Pesci d’aprile fuori stagione – Le 5 peggiori “promesse da trailer” dei videogiochi

Il primo aprile è la data in cui si fanno, si ricordano o si commemorano i migliori scherzi fatti “alle spalle” delle persone. Letteralmente, agli esordi della “festività”, si attaccava da bambini un pesciolino disegnato sulla schiena del malcapitato: un Pesce d’Aprile. Ma ecco, in un attimo la violenza prende il sopravvento, gli occhi si stringono “alla Light Yagami” e un ghigno perverso balena sul volto di qualcuno. E il pesce, come per magia, diventa un cartello: “dammi un calcio” c’è scritto su. Alcune case di sviluppo, fuori stagione peraltro, pare abbiano preso alla lettera questa scritta fanciullesca, e deciso che sì, un bel calcio nel didietro è proprio quello che ci vuole per lanciare un nuovo gioco! “Questo trailer è piatto” deve aver pensato qualcuno. “Qui, nel gioco finale vorrei metterci una margherita…” sospirò qualcun altro. A entrambi, corse in aiuto la fatina della computer grafica, malevola, maligna, perfida fatonza. E un altro aggettivo per fare rima, su cui soprassediamo. Fatto sta, che il mondo videoludico è costellato di promesse mai mantenute, tradimenti, voltafaccia e grossi, enormi pesci d’aprile (e non) attaccati sulle nostre schiene. Bersagli, più che altro. Abbiamo selezionato le 5 promesse da trailer che riteniamo peggiori, non per forza quelli con la risonanza più ampia. Semplicemente, quelli che ci hanno fatto più male. Pronti? Beati voi.

5. Dead Island

Il trailer di Dead Island è stato girato ad arte, visto e rivisto più volte di quanti abbiano poi in effetti acquistato il gioco finale, convinti proprio da quel trailer che “Oh mio dio, ma questo gioco è troppo profondo e riflessivo!”. Un trailer toccante, capace solo di guidare completamente fuori strada i giocatori, che nell’effettivo si sono trovati di fronte ad un musou occidentale con armi di fortuna e non morti da fare a pezzi. La trama profonda dite? Come una pozzanghera forse, infarcita di stereotipi anche un po’ razzisti, se per “un po’” intendiamo “molto” e con “razzisti” vogliamo dire “beh, gli schiavi nelle piantagioni non se la passavano poi così male, dai”. Non è stata una novità: i trailer, che enfatizzavano una storia in realtà piatta e secondaria, sono sempre esistiti e sempre esisteranno. Ma Dead Island ci ha davvero tirato uno scherzo mancino: quel trailer era troppo bello per essere vero!

4. Final Fantasy XIII

Tutti amano Lightning. La solare, espressiva eroina di Final Fantasy XIII ha insegnato al mondo il valore della gioia e del calore umano, dell’empatia e dell’amicizia. Oppure no, e mi sto confondendo con qualcun altro, tipo Cloud Strife di FF7. Dettagli insignificanti, per un gioco come Final Fantasy XIII, che al lancio ha ricevuto molto più odio di quanto in effetti ne meritasse. Ma il motivo è presto detto. Non si tratta solo di un problema di mappe lineari, corridoi infiniti con al massimo un paio di diramazioni. Nemmeno di un sistema di combattimento a turni che non modificava quasi nulla dei predecessori dotati di Active Time Battle (e rilasciati anni prima). Tanto meno, poteva essere colpa della povera, indifesa Lightning. Che ce la siamo sorbita per 3 episodi questa dannata… fatonza. Che sei Returned a fare? Boh. Il problema fu che Final Fantasy XIII era stato commercializzato attraverso trailer pirotecnici che gettavano tanto, tantissimo fumo digitale negli occhi. Le mappe a corridoio di qui sopra? Sarebbe un peccato far capire agli acquirenti che non sono interamente esplorabili, lasciamo intendere che lo siano! I combattimenti a turni? Ma a chi vuoi che interessi se il movimento dei personaggi non è controllabile nelle arene, facciamo sembrare come se potessi agire, schivare, saltare come una libellula! Quanto alla personalità di Lightning no, nulla era stato artificialmente modificato. Non esiste tecnica per nascondere tutto quel… carisma.

3. Watch Dogs

Watch Dogs non è un brutto gioco. Le meccaniche Open World funzionavano bene, la storia intratteneva il giusto, e hackerare qualcosina qua e là di certo variava abbastanza l’esperienza dai vari GTA e simili in commercio. MA, esiste un MA che non ci stancheremo “MAi” di scrivere in “MAiuscolo”: il trailer era una delle più grandi pile di bugie mai messa insieme. “Certo che puoi hackerare quella cosa. Oh sì, anche quell’altra. Gli inseguimenti con la polizia saranno difficilissimi, vedrai che roba!”. Hackera qui, hackera lì, dal trailer emergeva un gameplay fast paced in corsa su un frecciarossa senza i freni, che il vero Watch Dogs al confronto sta pedalando il triciclo di Saw. Se Dead Island aveva lasciato intendere un mood ed una storia che in realtà non esistevano, Watch Dogs ha potenziato di almeno un milione di volte le funzionalità di gameplay che Ubisoft avrebbe sicuramente voluto inserire nel titolo. Ma che, a conti fatti, non sono risultate essere altro che l’ombra di quelle mostrate in precedenza. Senza parlare, poi, della grafica di gioco. Il verbo “DoWngradare” ha la W nel mezzo perché è stato Watch Dogs a portarlo su un nuovo livello. Si sta ancora cercando di capire chi avesse fatto entrare Ubisoft nel centro di controllo della stazione spaziale internazionale, per usare i PC della Nasa e renderizzare i trailer di Watch Dogs.

