The Outer Worlds Recensione Nintendo Switch | Quando pensiamo al futuro, alcune volte ci viene in mente lo spazio, “l’ultima frontiera” prima dell’immensità, quella cosa che ci ricorda quanto siamo piccoli, rispetto alla grandezza del cosmo. Fin dalle origini, abbiamo sempre guardato in alto verso il cielo, ipotizzando cosa ci fosse oltre quel confortante blu contornato dalle nuvole. Tantissimi sono stati gli individui a fare ipotesi, dalle più semplici alle più curiose, arrivando a dare alla luce teorie di ogni genere. Solo grazie alla scienza siamo riusciti a scoprire la verità, quando vennero poste le basi dell’astronomia e si ebbe modo di studiare prima il sistema solare, poi tutte le altre stelle della Via Lattea, e degli altri angoli dell’universo. Da allora, abbiamo fatto tantissimi passi avanti, arrivando a qualche settimana fa, quando abbiamo assistito, per la prima volta nella storia umana, al primo lancio in orbita gestito da un’azienda commerciale.
Cosa ci ha sospinto fino a questo punto? Sicuramente, una risposta corretta è il nostro spirito, l’anima fondante della nostra razza che si basa sulla curiosità, sulla voglia di sfide, nuovi orizzonti e la ricerca di risposte. Si tratta dello stesso motivo che ci ha spinto ad esplorare e far nostro il pianeta dove viviamo, arrivando a colonizzarlo quasi nella sua totalità. Adesso, ci affacciamo ancora verso l’ignoto, incoraggiati anche dalla passione per lo spazio che possiamo vedere riflessa in moltissime opere culturali: da libri a film, a canzoni… arrivando anche ai videogame. Uno degli RPG più recenti di successo che ha affrontato un setting di questo tipo è The Outer Worlds della grande Obsidian, la stessa casa dietro a Fallout: New Vegas e tantissimi altri titoli… cosmici. Recentemente, dopo aver vinto il prestigioso Premio Nebula, il gioco ha ricevuto un porting su Nintendo Switch, e abbiamo avuto la possibilità di provarlo. Ecco la nostra recensione. Indossate la vostra tuta e preparatevi al decollo!
In The Outer Worlds impersoneremo un colono ibernato in una nave spaziale chiamata Speranza, in avaria e in orbita attorno a Terra-2. Si tratta di un satellite mediamente abitabile, occupato da varie megacorporazioni che ne stanno sfruttando le risorse per le loro attività commerciali. A dare inizio alla nostra storia è il professore Phineas Vernon Welles, un ribelle ricercato dalla Soluzioni Spaziali, una delle società prominenti del pianeta. Pare che l’incidente della nostra nave sia stato messo a tacere e nessuno sappia della sorte dei suoi occupanti. In verità, la maggior parte di loro sono ancora in vita, ibernati in delle capsule apposite. Una di queste, quella che conterrà il nostro corpo, verrà attivata da Phineas, che in una intro spettacolare ci darà una rapida spiegazione ai limiti dell’assurdo prima di lanciarci sul corpo celeste in questione.
Lì dovremmo incontrare un capitano mercenario locale che, offrendoci un passaggio sulla sua astronave, ci porterebbe verso la salvezza. Se non fosse che il proprietario di quella nave non sia davvero una cima; finendo per essere schiacciato dalla nostra capsula in fase di atterraggio. Ancora sofferenti per il risveglio dall’ipersonno e disorientati, muoveremo i primi passi in questo mondo alieno, arrivando infine a bordo dell’Inaffidabile, la navetta del defunto mercenario. Qui incontreremo ADA, un’intelligenza artificiale malfunzionante che ci riconoscerà come il nuovo proprietario della nave e ci istruirà per assisterla nella sua riparazione. Con un nuovo obiettivo da perseguire, verremo lasciati liberi di esplorare liberamente il mondo, mentre incontreremo tantissimi luoghi e persone interessanti alla ricerca dei componenti per la riparazione della nave.
La realtà di The Outer Worlds solleverà presto degli interrogativi in noi: essendo reduci da un viaggio interstellare molto lungo e da un’ibernazione estremamente complessa, il nostro personaggio non ricorderà molto degli avvenimenti passati, finendo per fare la figura di un “pesce fuor d’acqua” agli occhi degli occupanti del luogo. Dopotutto, molte cose sono cambiate da quando abbiamo lasciato il nostro pianeta natale: l’umanità ha subito una forte espansione e tanti sviluppi alternativi. Adesso, infatti, non esistono più enti governativi veri e propri: l’universo è spartito da tante megacorporazioni diverse, ciascuna con i suoi impiegati. Il globo su cui siamo capitati è prevalentemente occupato da Soluzioni Spaziali, che nella regione dove precipiteremo si occupa principalmente della produzione di saltonno, una sinistra soluzione alimentare industriale. La situazione non è delle migliori, in questo angolo di Terra-2, ce ne renderemo conto molto velocemente trascorrendo le giornate esplorandolo l’ambiente nei dintorni.
