Shantae and the Seven Sirens Recensione PS4 | In seguito al debutto avvenuto l’anno scorso su Apple Arcade, WayForward ha infine portato l’ultima avventura della sua famosa metà-genio anche su console e PC. Quinta iterazione della serie, Shantae and the Seven Sirens cerca di abbracciare maggiormente la sua natura da metroidvania, proponendo al giocatore un’esperienza più votata all’esplorazione e al backtracking grazie ad una mappa dalla struttura intricata, elemento principale di molti esponenti del genere. Non mancano alcune piccole novità interessanti all’interno delle meccaniche di gioco e della progressione della narrazione, quest’ultima più immersiva grazie ad un’aggiunta sicuramente apprezzabile. Andiamo, quindi, ad analizzare il tutto più nel dettaglio.
L’avventura di Shantae questa volta si svolge in una misteriosa isola tropicale, dove sarà accompagnata da vecchie conoscenze avendo anche occasione di fare incontri nuovi e interessanti. In questo senso la trama, benché non si ponga comunque grandi obiettivi, cerca di approfondire il contesto narrativo della serie con la presenza di altre metà-genio dai poteri unici. Senza contare il bellissimo filmato d’apertura realizzato da nientemeno che lo Studio Trigger. Inoltre, ad immergere maggiormente il fruitore all’interno del gioco intervengono delle cutscene che, seppur brevi, sono ben realizzate e riescono a scandire i momenti chiave della storia con animazioni e un doppiaggio gradevoli. Peccato, invece, per una traduzione italiana pessima, che non rende giustizia a dei dialoghi piacevoli e spesso ricchi di umorismo.
Shantae and the Seven Sirens ha un map design che, seppur non particolarmente complesso, stimola l’esplorazione e il backtracking.
Come già accennato in apertura, questo quinto episodio della serie preme molto sulla sua anima da metroidvania, e il level design è infatti pensato proprio per questo scopo. La mappa in realtà non è particolarmente complessa o intricata, eppure il tutto funziona e stimola il backtracking, anche se da questo punto di vista sono da sottolineare un paio di sbavature. A causa di caricamenti tra le varie ambientazioni leggermente troppo lunghi, potrebbe infatti risultare fastidioso per molti passare spesso da un luogo ad un altro. Inoltre, si sente molto la mancanza di puntine o segnalini da inserire sulla mappa. In caso di sfide o segreti ancora inaccessibili per il giocatore in occasione di una prima esplorazione, la loro assenza non permette di indicare a dovere i punti di interesse in cui tornare in un secondo momento, costringendo, in caso si desideri completare il titolo in tutte le sue sfumature, a perlustrazioni successive meno mirate e più casuali.
La progettazione delle aree resta in ogni caso ben realizzata, tanto quella della mappa principale quanto quella dei dungeon. In questi è possibile trovare meccaniche e idee più originali che contribuiscono a donare una varietà di situazioni che forse manca un po’ nel resto del gioco. Si poteva osare di più, infatti, sulle abilità metamorfiche di Shantae, sfruttandole in occasioni maggiormente diverse e singolari. Tuttavia l’utilizzo delle trasformazioni da parte della protagonista hanno subito un interessante cambiamento rispetto al predecessore, che le rende molto più dinamiche e contribuisce, quindi, a donare al gameplay ancor più velocità e fluidità. Muoversi nei panni della protagonista, attaccare i nemici con la sua classica frustata di capelli e mutare rapidamente la propria forma quando necessario è sempre divertente e consente all’esperienza di non apparire mai tediosa. Ciò che manca è quel pizzico di sfida che avrebbe reso ancora più soddisfacente sia l’azione che il platforming. Al contrario, invece, il gioco è sempre molto facile per tutta la sua durata e anche i boss di fine labirinto non rappresentano mai un’ardua prova.
Tra le novità di questo capitolo troviamo delle carte speciali che donano bonus utili sia in combattimento che nell’esplorazione.
Shantae and the Seven Sirens introduce anche alcune novità riguardanti i poteri della protagonista. La sua danza può ora scatenare effetti particolari che coinvolgono un’intera stanza e si rivelano utili sia per aprire passaggi bloccati che per scovare segreti nascosti, come denaro o collezionabili. Alcuni di questi possono essere scambiati per delle carte speciali, ovvero un altro degli elementi inediti di questo capitolo. Queste carte, che si collezionano anche e soprattutto sconfiggendo i nemici, donano alla metà-genio dei bonus passivi che la possono aiutare sia in combattimento che nell’esplorazione. Un’aggiunta gradevole che riesce bene ad inserirsi all’interno delle altre meccaniche, senza influenzarle in modo esagerato.
Artisticamente, così come Half-Genie Hero, il titolo è sempre bello da vedere, con un ottimo character design e delle valide animazioni. Nonostante i fondali e altri elementi cambino da luogo a luogo, si avverte però un senso di ripetitività degli ambienti dal punto di vista estetico, forse a causa di asset troppo riutilizzati. A rendere uniche le ambientazioni interviene comunque la colonna sonora, che ci accompagna nella perlustrazione delle aree con tracce sempre orecchiabili e a volte spassose.