2. Metal Gear Solid 2: Sons Of Liberty (e Death Stranding)

Attenzione, perché qui stiamo parlando di un VERO pescione d’aprile. Del livello che solo Samus che si spoglia alla fine di Metroid può forse superare. Kojima, infatti, è un genio non solo nello sviluppo, ma anche nella commercializzazione e nella realizzazione, montaggio incluso, dei trailer delle sue opere. Ne è un esempio lampante l’aspettativa che è riuscito a creare con il fantastico simulatore di poste italiane: “Death Stranding”. No dai, scherziamo, era bello Death Stranding… sì, certo. Comunque, Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty (che era bello davvero) mostrava al giocatore dei trailer che, con matematica certezza, puntavano a Solid Snake come protagonista indiscusso del gioco. Beh, siamo stati tutti “Kojimizzati” pare, quando abbiamo scoperto l’esistenza di Raiden (un altro simpaticone con la S maiuscola, se capite cosa intendo). Da allora, Kojima pare averci preso gusto, e non ha più smesso di essere cripticamente furbesco. Belle le scene d’azione di Death Stranding ,vero? Wow, che matti i combattimenti a bordo delle moto con i bastoni e le valige! Ehi! Ma si spara pure in questo gioco? Ma è perfetto! Come? Quelle sequenze sono nemmeno l’1% del gioco? E cosa dovrei fare per tutto il resto del gameplay, camminare? Ahahahah…ah.

1. No Man Sky

Sean Murray: lo conoscete? Celebre e smaliziato come un novello Lupin, e persino con lo stesso sorriso ammiccante. Quel furbone è riuscito a vendere il ghiaccio agli eschimesi con il suo No Man Sky, un gioco di simulazione spaziale venduto, trailer dopo trailer, come la più grande rivoluzione mai programmata. L’esiguo numero di sviluppatori avrebbe dovuto insospettirci, ma del resto anche Einstein era da solo quando ha redatto la teoria della relatività. E invece, il genio di Sean Murray si rivelò essere solo caotico e malvagio, ideatore del più grande e truffaldino “sistemone” dai tempi dell’invenzione del fuoco e della socialità. A chi serve socializzare oggigiorno? Mah, capace pure che ti ammali. No Man Sky avrebbe dovuto mettere i videogiocatori di tutto il mondo alle prese con un universo di “nonsoquanti” miliardi di pianeti generati proceduralmente, dal piccolo filo d’erba al mastodontico dinosauro alato. Ecosistemi lussureggianti di vegetazione, vita aliena, sfide, segreti, cose da craftare e, udite udite, altri giocatori umani! “Quindi è multiplayer?” chiedevano i giornalisti a Sean. “Ceeeerto” rispondeva lui ridacchiando sotto ai baffi. Risposta che poi si è evoluta in “Eh, ma l’universo di gioco è troppo grande, è davvero difficile che due giocatori si incontrino, quasi impossibile!”. Fin quando due player non hanno deciso di provare ad andare nello stesso identico punto dell’universo, medesime coordinate spaziali, precise al millimetro, uno di fronte all’altro. Ma solo sulla carta: il gioco non era affatto multiplayer! Onta a cui si sommò la proceduralizzazione sommaria e, molto meno pirotecnica di quanto mostrato, l’impossibilità di costruire basi o veicoli (come invece i trailer lasciavano intendere); e una generale vuotezza di contenuti che, guarda un po’, gli sviluppatori non erano riusciti a inserire perché “eccessivamente ambiziosi”. Come se adesso uscissi per vendere una cura per il Coronavirus, e poi mi presentassi con la Tachipirina 500 mg.

No Man Sky si è con gli anni riabilitato, e sta diventando, update gratuito dopo update gratuito, il gioco per cui i primi veri pionieri (del gioco, non dello spazio eh) avevano pagato prezzo pieno. Kojima non è mai stato così tanto conosciuto, e Watch Dogs sta preparandosi al capitolo più ambizioso di sempre. Che PARE avere, stavolta davvero, molte delle funzionalità che il primo ci lasciava solo assaggiare con gli occhi. Dead Island ha tenuto fede al suo nome, ed è morto. Lightning? Alcuni sostengono di vederla ancora, ogni 6 di gennaio. Alla fine dai, abbiamo riso e scherzato, ci siamo burlati delle burle che i videogiochi ci hanno tirato, trailer su trailer. E abbiamo capito una cosa: per fare pesci d’aprile non serve che sia il primo di aprile. Non se stai sviluppando un videogioco. Siamo più forti ora, più consci di come il media sa dare tanto, ma anche prendere tanto. E con occhi nuovi e meno ingenui, guardiamo al prossimo futuro, in cui nulla potrà più ingannarci. Non i giochi rinviati 33657 volte, perché le date erano state abbassate di proposito per vendere prima i preordini. Non Resident Evil 3 Remake che dura 5 ore scarse. Nemmeno Final Fantasy 7 Remake, e la sua trama fatta a pezzetti per vendere più dischi in tranci.