Chi vi scrive non è un amante dei musical (tranne che per The Blues Brothers e Across The Universe) nè tanto meno delle commedie strappalacrime, ma nonostante ciò sono andato a vedere “Annie-La felicità è contagiosa” per provare a vedere se fosse possibile cambiare idea, anche grazie al cast, composto tra gli altri da Jamie Foxx, Cameron Diaz, e Quvenzhané Wallis, per non parlare dei produttori, ossia Will Smith e Jay-Z, che ne cura anche le musiche. Sarà riuscito questa produzione cinematografica a scalfire lo scetticismo e a farci cambiare idea ?
Purtroppo, la risposta è no: Il film in questione fa acqua da tutte le parti, ad iniziare dalla storia, che vede Annie, una bambina di 10 anni, abbandonata dai genitori che grazie ad uno scontro fortuito con il candidato sindaco di New York, riesce a cambiare la sua vita e quella del politico\imprenditore. Riadattare uno storia di fine 1800, non è stata una mossa vincente, ad esempio il presupposto narrativo iniziale, ovvero la bambina beneamata e benvoluta da tutto il quartiere perché orfana e perché alla ricerca disperata dei veri genitori, è un modello che non funziona, se trasportato ai giorni nostri.
Verso la fine quasi patetica la scena quando il candidato sindaco inaugura un centro di lettura per bambini, ha ricordato molto “Zoolander”, quando proprio il buon Derek inaugurò il “Centro Derek Zoolander per bambini che non sanno leggere bene e che vogliono imparare anche a fare altre cose”, solo che nel capolavoro di Ben Stiller, il tutto era parodistico. Quasi inutili in un film del genere frecciatine sparse qui e lì, senza un vero e proprio senso, come ad esempio la frase: “La gente dovrebbe temere le compagnie telefoniche e non i governi”, oppure una al product placement, nonostante il film ne fosse impregnato sino al midollo di marchi di prodotti di consumo.
Ma non è tutto da buttare, per carità. L’unica nota veramente positiva del film è la piccola protagonista, interpretata magistralmente da Quvenzhané Wallis, che si riconferma agli ottimi livelli di “Re della Terra selvaggia” e di “12 Anni Schiavo”, nonostante abbia appena 13 anni. Bene anche l’aver lasciato le canzoni in lingua originale sottotitolate, solo che non ho capito perché i ritornelli, dopo averli avuti sottotitolati la prima volta, non lo fossero più. Buono anche il ritmo del film, non ci sono momenti inutili atti ad allungare il brodo e i personaggi in scena sono ben caratterizzati e qualche battuta qui e là ha fatto scappare sorrisi in sala. Le musiche, riadattamenti di quelle del 1982, effettuate dal produttore del film Jay-Z, sono un altro elemento di lode del film, sempre pregevoli e azzeccate.
In conclusione non è un’opera che vi cambierà la vita o che portereste con voi su di un’isola deserta (munita di corrente, televisore e lettore blu ray/DVD), ma a mio avviso è meglio puntare su altri titoli, anche se ultimamente sia il mondo del cinema che il mondo dei videogame è incentrato sui remake e non propone quasi nulla di nuovo. Ricordiamo inoltre che il film sarà nelle sale italiane a partire dal 1 luglio 2015, distribuito da Warner Bros.
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