Frozen – Il grande problema dietro i film

Ma noi continuiamo a cantare comunque "Let it Go".

Frozen. Che film fantastico. Nel 2013 ha fatto così tanto successo che nemmeno sapevamo come potesse esserci riuscito. Insomma, la storia è quel che è, e i personaggi sono bidimensionali e stereotipati al massimo. Ma allora cosa ha portato la gente adulta a fare cosplay, cover e adorare la serie così tanto da “obbligare” la Disney a farne un seguito? Beh, ovviamente la principale fonte di intrattenimento che la casa di Topolino ha sempre in ogni sua singola opera (e no, non parliamo della morale): i musical! Ve lo ricordate il primo Frozen? Era canzone dopo canzone, i personaggi nemmeno si parlavano senza l’ausilio dell’accompagnamento musicale di un piano o violino che sia.


Cosa ha permesso a Frozen di avere successo? E cosa resta di Frozen dopo averlo visto? Se queste sono le domande che vi assalgono la notte, tranquilli, siete nel posto giusto per avere una risposta. Risposta data da una come me che, nonostante tutti i problemi che abbiano entrambi i film, li adora tutt’oggi. Continuo a cantare le canzoncine appena sento le prime note, a commuovermi per qualsiasi cosa venga detta sui genitori di Elsa e Anna e a ridere per le bizzarre interazioni tra Sven e Kristoff. Ma cosa mi ha portato a questo stadio ambiguo e curioso? Se anche voi siete tormentati, seguitemi in questo articolo sui problemi di Frozen e di come continuiamo a cantare “Let it Go” nonostante tutto.

 

Attenzione! Ovviamente ci saranno spoiler per entrambi i film, continuate solo se li avete visti.

Cosa ha permesso a Frozen di avere successo?

 

Cosa vi ricordate maggiormente di Frozen? I colori sgargianti del primo, la natura pura e viva del secondo, Olaf in tutte le sue apparizioni più strambe… (potrei continuare). Ma no, non sono i colori o l’architettura norvegese di metà ‘800 o il fatto che Disney debba sempre metterci dei castelli a tema fantasy in ogni sua pellicola. Anche se tutti questi elementi servono comunque a rafforzare quello che dirò tra poco. No, la cosa che permette di ricordare questo film sono in realtà due capisaldi della tradizione disneyana. Il topo americano stringe la mano di Sailor Moon, e delle maghette nipponiche in generale, per regalare un’unione perfetta e piacere ad un pubblico di bambine sempre maggiore. Quindi, per tornare al discorso di prima, i due pilastri sono: musical e magia.

Non pensiate che siano sciocche e risapute come cose. Pensate, invece, al fatto che sono così sciocche e risapute che nemmeno ci facciamo più caso se sono le uniche a trainare la storia. Disney ha sempre aggiunto questi due fattori nei propri film. I musical perché “serve qualcosa da far entrare nella mente del target”. La magia perché “va messa per forza, altrimenti non è Disney”. Facile no? Unite questi due elementi con la nuova amicizia tra Topolino e Bunny per avere il mix perfetto, capace di farti dimenticare persino i buchi di trama del primo Frozen, pensate un po’!

 

Il problema dei buchi di trama

 

Parliamo adesso dei problemi di fondo che entrambe le pellicole di Frozen hanno ed analizziamone alcuni. Il primo film era una maratona di canzoni che velocizzavano il tutto, limitando una storia che, se spiegata meglio, avrebbe potuto avere più senso. Invece, servono le teorie e le idee aggiuntive dei fan per far quadrare meglio gli eventi. Non parliamo poi dei tagli atroci che entrambe le pellicole hanno dovuto ricevere. Mi sono meravigliata soprattutto per il secondo capitolo: Frozen 2. Insomma, ci credete che tutti i buchi di trama erano in realtà spiegati tramite canzoni e scene poi rimosse?

