Daymare: 1998 Recensione – Un incubo tutto italiano

Versione PlayStation 4

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Daymare: 1998 Recensione versione PS4 | Sfortunatamente, il panorama italiano non vanta di un gran numero di studi di sviluppo dedicati ai videogiochi, anche se negli ultimi anni la situazione sta cambiando. Tuttavia, una di quelle poche realtà è Invader Studios, creatrice del titolo Daymare: 1998, un horror ispirato – fin troppo – alla più famosa serie di Resident Evil, nello specifico il remake del secondo capitolo. Inizialmente, l’opera è uscita per PC nel 2019, ora sarà disponibile anche per Xbox One e PlayStation 4 dal 28 aprile. Quest’ultima è la versione che noi di VMAG abbiamo avuto la possibilità di provare. La storia è piuttosto lineare, come il nostro protagonista. In breve, c’è stato un incidente in un laboratorio segreto del Governo degli Stati Uniti ed il nostro compito di soldato è quello di “ripulire” il tutto. Ovviamente, non vi anticiperemo i contenuti narrativi di Daymare, ma sappiate che l’intera struttura del gameplay e della storia sono un tributo alla saga di Capcom.

Di solito, il meglio viene lasciato per ultimo, ma in questo caso preferiamo anticiparlo. Il videogioco è godibile, nel caso in cui abbiate apprezzato i remake dei Resident Evil 2 e 3, infatti, le meccaniche di gioco sono pressoché uguali, se non per qualche piccola differenza, ma talmente minimale che non discosta la nostra attenzione dal paragonare i due prodotti. Indubbiamente, la componente horror è un pilastro fondamentale su cui si basa Daymare: 1998 e, fortunatamente, riesce in maniera discreta nel suo intento. Grazie agli spawn degli zombie casuali e al loro sbalzo d’audio che è in grado di farvi perdere l’udito (attenti, utenti con le cuffie), l’aria di tensione che viene trasmessa nel laboratorio di ricerca è costante, ma mai dirompente. Insomma, manca l’elemento sorpresa che renderebbe l’esperienza spaventosa e poco prevedibile. Inoltre, abbiamo apprezzato il sistema dei menù, essendo intuitivi e rapidi nella loro apprensione

 

“Daymare: 1998 è un’opera che riesce, in piccola parte, a simulare le esperienze terrificanti della saga di Resident Evil.”

 

Ora, veniamo al dunque. Non sappiamo se la versione per la console di casa Microsoft presenti gli stessi problemi, ma su PlayStation 4 i cali di frame sono molteplici e, molto spesso, capitano in momenti di combattimento, per cui diviene tedioso e difficile gestire le situazioni più concitate. Inoltre, le texture della mappa vengono caricate con estrema lentezza anche nelle cutscene. Certe volte, invece, non vengono renderizzate, lasciando l’oggetto di gioco privo di dettagli. L’intera esperienza grafica è alquanto discutibile. Non conosciamo con certezza se è una scelta voluta o meno, ma il video si presenta sgranato, e, anche grazie alla combinazione della notte, è molto difficile vedere.  

A quanto pare, i problemi grafici sono un’esclusiva della versione console, visto che su PC (immagine corrente) la resa visiva è ottima.

Gli enigmi. Elemento immancabile nello stile horror di Resident Evil, sono presenti, ovviamente, anche nel tributo dell’opera di Invader Studios. C’è un problema, però. Solitamente, gli enigmi si distinguono in due categorie: i rompicapo studiati e, anche con difficoltà crescenti, risolvibili semplicemente spremendo le nostre meningi; e quelli quasi impossibili poiché non sono studiati in maniera ottimale. Gli indovinelli di Daymare: 1998 fanno parte della seconda tipologia. Ogni puzzle proposto ha una soluzione più o meno complessa, ma non tanto perché siano effettivamente di un livello alto, ma il motivo è che sono progettati in maniera discutibile e scomoda.

