Quello che in Italia e altri paesi del mondo è un tema che definire “scottante e spinoso” è quantomeno un eufemismo, sembra essere invece qualcosa che non necessita troppe spiegazioni e che, con normalità e serenità , sarà introdotto nel nuovo Fire Emblem Fates; da questo nuovo capitolo, infatti, i matrimoni tra partner dello stesso sesso verranno resi disponibili, dimostrando che anche una software house quale è Nintendo, con tutta la storia che ha contribuito a creare nel panorama videoludico, riesce ad essere attuale e moderna, venendo in contro ai suoi giocatori anche attraverso questi piccoli grandi passi.
La notizia ci arriva direttamente da una dichiarazione di Nintendo rilasciata in esclusiva su Polygon, spiegando in che modo poter usufruire di tale funzione e quali sono le motivazioni dietro una scelta così forte e contemporanea; nel capitolo precedente, Fire Emblem Awakening, il matrimonio era un’opzione presente ma valida unicamente tra un personaggio maschile ed uno femminile, con la possibilità di avere figli con il raggiungimento del grado S nel loro legame. In Fire Emblem Fates questa possibilità rimarrà invariata ma, a seconda dell’edizione che compreremo, avremo la possibilità di poter validare l’unione tra due personaggi maschili o due personaggi femminili sbloccando potenti e unici stati in battaglia, senza poter però, ovviamente, generare prole.
“Fire Emblem Fates arriverà in due differenti versioni chiamate rispettivamente Conquest e Birthright. Negli Stati Uniti queste due edizioni saranno vendute separatamente, come stiamo già facendo in Giappone. Per chi avrà comprato la versione Conquest o quella Birthright una terza sarà resa disponibile come download gratuito in un secondo momento. Successivamente verranno annunciati anche i dettagli su come le tre storie saranno rese disponibili nelle altre regioni.
Nell’edizione “Conquest” del gioco c’è un personaggio maschile che il giocatore potrà sposare con il proprio dopo che i due avranno legato a sufficienza in combattimento. Viceversa, nell’edizione “Birthright” ci sarà un personaggio femminile che il giocatore potrà far unire in matrimonio con la propria quando il loro legame sarà sufficientemente forte grazie ai combattimenti. Entrambi questi personaggi potranno comunque essere incontrati nella terza edizione del gioco.”
Insomma, questa volta Nintendo vuole fare le cose fatte per bene, senza andare a generare l’evitabilissimo malcontento che fu causato dall’impossibilità di sposare chi si vuole nel famoso gioco Tomodachi Life; l’obbiettivo della casa produttrice giapponese è quella di poter abbracciare ogni tipo di giocatore creando prodotti di qualità capaci non solo di soddisfare i propri fan ma anche di stare al passo con un presente in continuo progresso:
“Crediamo fortemente che la nostra esperienza di gameplay debba riflettere le differenze delle comunità dove operiamo e, contemporaneamente, progettiamo sempre le specifiche del gioco di ogni nostro titolo considerando una varietà di fattori come l’ambientazione di gioco e la natura del gameplay. Alla fine, ovviamente, il titolo deve essere divertente. Noi crediamo che Fire Emblem Fates sia indubbiamente piacevole da giocare e ci auguriamo che i fan possano apprezzarlo.”
E’ bello vedere come Nintendo tenti di modernizzarsi; sicuramente con Splatoon ci sono riusciti e, nonostante una presenza indubbiamente fiacca all’E3 di Los Angeles di quest’anno, ulteriori passi in avanti vengono fatti anche rispetto a temi che, se per molte persone possono sembrare innocui o ignorabili, necessitano di attenzione e considerazione, tatto e giusta discrezione.
Fire Emblem Fates, la cui versione giapponese sarà disponibile dal 25 giugno del corrente anno, sarà rilasciata come esclusiva 3DS anche in America e in Europa nel 2016; ciò che siamo costretti a chiederci è quanto possa essere possibile che un gioco che introduce una simile funzione con la giusta normalità e semplicità con cui dovremmo vedere le cose trovi spazio in un paese che troppo spesso ancora si illude che disagi e follie possano essere causati dai videogiochi e che, amaramente, censura quello gli pare…