le stesse tematiche e anche chi non sta cercando di sensibilizzarsi sull’argomento, può comunque goderselo appieno. Ora non ci resta che attendere la prossima opera di DONTNOD che, a nostro parere, sta lottando nel modo giusto l’esclusione sociale, l’omofobia e ora anche la transfobia.

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