Monster Viator Recensione | La galassia dei giochi di ruolo giapponesi è un macrocosmo di opere notevoli e rilevanti sotto molti punti di vista. Quando pensiamo a questo genere di prodotti, sicuramente vengono in mente titoli del calibro di Dragon Quest o Final Fantasy, ma in verità si tratta di un settore molto florido che ha dato vita a innumerevoli franchise importanti per la storia del videogioco. Nonostante l’avanzamento tecnologico e delle prestazioni dei sistemi da gioco, che ci offrono la possibilità di simulare mondi immensi e dinamici, c’è qualcosa di questi prodotti un po’ rétro, con i loro panorami in pixel art e la visuale dall’alto che… ci tiene ancora incollati allo schermo. In verità, infatti, il mercato dei giochi di ruolo di questo tipo è ancora molto in voga specialmente nella terra del Sol Levante, ove questo genere di prodotti continua ad andare molto forte. Uno dei titoli più recenti di questo genere è Monster Viator, JRPG in due dimensioni sviluppato da Hit Point e pubblicato da KEMCO. Il prodotto è disponibile per iOS, Android, PlayStation 4, Xbox One, PC e recentemente è sbarcato anche su Nintendo Switch. Abbiamo avuto modo di provare quest’ultima versione grazie alla disponibilità di KEMCO. Senza indugi andiamo quindi a dare assieme uno sguardo al titolo.
La storia di Monster Viator ci parla della triste vicenda di Culter, un ragazzino che ha perso la memoria nelle sequenze iniziali del gioco. Il nostro protagonista stava attraversando la foresta assieme a suo fratello, quando ad un tratto ha perso conoscenza. Al suo risveglio si trova da solo nella selva, e per di più privo anche della memoria. Cosa sarà mai accaduto? Pensate che il povero Culter non ricorda neanche il suo nome… nulla del suo passato; l’unico ricordo che gli resta è il fatto che stesse viaggiando con suo fratello. Disperato e incapace di orientarsi, cosa resta al nostro eroe? È forse destinato a vagare in eterno per la foresta? Ad un tratto un rumore… che succede? Dalla boscaglia spunta uno strano mostriciattolo, una sorta di gatto alato. E dietro la bestia arriva una donna incappucciata, quasi una maga. La donna provvidenziale sembra essere stata mandata dagli dei in persona e, a quanto pare, ha intenzione di aiutarci. Difatti, la signora ci affiderà alla protezione del suo famiglio, il gatto che la ha accompagnato presso di noi, oltre ad indirizzarci verso un villaggio vicino. Così inizia il viaggio del nostro protagonista, che possiede un dono speciale: è in grado di comunicare senza difficoltà con i mostri. Giunti al villaggio farà la conoscenza di Aira, una giovane contadina che possiede medesimamente un mostro. La giovane, per quanto gentile possa essere, non possiede lo stesso dono di Culter: la sua capacità di addomesticare i mostri è data dalla sua arpa magica, ricevuta in dono. Insieme, i nostri due beniamini, intraprenderanno un viaggio alla ricerca della verità.
Graficamente, il titolo si presenta come il classico gioco di ruolo giapponese. La visuale top down dà spazio allo stile pixel art di ambientazione e personaggi. Nulla da dire sull’esecuzione del comparto visivo: gli effetti visivi e le animazioni sono fluide e contribuiscono a rendere l’idea di un titolo perfettamente in linea con i canoni del genere a cui appartiene. Nulla di nuovo sotto il sole però: si tratta dei soliti panorami che abbiamo già visto in tutti i giochi di questo tipo, che di solito non vengono scelti per lo stile grafico ma per i contenuti di gioco e la narrazione, componente essenziale di queste opere. Ciononostante, le sembianze dei mostri e dei personaggi, in particolar modo di quelli principali, sono piuttosto gradevoli e ben caratterizzate. Il corpo sonoro si manifesta come componente essenziale per contribuire non solo al mood ma anche all’atmosfera del titolo che, sin dalle prime fasi, cerca di rendere l’idea dell’inizio di un viaggio importante per la crescita del nostro personaggio. Gli effetti sonori delle sequenze di combattimento saranno molto ripetitivi e snervanti, soprattutto quando vi troverete a navigare in ambienti dove sono previsti molti incontri con i nemici. Le tracce musicali tuttavia saranno diverse e varie, e sapranno inserirsi correttamente durante le sequenze narrative in cui ci ritroveremo.
Sebbene il titolo non spicchi né per innovazione né per particolari elementi visivi, bisogna apprezzare in modo particolare il character design dei mostri, davvero ben fatto.
Anche se non ho avuto modo di valutare le differenze sul piano dell’esecuzione del porting per la versione Switch rispetto a quella originale del gioco, posso dire che, al momento della mia prova del titolo, non ho riscontrato nessun bug o problematica tecnica. Il titolo è completamente fruibile sulla piattaforma di casa Nintendo e, sia i dialoghi che tutto il contenuto narrativo, sono tranquillamente leggibili sullo schermo della console ibrida. In verità, titoli di questo tipo godono molto del tipo di esperienza in mobilità che offre la console. I menù di gioco sono facilmente navigabili ed intuitivi, consentono la gestione dell’inventario oltre che una meccanica importante: quella dei Carmina e dei tesori. Infatti, man mano che avanzeremo nel titolo, i nostri eroi troveranno dei tesori che li renderanno più forti. Ascoltare la musica dell’arpa di Aira darà ai protagonisti un bel ricordo che tornerà nel momento del bisogno per dargli forza. Oppure, durante i loro viaggi potrebbero fermarsi ad un pozzo per un sorso d’acqua che rigenererà le loro forze dopo la difficoltosa camminata. Oltre a questo, dai menù è possibile anche rafforzare gli equipaggiamenti dei personaggi e dei mostri, spendendo oro guadagnato in battaglia.
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