Pensate allo scialle della madre di Elsa e Anna. Non è che un giorno si sono svegliate, lo hanno ritrovato e hanno deciso di portarselo in giro per la foresta. Certo che no! In una scena tagliata loro entravano in una camera segreta del castello e trovavano lo scialle, un libro sugli studi della magia di Elsa e vari riferimenti. Il tomo in questione era un’approfondita ricerca scritta dai due genitori, non solo con la lingua di Arendelle ma anche con una diversa, che implicava qualche legame tra la loro mamma ed il popolo che avrebbero incontrato successivamente. Inoltre, che vi dico a fare, si scopriva anche che i guanti di Elsa non erano di un materiale normale, ma erano veramente fatti apposta per lei. Qui tocchiamo solo la punta dell’iceberg.

Ci sono numerose parti cancellate per dare spazio ad altre senza senso. Come, ad esempio, la canzone di Anna intitolata “Home” che serviva come input per il finale del film dove lei diventa la regina. In questa parte si capiva quanto lei tenesse al suo popolo ed al castello. Qualcosa che, quando lei teme la rottura della diga, non viene spiegato al meglio senza questa implicazione. Inoltre, la canzone serviva anche per differenziare i due caratteri delle sorelle e per far capire maggiormente il motivo della loro divisione a fine pellicola. Infatti, “Into the Unknown” di Elsa si contrapponeva a “Home” di Anna proprio per mostrare la loro diversità.

Ci sarebbe da parlare poi anche di Kristoff e della sua confessione con Anna, che è stata tolta per non rendere troppo pesante l’intera visione del film, perché ricordiamo che Frozen lo vedono anche i bambini. Restando su questo filone, anche la dipartita di Elsa e la distruzione di Arendelle erano davvero nei piani del team, ma poi sono stati riaggiustati per avere un finale più positivo e meno crudo. Tutti gli elementi elencati dimostrano come varie scene non siano riuscite ad attrarre quanto avrebbero potuto, a causa proprio dei tagli.

Questo, però, si trasforma in un grande problema che va a lenire la trama, la caratterizzazione del personaggio e la sua evoluzione durante i due film. Persino Olaf era diventato più maturo e temeva di restare solo e, ancora peggio, la morte. Un tema davvero interessante, soprattutto se espresso dall’amico di tutti i bambini che amano Frozen, ma sfortunatamente non lo abbiamo potuto vedere (un’altra scena tagliata). Ora, non prendetemi per sadica, ma la psicologia dietro questo buffo pupazzo di neve, ormai cresciuto, sarebbe diventato uno spunto di riflessione fuori dai canoni.

 

Cosa resta di Frozen dopo averlo visto?

 

Qui torniamo al mio discorso iniziale. Quel che resta di Frozen sono i vestiti sfavillanti di Elsa e le canzoni. Vi ricordate, appena uscito il film, su Youtube era pieno di cover e cosplay soprattutto di “Let it Go” e dell’abito della Regina di ghiaccio. Questo perché, a livello di trama o di morale, soprattutto nel primo film, Anna aveva praticamente fatto tutto da sola: aveva fatto scappare la sorella, l’aveva cercata, si era ammalata e si era persino salvata da sola. Ma lasciamo stare questo piccolo dettaglio e continuiamo a parlare delle canzoni. Let it Go” è stata cantata in 151 lingue (Youtube conferma). Se questo non bastasse è stata cantata anche da Demi Lovato. Capite che, se già il primo film aveva avuto successo con questa idea, avere i Panic at the Disco! ha aiutato parecchio l’ascesa di Frozen 2.

Quindi, per concludere: i due capisaldi di Disney erano e restano la magia ed i musical. E Frozen è riuscito a centrarli in modo eccelso in entrambe le pellicole. Nonostante i buchi di trama e le relazioni tra i personaggi, il film ha fatto breccia nel cuore dei fan e ha raggiunto un enorme successo, proprio grazie a questi due elementi. Perciò ricordate, quando non sapete come risolvere un problema, basta cantare “Let it Go” e tutto migliora.

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