Upload Recensione | E se vi dicessero che non dovete più avere paura di morire, come reagireste? Se in un futuro prossimo potessimo tutti vivere in eterno in un paradiso virtuale, voi fareste l’upload? Un mondo fittizio, colorato e pieno di bot dallo stesso aspetto, con un sorriso sempre stampato in bocca, non è forse il sogno proibito di chiunque? No, decisamente non credo possa rientrare nei piani di qualcuno. Ma scherzi a parte, Upload si presenta con questo tipo di premessa, garantendo risate che ammiccano al black humor ed una critica sociale sottile ma incisiva. Serie tv originale di Amazon Prime Video, è in uscita proprio quest’oggi: 1 maggio. Dalla mente di Greg Daniels (The Office) approda sulla piattaforma globale uno show interessante. Sarà riuscito a convincerci e ad aver mantenuto le promesse iniziali? Scopriamolo insieme in questa recensione!
Nathan è il classico belloccio che, mentre gioca con la nipotina, si guarda allo specchio per aggiustarsi i capelli. Ha una fidanzata stupenda, dei suoceri ricchi ed una famiglia abbastanza normale. Lavora con il suo miglior amico ad un progetto che potrebbe portare numerose innovazioni nel campo tecnologico e smanetta abbastanza con PC e codici. Insomma, chi non vorrebbe essere come lui? Beh, diciamo che dopo il suo incidente, con un auto parlante (stile Supercar), non la penserete ancora così. A causa di questa tragedia è costretto a decidere cosa fare della propria vita: un’operazione rischiosa o l’upload? Per non ascoltare la sua petulante innamorata, decide di trasferire tutti i suoi dati e ricordi a Lakeview, un paradiso virtuale dove potrà vivere in eterno nell’attesa che l’evoluzione tecnologica arrivi a ideare un download. Questo secondo processo permetterebbe di tornare nella realtà anche dopo aver rischiato di morire, ma sfortunatamente, nonostante l’universo del nostro protagonista sia molto futuristico, ancora non sono riusciti a trovare un modo sicuro. Nathan sarà quindi costretto a vivere in questo stato, accompagnato da un Angelo di nome Nora, che lo aiuterà a trovare alcuni suoi ricordi cancellati e manomessi.
L’idea dietro la creazione di questo paradiso è davvero interessante e delle piccole chicche dimostrano quanta cura nei dettagli ci sia stata per crearlo. Non esiste solo Lakeview come posto in cui andare a risposare, ma anche altri servizi molto meno costosi che non posseggono simili agevolazioni. Infatti, l’alloggio ed il mondo dove Nathan vive adesso è completamente a pagamento! Skin rétro, vestiti, mazze da golf, zone di svago e quant’altro sono tutti supplementi della Versione Premium. Una trovata divertente ed azzeccata che fa parecchio riflettere. Inoltre gli Angeli, che queste povere anime virtuali possono chiamare in loro soccorso, non sono altro che lavoratori di un Call Center, pagati dall’azienda che ha costruito i server di Lakeview. Persone normali, quindi, che con l’ausilio di un VR, tastiera ed un microfono, cercano di risolvere i problemi di chi ha compiuto l’upload, proprio come dei camerieri in un hotel. Questi impiegati devono ricreare il modello 3D del deceduto ed accudirlo nella fase di iniziazione al programma. Questo aspetto ricorda molto The Sims: nel gioco noi eravamo i fautori delle azioni dei nostri personaggi, qui gli Angeli qui possono decidere se far addormentare il proprio cliente.
Mi ricorda qualcosa…
Gli episodi della prima stagione sono in tutto 10, dalla durata di circa 30 minuti ciascuno. Nonostante siano abbastanza corti, la visione risulta davvero pesante. Ci saranno delle volte dove accadranno troppi avvenimenti importanti ed altre dove si andrà ad esplorare il paradiso virtuale senza davvero risolvere il quesito principale. Infatti, anche se la trama si concentra sui ricordi di Nathan non è lì che andrà l’attenzione dello spettatore. Altre storie secondarie ed auto-conclusive risulteranno molto più interessanti di tutto il resto. Proprio come il vostro personaggio preferito, sfido chiunque ad affezionarsi ai due protagonisti e non a qualche attore secondario più eccentrico e divertente. Inoltre, c’è da ammettere che, per l’intera visione della serie, si avrà sempre quella spiacevole sensazione di “già visto”. Chiariamoci, sappiamo bene che l’immaginario comune ormai ha come punto di riferimento alcuni cardini del genere, ma un conto è prendere spunto da loro, un altro è quello di risultare troppo simili. Questo accade perché, seppur ci siano vari accorgimenti sull’universo ideato, molti sono palesemente ripresi da altre serie fantascientifiche o da alcuni episodi di Black Mirror ( come “San Junipero” o “Caduta libera“). L’idea stessa di questo tipo di paradiso o del rating e dei privilegi annessi, risulta fin troppo esplicita come “citazione”: soprattutto se l’intera serie si basa su questi due elementi.
Se la trama non riesce a risultare avvincente ed interessante, cos’è che traina la serie tv? In effetti è difficile da spiegare. Se siete appassionati di sci-fi potrebbe comunque risultare interessante, soprattutto le varie creazioni ed il concept di paradiso virtuale. Per il resto degli spettatori, invece, sarà difficile riuscire a seguire le varie vicende senza impigrirsi. Nonostante nel cast ci siano degli interpreti che riescono a rendere alcune scene più umane, emotive o divertenti di altre, c’è scarsità di contenuto. Le premesse iniziali sulla forte presenza di ironia e battute in stile black humor, non sono state mantenute e risultano poco efficaci nelle loro apparizioni. Se questo tipo di show fosse stato pensato come serie animata (stile Griffin o Futurama) avrebbe sicuramente trovato spunti migliori per sbocciare. Questo perché, basandosi interamente su un mondo virtuale, c’è il solito “piccolo” problema: il green screen. Per i più attenti, ma anche per chi semplicemente sa come alcune scene vengano girate, sarà davvero complicato vedere un episodio di Upload senza spaventarsi per alcuni errori tecnici.
Una terribile crisi di identità che limita trama, cast e fruizione.
Upload è una serie tv semplice che però non riesce a catturare abbastanza, né per comicità, né per contenuto. Come se non fosse riuscita ad osare. Questo problema sfocia in una crisi di identità. Infatti, lo show non riesce a decidere un pubblico o format da seguire, mostrando scene infantili, seguite da attimi più splatter e violenti, senza alcun motivo apparente. Nonostante l’idea di base sia interessante, ci sono varie sfaccettature di cui dover tenere conto. Seppur ci siano dei plot twist o scene più action, capaci di movimentare la visione, queste risultano troppo discordanti tra loro e poco incisive a livello di storia. Alcuni episodi saranno monotoni, altri troppo movimentati ed altri ancora poco più divertenti, ma non si riesce a creare l’equilibrio che lo show necessiterebbe per sembrare compatto, risultando invece abbastanza confusionario.