Resident Evil 3 Remake Recensione – prossima fermata… titoli di coda

Resident Evil 3 Remake Recensione PS4 | Ritornare ancora una volta per le strade di Raccoon City è una di quelle cose che – se si è fan – va provata assolutamente. L’atmosfera surreale di un’apocalisse zombi adesso non fa più ridere, il virus T è fin troppo reale. Ed il Nemesis, che studia ogni nostra singola mossa, è anche lui così vero che non si può non temerlo. Con una veste del tutto nuova ed appoggiandosi alle basi gettate dal capitolo precedente, Resident Evil 3 Remake si presentava come un vero e proprio colosso da dover esplorare minuziosamente. La Raccoon City pixellosa e anche quella che avevamo poco potuto vivere in RE2 Remake, ora è viva e fa traboccare, da ogni vicoletto, l’ansia e la paura che qualcuno possa starci osservando dall’oscurità. Dopo solo un anno Capcom ritorna con ancora più promesse di quante non ne avesse fatte e mantenute nel 2019. Quante di queste sono state davvero tenute da conto e quante, invece, sono state schiacciate da qualcosa di non più tante invisibile e subdolo? È tempo di analizzare questo titolo insieme e lo faremo muniti di coltello, Spray e qualche pallottola, perché siamo ancora legati al risparmio che il secondo remake ci aveva fatto imparare dopo tanti traumi. Eccoci quindi a presentarvi la nostra recensione su Resident Evil 3 Remake in uscita oggi 3 aprile 2020 su PlayStation 4, Xbox One e PC.

S.T.A.R.S: un nome, una garanzia di morte. Ormai lo sappiamo bene che la nostra Jill ha la pelle dura, ma ha avuto solo un videogioco di scarto per riposarsi. Prima rinchiusa nella Villa Spencer, la vediamo ora tentare di scappare da Raccoon City, ricca di segreti nascosti e zombi pronti a morderti appena li svegli dai loro pisolini o dai spuntini di mezzanotte. C’è a dire subito però che questo nuovo titolo Capcom sia un po’ troppo simile al suo predecessore. Non parliamo affatto di storia, quella è così dal 1999 e a noi piace, ma il problema sorge quando non si notano così tante aggiunte ed innovazioni. Sebbene non si potesse chiedere un level design intricato al pari di RE 2 Remake, è anche vero che avremo voluto poter esplorare un po’ di più questa città maledetta dal virus T, prima di scappare al prossimo stage. Sfortunatamente, una volta trovati alcuni Oggetti Chiave, se non si aprono tutti i lucchetti non ci sarà modo di tornare indietro e di scorrazzare ancora per le vie notturne. Altra pecca nasce dal fatto che sì, i due titoli usciti nel 1998 e 1999 avevano varie aree in comune che ci facevano sospirare ogni volta e farci domandare: “Chissà Leon e Claire cosa staranno facendo?“. Ma qui molte ritornano e, anche se ci piace pensare al fatto che alcune azioni si siano ripercosse anche nell’altro gioco (così da farci collegare alcuni avvenimenti), d’altra parte c’è questa ridondanza di zone già viste che farà storcere il naso a molti.

 

Un gameplay più action che però non riesce a stupire abbastanza a causa della breve durata della campagna principale.

 

Passando a parlare del gameplay, invece, le aggiunte apportate in questa sezione si contano sulla punta delle dita. Uno dei maggiori problemi riscontrati in RE 2 Remake era la lentezza dei movimenti di Leon e Claire, ma Jill ha una nuova abilità che sarà fondamentale qui: la schivata. Tramite questa mossa potrete risparmiare molte cure che, invece, vi serviranno durante i vostri romantici incontri con il Nemesis al chiaro di luna. Essendo un titolo strettamente legato al comparto action e non più relegato al tipico survival con poche munizioni, Resident Evil 3 Remake saprà garantire quella spettacolarità e quell’appagamento che agognavamo tutti nel secondo capitolo. Qui avremo più armi e pallottole a disposizione, anche se molte saranno solo delle vecchie conoscenze. Ulteriore nota a favore è la capacità di usare il Grimaldello, oggetto vitale per sbloccare armadietti vari e porte chiuse. Sfortunatamente però, per tutti gli amanti degli enigmi e dei puzzle, ci sarà davvero poco modo di mettersi a riflettere sulla combinazione giusta e sul risolvimento di alcuni rompicapo.

