Crosscode Recensione Nintendo Switch | Sono davvero pochi i videogames capaci di catturare completamente l’attenzione dei giocatori e CrossCode rientra in questo insieme. Sviluppato da Radical Fish Games inizialmente per impact.js HTML5 nel 2011, nel 2015 a seguito di una campagna crowdfunding Indiegogo il progetto si è evoluto nel prodotto che abbiamno oggi. Originalmente lanciato su Steam nel 2018, CrossCode negli anni ha guadagnato notorietà e adesso è arrivato finalmente anche su console. Tra le versioni PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch, noi di VMAG abbiamo provato quest’ultima. Il gioco è disponibile digitalmente a partire dal 9 luglio 2020 nei rispettivi stores. Dalla stessa data è possibile preordinare una copia fisica, attesa per il 28 agosto 2020. Senza ulteriori indugi, addentriamoci nel mondo di CrossWorlds in modo da giustificare il voto che probabilmente molti di voi hanno già visualizzato in calce all’articolo.
Prima di parlare del porting per Nintendo Switch, andrebbe spiegata in breve l’essenza dell’opera. CrossCode è ambientato nel Massive Multiplayer Online fittizio di nome CrossWorlds. I fan di .hack e Sword Art Online probabilmente immaginano già cosa segue, tuttavia c’è un twist. Il mondo di gioco è reale. L’intero MMO si svolge sul satellite di Shadoon, arrangiato dagli esseri umani per offrire l’esperienza videoludica definitiva. Siamo chiaramente in un futuro molto lontano, dove ormai il nostro amato media ha sorpassato i confini del mondo vitruale. Il “gioco nel gioco” si svolge in un’area delimitata chiamata The Playground, soprannominato dai giocatori “Croissant” per via della forma. Gli utenti si manifestano tramite Avatars composti da Instant Matter, una sostanza con una massa molto bassa, capace di essere trasportata e riprodotta facilmente dal sistema. Si nota fin dai primi minuti di gioco la quasi maniacale cura per i dettagli dello studio tedesco, sia sul livello del worldbuilding sia per quanto riguarda l’ambiente in parallasse e le espressioni dei mezzibusti in 2D nelle cutscenes. Anche se non c’è un vero e proprio branching nello storytelling, la semplicità della struttura narativa è rotta da altri elementi. A seconda delle nostre azioni, alcune linee di testo cambieranno per coincidere con queste. Flavor text, certamente, tuttavia aggiunge profondità all’immersione, ampliata anche da comicità a sfondo videoludico. A volte ci si dimentica di star giocando ad un videogame single-player per via dei dialoghi metanarrativi e ambiente dinamico.
Evito di parlare nel dettaglio della storia del titolo per non rovinare le sorprese, che a mio avviso sono il fulcro dell’esperienza. La trama revolve intorno a Lea, una ragazza che ha perso la memoria, incapace di parlare per via di alcuni problemi di sincronizzazione del proprio Avatar. Molto comicamente, il suo vocabolario è limitato, rendendo le sue esperessioni facciali indicatori del suo stato psicofisico. Aiutata dal programmatore Sergey, decide di seguire la quest principale di CrossWorlds, The Track of the Ancients, nella speranza di recuperare ricordi. A quanto pare, infatti, il titolo fittizio è collegato alla sua amnesia. Nel tragitto incontriamo comici personaggi giocanti, suddivisi in 5 classi, che ci accompagnano fino alla fine. Beh, in teoria sono NPC in CrossCode, per comodità di esposizione possiamo tuttavia considerarli giocatori. Spiccano l’energetica e competitiva Emilie (Emilienator), il veterano Lukas (Schneider) e il colto mago Toby (C’tron). La lore del mondo, sia CrossCode che CrossWorlds, è molto ampia, rappresentando una componente ghiotta per i fan di giochi di ruolo più accaniti. L’obiettivo è semplice: i Seekers, denominazione in-game dei fruitori, devono percorrere le tappe di un rito basato su un sitema di tecnologia perduta lasciato dalla razza aliena originaria del pianeta. I concorrenti sono sottoposti a sfide di difficoltà ascendente che possono essere superate grazie ai quattro elementi ottenibili tramite i corrispettivi templi: fuoco, ghiaccio, elettricità e onde. Imprevisti e colpi di scena non mancano, e alcuni sono davvero inattesi.