Ad esempio, all’interno del primo capitolo, c’è un’enigma riguardante le divinità greche. Fin qui tutto bene, se non che la tastiera con cui dovrete digitare ha lettere dell’antica civiltà. Fortunatamente è un modello QWERTY, specificato dalla macchina da scrivere posta di fianco. Problema: ogni volta che vorrete consultare la suddetta, verrà resettata la parola scritta. Ciò vuol dire che dovrete fare una foto al dispositivo incriminato, oppure avere a vista una tastiera che dispone del modello succitato. Come se non bastasse, dovrete anche conoscere il greco, altrimenti non proseguirete nella risoluzione. In breve, consigliamo di consultare una guida online per superare in fretta e furia una sezione frustrante e per pochi fortunati. Aggiungiamo anche che questo non è il pezzo forte, ma preferiamo che siate voi a scoprirlo direttamente.

Il gameplay, invece, è pressoché identico al remake del secondo capitolo della saga a tema zombie di Capcom. Non a caso, inizialmente quest’opera sarebbe dovuta essere un fan-made proprio di quell’episodio, ma data l’uscita di Resident Evil 2 Remake, gli sviluppatori hanno optato per una storia originale. Lo shooting è adattato per le console, infatti, potrete impostare il sistema di puntamento a vostro piacimento: dalla completa manualità all’acquisizione completamente automatica. Inoltre, è possibile combinare oggetti curativi e diversi tipi di munizioni in modo da ottenere effetti maggiorati, come nel più famoso RE.

L’unica vera novità è il sistema di ricarica, che però rallenta di molto il pacing dell’opera. In pratica, esistono diversi approcci per rifornirvi di nuovi colpi per la vostra arma: il primo è quello di premere istantaneamente il tasto della ricarica, ma in questo modo butterete il primo caricatore a terra; il secondo è quello di tenere premuto il bottone per un lasso di tempo più lungo. In questo modo conserverete l’oggetto, che fidatevi, vi servirà. A questo punto vi starete domandando quale sia il problema, dato che possiamo recuperare l’item subito dopo il combattimento. I nostri avversari, anche a difficoltà facile, non molleranno la presa facilmente, per cui consumerete il più delle volte più della metà dei vostri colpi. Ciò vuol dire che dovrete sempre utilizzare due caricatori e non potete lasciarvene sfuggire nessuno. Questa scelta di game design poteva essere evitata, rendendo così il gioco più frenetico e arcade, in vero stile Biohazard.

Come abbiamo anticipato in precedenza, Daymare: 1998 è interamente un prodotto italiano. Invaders Studio, infatti, è composto da dieci persone, tutte della nostra stessa nazionalità. Per quanto il loro prodotto finale presenti numerosi problemi, sia di natura tecnica che di game design, c’è da specificare che questo è stato il loro primo videogioco prodotto. Le abilità mostrate dai ragazzi potranno sicuramente fare la differenza, una volta che avranno maturato le conoscenze e, soprattutto, le esperienze adeguate per creare opere di alto livello. Ciò non vuol dire che bisogna condannarli per un titolo mediocre, bensì dargli la giusta spinta, grazie a commenti critici, per essere una delle punte di diamante del nostro Paese.

Noi di VMAG non abbiamo apprezzato il tributo alla serie di Capcom. Peccato, poteva essere il punto di svolta di uno studio italiano, ma probabilmente i creatori hanno fatto il passo più lungo della gamba. Se siete fan della saga di Resident Evil, tuttavia, potrete trovare l’esperienza offerta da Daymare: 1998 godibile, soprattutto se avete già terminato i remake di Resident Evil 2 e 3 (recensito da noi in precedenza). Le premesse per una creazione di buon livello ci sono, ma crediamo che, per il loro prossimo progetto, Invader Studios ha bisogno di abbassare il tiro, maturando prima esperienza per arrivare a creare opere di qualità invidiabile.

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