One Step From Eden Recensione | Premessa: io sono un grande amante dei roguelike. Da The Binding of Isaac a Enter the Gungeon, ho dedicato molte ore della mia vita a farmi prendere a calci da mostri e pessime scelte di vita, alla ricerca di quella maestria che infine mi ha permesso di apprendere, quasi a memoria, ogni angolo dei loro mondi e sfrecciare da una stanza all’altra come se non ci fosse un domani. Ci sono poche soddisfazioni come completare quel piano in più o sconfiggere il boss che, fino a poco tempo prima, non si riuscivano nemmeno a scalfire. E sono quindi felicissimo di poter dire che One Step From Eden, il nuovo roguelike di Thomas Moon Kang approdato il 26 marzo su PC e Nintendo Switch, è riuscito a riproporre tutti gli elementi che rendono esaltante e divertente un titolo di questo genere, rinnovando allo stesso tempo la formula unendo il deckbuilding ad un sistema di combattimento su griglia in tempo reale. E stiamo solo scalfendo la superficie di questa intricata danza di incantesimi e punti esclamativi. Tuffiamoci quindi in questo viaggio che, un passo alla volta, ci condurrà verso il paradiso.
One Step From Eden ruota intorno ad una semplice, ma efficace formula: pulisci una stanza dai nemici, guadagna un nuovo incantesimo, scegli la prossima destinazione e procedi. Possiamo intraprendere diversi percorsi su ciascun “piano” della mappa, che ci porteranno comunque tutti verso il boss finale e il successivo livello. Durante la partita, il gioco ci mette continuamente di fronte a delle scelte, come il tipo di pericolo che vogliamo affrontare, o quale nuovo incantesimo apprendere. Le nostre opzioni sono limitate e casuali, ma questa possibilità di plasmare il nostro viaggio fa sì che ogni piccolo avanzamento sia frutto del nostro volere, e non di un onnipotente (e spesso ingiusto) RNG. Abbiamo, infatti, il potere di tirare fuori il meglio da cosa ci viene offerto, ricercando continuamente la perfezione nella decisione della strada da percorrere e delle mosse da imparare, con tuttavia la garanzia che la volta successiva sarà tutto nuovo e diverso. Se apprezzate questo intreccio vincente di abilità e casualità, vi ritroverete improvvisamente a voler spendere il vostro intero pomeriggio sul gioco. Non scherzo, è capitato. E che gioia.
Ogni piccolo passo compiuto in One Step From Eden ci fornisce più competenza, più informazioni e nuovi premi.
Addentriamoci più a fondo nel gameplay, poiché questo è l’elemento fondamentale e costitutivo dell’intera esperienza. Non c’è storia, non ci sono hub o corridoi da esplorare, non c’è veramente alcun tipo di interruzione. Da quando premete “Start”, c’è solo azione. Gli scontri si svolgono all’interno di stanze composte da due griglie uguali, una per noi e una per i nemici. Possiamo muoverci liberamente da un quadrato all’altro dell’arena nel classico stile del combattimento su griglia, così come faranno i nostri avversari. Per sconfiggerli, dobbiamo ricorrere al nostro fidato mazzo di incantesimi, dal quale ne verranno pescati due casualmente che possiamo lanciare spendendo mana (tranquilli, si rigenera velocemente). Le spell variano da proiettili di vario tipo a danni ambientali, da scudi a strutture, da scatti a potenziamenti temporanei. Una volta esaurite una per volta tutte le mosse a disposizione, dovremo attendere qualche secondo che il deck si ricarichi e ci restituisca il nostro arsenale. Durante tutta questa operazione di attacco, dobbiamo anche stare attenti ai nemici e ai loro assalti, preannunciati da punti esclamativi rossi nella nostra griglia, che preannunciano il punto di impatto del colpo avversario. La resa artistica è adatta allo scopo e ineccepibile, la grafica semplice e colorata mette immediatamente in evidenza gli elementi importanti, e la musica dona quel guizzo di energia in più all’azione tanto da renderla indimenticabile. Ciascuna battaglia si svolge in un’interrotta serie di movimenti fluidi e indicatori chiari, mentre i nostri occhi viaggiano da un punto all’altro dello schermo per controllare: posizione dei nemici, incantesimi a disposizione, aree in pericolo, proiettili in arrivo e una marea di altre informazioni. E la soddisfazione che deriva dall’apprendere come gestire tutto questo non ha prezzo.