Anche se nel 1999 non erano partiti col piede giusto, Carlos e Jill hanno combattuto l’uno affianco all’altra e si sono protetti a vicenda più e più volte. Sebbene la storia di questo remake sia un po’ diversa dall’originale, questo rapporto resta quasi invariato: inizialmente, infatti, ci sarà tensione tra i due, ma un’apocalisse del genere ed un Nemesis con il Lanciafiamme farebbero conciliare persino cane e gatto. Ed è proprio questo quello che accade. Avremo bisogno di Carlos ed avremo tempo di giocare nei suoi panni quando sarà il suo momento. A causa della scarsa durata del titolo in sé avremo voluto goderci un po’ di più questi frangenti con il mercenario, ma almeno ha avuto il suo tanto agognato momento di gloria (infondo sono solo passati 21 anni). Continuando a parlare di questa durata, la campagna principale potrà rubarvi dalle 5 alle 8 ore in media, anche a difficoltà più esigenti. Seppure si debbano avviare diverse run per sbloccare i vari potenziamenti ed armi bonus, comunque non si raggiunge quel livello ludico che RE 2 Remake era riuscito a toccare. Anche se ci potevano essere dei problemi narrativi riguardanti alcune parti della storia di Claire e Leon, l’idea di sbloccare i vari finali e le Modalità secondarie donavano non poca varietà al gameplay ed il tasso di rigiocabilità saliva alle stelle. Davvero un peccato, quindi, non poter giocare a Modalità Mercenari, la quale avrebbe sicuramente giovato all’opera.

Resistence è stata un’aggiunta azzeccata per ovviare ai vari problemi elencati poc’anzi. Giocare nei panni di teenager sopravvissuti, che devono scappare da un luogo infestato da zombi, è una trovata particolare e vincente sotto alcuni punti di vista. Sfortunatamente, causa alcune problematiche con i mirini, pochi enigmi da risolvere sempre troppo facili e la poca scelta di scenari, ci sono varie migliorie che speriamo vengano inserite tramite patch successive al lancio. L’idea di un gameplay asimmetrico, alla Dead by Daylight per intenderci, ha il suo fascino. In pratica, possiamo scegliere se giocare in un gruppo di 4 persone e quindi essere gli studentelli in fuga, oppure tessere le tele di questo multiplayer ed essere il Mastermind. Il classico cattivo che, tramite telecamere, piazza trappole e invia mostri contro i giovani protagonisti è ora una delle scelte giocabili. La differenza principale tra i due è, oltre alla disparità numerica, anche la serie di capacità disponibili.

I ragazzi sono in tutto 6: Valerie, Jenuary, Tyron, Samuel, Martin e Becca. Ognuno di loro ha delle abilità peculiari ed uniche che saranno fondamentali per la vostra vittoria. Il Mastermind, invece, possiede un mazzo di carte (da poter poi personalizzare) che gli permetterà di disporre vari aiutanti ed armi biologiche per sconfiggere gli avversari prima che fuggano. Ogni carta ha il proprio costo che si basa anche sull’importanza e sull’ammontare di danni che questa potrebbe causare durante la partita. La parte migliore di vestire i panni dei malvagi è quella di poter prendere il controllo dei mostri che piazziamo, dai semplici zombi a Mr. X o addirittura William Birkin. Il tempo a disposizione per uscire da questa Escape Room è davvero poco: avete infatti solo 5 minuti. Ma tranquilli, sono abbastanza per permettervi di esplorare le varie zone e per decidere la strategia migliore da attuare. Attenti solo ai mostri che il Mastermind potrà mandare per attaccarvi. Ogni nemico caduto si trasformerà in tempo aggiuntivo per voi, allo stesso tempo però potreste perdere secondi preziosi a causa delle varie trappole.

In conclusione, possiamo dire che Resident Evil 3 Remake disponeva di tutti i requisiti per poter raggiungere o superare il proprio predecessore. Se, sotto alcuni aspetti, è riuscito anche a migliorare alcune problematiche presenti in RE2 Remake, altre sono ancora presenti, in primis un’IA nemica ancora da dover migliorare. Avremo, inoltre, voluto avere più tempo per interagire con alcuni personaggi secondari che, capirete anche voi che a causa della breve durata, sembrano sempre troppo frettolose come apparizioni. Inoltre c’è molto più spazio per cutscene al limite del reale che obbligano il giocatore a posare il pad fin troppo spesso, spezzando quell’adrenalina che rilasciano i momenti action. Se da una parte il titolo possa divertire con il multigiocatore, la storia principale risente molto di questa decisione di riscrittura dello script. Ci sono molti aspetti che sarebbe stato meglio curare maggiormente e ben pochi, invece, a cui è stato porto rimedio.

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