“Intendo che questo non sarebbe CrossWorlds senza percorsi ad ostacoli improbabili.” – Lukas
Bene, ed adesso veniamo alla parte succosa: il gameplay. La maggior parte del tempo in CrossCode ci troviamo ad esplorare la mappa di The Playground. Numerosi puzzle ambientali e segmenti di parkour sono mimetizzati nel davvero ben realizzato mondo in parallasse definito dall’estetica in 16 bit. Gli enigmi si basano su percorsi ad ostacoli e sui Virtual Ricochet Projectiles (VRP), utile strumento a nostra disposizione. Nonostante il nome complesso, in realtà si tratta di semplici sfere lanciate con l’ausilio dello stick destro, capaci di rimbalzare sui muri con varie angolazioni. Questo apre numerose possibilità in combattimento e spinge a pensare lateralmente per risolvere alcune sfide. Il tutto si complica man mano che andiamo avanti, ottenendo diverse proprietà elementali che interagendo con l’ambiente, cambiano l’effetto dei proiettili. Oltre alle aree aperte, sono presenti dungeon istanziati contenenti un alto numero di indovinelli, che sfruttano principalmente queste interazioni ambientali. Nello specifico i Templi, sulla falsariga dei primi The Legend of Zelda, costituiscono un terreno d’apprendimento dell’elemento di turno appena ottenuto. Benché sia un approccio corretto al game design, l’unica critica che si può muovere è che alcune delle molte prove affrontate risultano frustrani o ripetitive. Va specificato però che si possono risolvere tutte con relativa attenzione e magari qualche tentativo. Se questo non vi spaventa, vi aspettano comunque molte occasioni per allenare il problem solving nelle più di 30 ore di gioco.
I combattimenti in CrossCode sono la ciliegina sulla torta. La classe della protagonista Lea, Spheromancer, è il “jack of all trades” in CrossWorlds. Offre molta varietà agli utenti, permettendo di utilizzare sia attacchi melee che a lungo raggio con tutti e quattro gli elementi. Sfruttare debolezze e resistenze elementari risulta essere la chiave per vincere gli incontri con i vari nemici. Molti di questi hanno un modo specifico per essere sconfitti, non necessariamente relativo allo spam di tasti. Le sfide non sono sempre facili e richedono attenzione o tattica per essere completate. Non c’è molto grinding, per salire di livello servono solo mille punti esperienza ottenibili combattendo o tramite quest. L’ammontare acquisito dipende dal livello corrente, rendendo inutile il farming in zone di basso livello. O meglio, è possibile se si possiede la voglia di sconfiggere migliaia di mobs per salire di un solo livello. Le boss fights sono ben strutturate, venendo percepite come un esame per testare la conoscenza e l’abilità dei fruitori. Sono possibili da completare anche da sottolivellati, ma non lo consigliamo, fidatevi. Ci sono alcuni limiti tecnici dovuti alla natura dell’hardware, ma una volta fatta l’abitudine non costituiscono un ostacolo. Il gioco, grazie a numerosi sliders per la difficoltà, risulta accessibile a tutti, e fruire dell’esperienza standard costituisce un livello di sfida bilanciato. Alcune volte sono richiesti più tentativi, ma nulla è sadisticamente impossibile. Se non si è ancora capito, ho odiato le falene laser.
“Mi divertirò a lanciare gelati a queste falene laser e guardarle SOFFRIRE!” – Emilie
Per quanto riguarda il porting per Nintendo Switch, CrossCode sembra essere nel suo habitat naturale. Come accennato in precedenza, però, c’è qualche problema. La mappatura dei controlli è stata traslata da mouse e tastiera in maniera impeccabile, tranne che per qualche ovvio limite hardware che tuttavia non influisce negativamente sull’esperienza. Mirare con l’analogico destro può risultare complesso e non accurato inizialmente, ma dopo qualche ora di gioco ci si fa l’abitudine. Sicuramente è più macchinoso rispetto alla versione originale, ma molto presto vi chiederete come avete fatto a vivere senza. Un’altra piccola pecca è il sistema per cambiare affinità elementare tramite il Pad direzionale, che nei combattimenti più frenetici può portare a gravi errori mentre si solleva il dito dall’analogico sinistro, assegnato al movimento. Il grosso dei problemi relativi al salto sulla console portatile Nintendo tuttavia, dipende da lag e crash nei menu principali di gioco. Ogni volta che tramite il tasto Meno accediamo a queste schermate, infatti, c’è qualche secondo di ritardo nell’input per accedere alle sottocategorie, questo a volte porta ad un crash del gioco. Fortunatamente il salvataggio automatico che si affianca a quello manuale viene in nostro soccorso. Durante il mio playthrough, è successo solo tre o quattro volte, e non ho mai perso grossi progressi di gioco. Il framerate è principalmente stabile, gli unici cali si verificano in aree con molti effetti grafici in aggiunta a numerosi nemici a schermo, come la nube di sabbia nell’area deserta. Non rappresenta un grosso ostacolo all’esperienza, siccome sono per lo più brevi e quasi impercettibili.
CrossCode è un divertente ed originale Action RPG adatto soprattutto a chi cerca un giusto bilanciamento tra narrativa e gameplay in un titolo single-player. Il porting permette di espandere il bacino d’utenza e su Nintendo Switch si trova a suo agio, circondato da altri ottimi giochi di ruolo. L’esperienza offerta regala ai giocatori memorabili ore di gameplay, che con l’avvicinarsi del periodo di ferie o post-esami, è sicuramente qualcosa di gradito. Soprattutto se si può portare dietro. Si ricorda che CrossCode è disponibile per PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch in formato digitale a partire dal 9 luglio. E con questo, torno in The Croissant.