Concluso un combattimento, abbiamo un breve momento di respiro dove ci vengono mostrati tre nuovi incantesimi casuali, tra i quali dobbiamo sceglierne uno da aggiungere al mazzo (o nessuno, se non ci piacciono). Il deckbuilding è un fattore tanto importante quanto il gameplay in sé: non abbiamo controllo su quali mosse pescheremo per prime, ma rimane compito nostro costruire un mazzo efficiente, con delle buone combinazioni di effetti e un repertorio più ampio possibile di abilità. Anche qui, One Step From Eden risplende in tutto il suo valore. Non ci sono combo preimpostate o spell più forti di altri, sono le nostre scelte (di nuovo) a fare la differenza. Un attacco che crea delle fratture nella nostra griglia può essere rischioso, ma non se ne abbiamo un altro che le ripara e ci fornisce dei bonus in base al loro numero. Avere tantissimi tipi diversi di magie può essere molto appetibile per alcuni giocatori, mentre altri preferiscono tenersene poche per assicurarsi di avere continuamente a disposizione quelle giuste. In più, man mano che giochiamo e saliamo di livello, possiamo sbloccarne di nuove ed ampliare il potenziale repertorio. Ogni piccolo passo compiuto nel titolo ci fornisce più competenza, più informazioni e nuovi premi: se c’è un elemento che spinge un giocatore ad andare avanti, è proprio questo.
Una perla immancabile per gli amanti dei roguelike.
E cosa può esserci che va a completare questo bel quadretto di azione e strategia? Nientemeno che la velocità. È chiaro che lo sviluppatore abbia bene in mente cosa serve per rendere appetibile un’opera come questa, ed è sicuramente la rapidità di esecuzione. Non ci sono schermate di caricamento, menù complessi da navigare, mappe larghe da dover attraversare, o qualunque altro elemento che possa rendere più lenta l’esperienza. Anche dopo aver perso, è questione di qualche secondo selezionare un personaggio e ricominciare immediatamente il viaggio. Allo stesso tempo, scegliere un incantesimo da aggiungere al mazzo o selezionare la prossima meta richiedono pochi attimi, così da minimizzare la quantità di tempo che si trascorre senza essere in arena a combattere. Ed è proprio questa velocità che ci spinge a giocare e giocare, una partita dopo l’altra, moriamo ma in uno schiocco di dita siamo di nuovo in piedi a lottare. Questo fa sì che One Step From Eden sia anche un ottimo titolo da prendere in mano al volo durante un’attesa o un momento di pausa, un vero pericolo per il vostro tempo libero.
Le eccezioni che stonano in questo altrimenti perfetto roguelike sono principalmente due. Innanzitutto, la visuale quasi isometrica del campo di battaglia fa sì che certi oggetti a schermo si sovrappongano agli altri e coprano proiettili o punti esclamativi, elementi vitali da tenere d’occhio per sopravvivere. Soprattutto nelle fasi più avanzate, certi boss o insiemi di nemici fanno sembrare che l’intera arena non abbia un singolo tile sicuro, oppure lanciano delle devastanti combinazioni di attacchi che ti lasciano mere frazioni di secondo per reagire, pena venire maciullato in così poco tempo da non poter nemmeno studiare una buona strategia. Ne risulta che la curva di difficoltà è un po’ troppo ripida all’inizio, e ci vorranno probabilmente ore e ore di gioco prima di poter effettivamente superare questi picchi di complessità. Inoltre, i tutorial che il titolo presenta lasciano nascoste troppe informazioni vitali, che siamo costretti a ricercare e osservare per conto nostro. Certo, ci sono sempre dei piccoli riquadri pronti a spiegare a grandi linee i concetti base, ma sarebbe certamente servita un po’ più di esposizione. Nel caso vi sentiate sopraffatti dall’incompetenza o dalla confusione durante le vostre partite iniziali, tenete duro: i primi scogli sono i più complicati da superare.