Quando si parla di giochi di sopravvivenza, ambientati su territori alieni, sono tanti, anzi tantissimi i titoli che potrebbero giungere in mente, ma la sfida del riuscire a farsi un nome e spiccare è sicuramente un grande proposito che Population Zero ha deciso di conquistare. Si tratta di un gioco open-world MMO sviluppato da Enplex Games LLC che si trova attualmente in early access su Steam e con una data già fissa per la release ufficiale della versione finale. Al suo interno i giocatori saranno chiamati a doversi ambientare e a resistere alle varie intemperie che un pianeta alieno può offrire, come specie animali ostili e feroci, piante velenose sconosciute, agenti atmosferici estremi e peggio ancora: la crudeltà degli altri esseri umani.
Alle porte di un mondo inesplorato
Cominciamo subito con una dovuta premessa: trattandosi di una versione ad accesso anticipato non bisogna avere le aspettative troppo alte, in quanto l’intero software è ancora in fase di rodaggio: un classico labor limae che, col feedback degli utenti, porterà a progressi ulteriori e successivi alla stesura di questa anteprima. Per quanto riguarda il primo impatto che si ha con l’opera, è innegabile dire che l’occhio vuole la sua parte: l’estetica è piuttosto ben curata e lo stile artistico con cui viene narrata la trama di base aiuta a stuzzicare l’interesse del giocatore. A livello di impostazioni si potranno regolare tutte le preferenze, tra grafica e audio, nonché qualcuna dedicata al lato social di Steam.
Si potranno notare diverse modalità con cui poter affrontare il titolo tra cui PvP e PvE, ma all’inizio sarà solo quest’ultima a poter essere pienamente esplorata, poiché la più “facile” e esplicativa. Si inizierà con un doveroso tutorial ove viene spiegato che, a causa di un guasto di una nave spaziale, alcuni coloni umani sono caduti su un pianeta ostile e sono destinati a perire in una settimana. Verranno, inoltre, illustrate le basi del gameplay, quindi la necessità di doversi equipaggiare con degli strumenti per raccogliere risorse con cui sbloccare ricette di vario tipo in un classico sistema di Crafting. Fame, sete e salute e contaminazione saranno le quattro barre da tenere costantemente sott’occhio, così come l’ambiente circostante che potrà offrire possibilità e rischi. Andando avanti, potenziando il proprio account, si otterrà l’accesso a tutte le altre opzioni tra cui quella hardcore, ovviamente riservata per i veterani.
L’ A B C della sopravvivenza
Ma quindi qual’è l’obiettivo del giocatore oltre a quello di sopravvivere? Progredire all’interno dell’albero delle tecnologie e acquisire nuovi perks, ovvero alcune abilità che potranno fornire bonus di vario tipo per rendere la vita più facile. Per scoprire nuove creazioni sarà necessario spendere dei punti ricerca, ottenibili semplicemente esplorando il mondo e scoprendo elementi sconosciuti come nemici, frutti, minerali o materiali di qualsivoglia tipo. Viene da sé, quindi, che l’esplorazione è fortemente consigliata per poter progredire e diventare sempre più competenti in quel che si vuole fare. Ovviamente però, girando per un pianeta come quello di Kepler ci si imbatterà sicuramente nella fauna locale, talvolta innocua, talvolta mortale. Non sono poche le creature che si potranno trovare nei vari ambienti, ognuna con le proprie caratteristiche, punti di forza e di debolezza.
Combattere è semplice ma non banale, in quanto si potrà sparare certo, ma anche usare armi melee con tanto di possibilità di parare e di schivare con la giusta selezione di tasti. Ovviamente, senza il dovuto equipaggiamento è fortemente sconsigliato provare a fare i cacciatori, e alcune bestie non saranno conquistabili se non nelle fasi più avanzate. Come la storia insegna però, l’unione fa sempre la forza, e avere qualche amico o alleato dalla nostra ci permetterà sicuramente di poter suddividere compiti e di costruire più efficacemente. Come avrete potuto intuire anche solo pensando al genere, l’edificazioni di basi operative è una feature presente all’interno del titolo. Già da ora, si possono realizzare fortini con una buona dose di personalizzazione ove potersi armare, coltivare e prepararsi. E se si morisse? Alcuni oggetti avranno possibilità fissa di sparire, altri sono fortunatamente vincolati all’account e perdureranno in ogni caso, sebbene ciò dipenda anche dalla modalità giocata.
Una settimana per salvare l’umanità
Per ora abbiamo descritto meccaniche che, bene o male, sono presenti in tutti i giochi di questo tipo. C’è forse qualcosa di nuovo? Sì, dal momento della nostra iscrizione, e conseguente login all’interno del mondo, partirà un timer fisso di 168 ore (7 giorni) entro le quali si dovranno svolgere determinate missioni dai PNG, per salvarsi in una capsula criogenica e scampare da morte certa. I server online si resetteranno settimanalmente così da poter permettere diversi cicli in una periodica corsa contro il tempo, in cui potremo allearci o ostacolare altri giocatori che potrebbero bramare le nostre stesse risorse o conquiste. Morendo allo scadere del timer la partita non finirà, ma diventeremo una entità denominata “Void”, ovvero un essere nato dal “vuoto” che potrà girare liberamente per poter scovare e uccidere altri personaggi umani di un altro ciclo. Un loop, per così dire, ove giorno dopo giorno diventerà sempre più pericoloso e mortale, obbligando i vari player a giocare con consapevolezza e con l’esperienza aggiunta da ogni fine settimana.
Arrivando alle conclusioni, Population Zero ha sicuramente le carte in regola per poter diventare un ottimo gioco del suo genere, e può ancora far uso dei feedback degli utenti per arrivare al meglio alla sua release ufficiale, 6 maggio 2020, sistemando eventuali bug o feature. Come annunciato in partenza però, la sfida non è realizzare un ottimo prodotto, ma è quella di differenziarlo in modo eterogeneo da tutti gli altri. È inevitabile che giocando si trovino somiglianze a classici come Rust, No Man’s Sky o anche Fallout 76 per via delle meccaniche condivise. La cosa ideale sarebbe quella di spingere su tutto quello che tali prodotti non offrono: l’idea di suddividere in settimane i cicli di vita del mondo può portare a delle diramazioni originali, che potrebbero portare l’esperienza a virare in una direzione innovativa.