In The Outer Worlds non saranno solo abilità o caratteristiche a definire il nostro personaggio: ciò che lo farà maggiormente saranno le nostre decisioni e le situazioni di gioco.
La cittadina ove si trova l’impianto di inscatolamento del saltonno è un luogo sporco e malsano, e l’intera cittadina è vittima di un’epidemia molto aggressiva simil-influenzale. La politica aziendale dei padroni del luogo si basa su una distribuzione delle medicine basata sul grado di importanza e di produttività dell’impiegato: di conseguenza, non tutti gli infetti ricevono le giuste cure, finendo per venir relegati al lazzaretto della città. In questo contesto, verremo spinti ad una prima scelta etica, che contribuirà a definire il nostro personaggio. Infatti, il componente centrale necessario per la riparazione della nostra astronave è un nodo energetico molto diffuso in scala galattica, ma purtroppo molto raro in un pianeta di frontiera come questo. Spinti dai consigli di ADA finiremo per avere a che fare con Reed Tobson, il supervisore locale nonché maggior rappresentante della società in questione, che ci incaricherà di rubare il componente da un gruppo di disertori locali. In questo senso comincerà la grossa serie di interrogativi e questioni etiche che ci spingerà a riflettere seriamente circa il nostro percorso all’interno del titolo.
In The Outer Worlds avremo la possibilità di perseguire missioni principali e secondarie, in modo da ottenere delle ricompense e approfondire maggiormente la trama del gioco, in un contesto che da semplici missioni di esplorazione o combattimento ci porterà ad incarichi delicati e in grado di essere approcciati in maniere uniche e diverse dal convenzionale. Tuttavia, durante il corso della nostra esperienza potrebbero capitare alcuni piccoli… incidenti di percorso. Così inizierà il nostro viaggio per il sistema, esplorando i pianeti e scoprendo i loro segreti, finiremo per incontrare NPC di ogni tipo approfondendo ora dopo ora la nostra esperienza di gioco. All’interno del titolo giocheremo in prima persona controllando direttamente il nostro personaggio e, attraverso degli ordini, eventuali accompagnatori. Avremo la possibilità di adoperare armi corpo a corpo o da fuoco, di diverso tipo, con attributi ed effetti differenti. Che siate degli amanti delle pistole, dei fucili da assalto o dei combattenti armati di spada, il prodotto gode davvero di un buon catalogo quando parliamo di strumenti offensivi. Oltre a questi oggetti, avremo anche la facoltà di scegliere delle armature, più o meno pesanti e con effetti diversi, avendo così modo di creare il mix perfetto per il nostro personaggio. Sarà possibile modificare l’equipaggiamento dotando le nostre armi di accessori e le nostre armature di gadget per potenziarne la forza o garantire loro effetti esclusivi. In The Outer Worlds, la moneta principale saranno i Bit, una criptovaluta basata su cartucce attraverso la quale potremo vendere ed acquistare tutto il necessario per la nostra esperienza.
Graficamente, The Outer Worlds si presenta con uno stile molto peculiare, sia in termini visivi che artistici: la grafica è pulita e caratteristica, benché, per ovvi motivi, non spicchi particolarmente sulla Nintendo Switch. La cosa più importante da apprezzare in questo senso non è tanto il lato tecnico, ma piuttosto quello artistico del comparto audiovisivo. Lo stile unico che mischia i classici anni ’50 con feels spaziali e futuribili è decisamente il pezzo forte dell’intera esperienza, che prende piede in un contesto unico e profondo. I personaggi sono tutti molto dettagliati, sia fisicamente che caratterialmente, e il loro stile è qualcosa che si fa notare in senso positivo. Man mano che giocheremo, avremo modo, attraverso il dialogo con i protagonisti, di scoprire cosa si cela realmente dietro agli avvenimenti della storia e potremo comprendere qualcosa in più del retroscena del titolo. Menzione speciale al comparto musicale davvero ricco e atmosferico che contribuisce a dare valore e significato all’intera esperienza.
Le imperfezioni tecniche e qualche piccolo bug saranno facilmente perdonabili in favore di una narrativa, profonda e gradevole, e un mondo aperto davvero interessante e ricco di opportunità per un buon gioco.
In conclusione, siamo sicuri che il titolo vedrà i piccoli bug corretti, visto l’amore e la passione con cui Obsidian ha dato vita ad un capolavoro di questo calibro, già premiato in molte occasioni, come vi avevamo parlato anche in occasione della recensione precedente su The Outer Worlds. Vi ringraziamo come sempre per l’attenzione, augurandovi buon divertimento con quest’opera anche nella sua versione per la console di casa Nintendo.