The Longing | Con il progredire della tecnologia, il mondo dei videogiochi si è costantemente diretto verso un obiettivo fondamentale: la velocità . Dall’esplosione della popolarità dei titoli action al perpetuo aumento del numero di FPS a schermo, sviluppatori e giocatori sono continuamente alla ricerca di modi per tagliare i tempi morti e gettarsi immediatamente nel vivo dell’esperienza. È facilissimo notare questo atteggiamento se si prende un mano un’opera per console di vecchia generazione: dai lunghi minuti di caricamento alle animazioni dilatate, è molto facile avvertire un senso di lentezza e pesantezza e desiderare la comparsa di un pulsante che acceleri tutto due, tre o quattro volte tanto. Eppure, c’è qualcuno là fuori che desidera allontanarsi dalla linea di pensiero tradizionale e proporre un viaggio tranquillo, rilassato, a volte tedioso e pigro, in cui possiamo svolgere i nostri compiti con assoluta calma. Studio Seufz e Application Systems Heidelberg ci propongono così The Longing, un “idle” game in arrivo su PC il 5 marzo 2020. Combinando malinconiche melodie, ambienti cupi e un concept molto intrigante, il titolo cerca di farci riscoprire il piacere della quiete e della pazienza, cadendo però vittima di un obiettivo troppo inaccessibile e di una struttura esageratamente dispersiva. Tra segreti da scoprire e misteri da svelare, facciamo i primi lenti passi nella recensione. Perché, questa volta, abbiamo tutto il tempo del mondo.
Partiamo dalla premessa iniziale del gioco. Un antico re, sepolto in un regno sotterraneo, dona la vita ad una piccola ombra, della quale assumeremo il controllo. Il sovrano assegna alla creaturina un’unica ma importantissima missione: attendere che recuperi le energie attraverso il sonno, e svegliarlo dopo esattamente 400 giorni. Dopo un ultimo saluto, la figura colossale chiude i suoi occhi e il conto alla rovescia inizia a scandire i secondi. Esatto. I secondi. Non si tratta di una metafora o di un pretesto narrativo, dobbiamo veramente attendere oltre un anno per poter adempire al nostro compito. È facile intuire come questa sia una richiesta fuori dall’ordinario e deliziosamente folle, soprattutto in un periodo dove siamo soliti digerire intere opere nel giro di una manciata di notti. È stato però proprio questo ad attirarci: come fa un giocatore a trascorrere così tanto tempo in attesa di scoprire qual è lo scopo del riposo del re? Il segreto – anzi, i segreti – sta nella struttura del gameplay e in alcuni stratagemmi che ci aiuteranno a scandire il passare dei giorni.
Cosa accadrà alla fine dei 400 giorni?
Prima di tutto, partiamo da un elemento fondamentale: The Longing tiene traccia dello scorrere delle ore anche quando l’applicazione è chiusa. Il che vuol dire, teoricamente, che basterebbe avviare la partita, spegnere il gioco e tornare allo scadere del conto alla rovescia per concludere la propria missione. Tuttavia, possiamo impiegare il nostro tempo in altri modi decisamente più interessanti. La nostra ombra può infatti avventurarsi nel regno sotterraneo ed esplorare i suoi cunicoli, raccogliendo oggetti sparsi e imparando nuove cose sul mondo circostante. Tutto ciò che trova viene poi trasferito nella sua stanzetta personale, un piccolo buco desolato che man mano si riempirà di decorazioni e arredamenti fino a diventare una calda, accogliente e colorata casetta. Ma lo scopo non è puramente decorativo: ogni aggiunta alla camera accelera il conteggio dei minuti, permettendoci di diminuire la nostra attesa e, più che altro, accedere a qualche passatempo come la lettura e il disegno. Il giocatore è quindi spinto ad esplorare dalla voglia di completare la propria collezione, ma anche (e soprattutto) dal desiderio quasi inconscio di scoprire qualcosa di nuovo, una sensazione che il titolo riesce a rendere molto appagante proprio grazie al suo eccentrico ritmo.
La piccola ombra è infatti molto, mooolto lenta nel muoversi. Ci vuole una discreta manciata di secondi ad attraversare una singola stanza, arrivando a contare i minuti in quelle più grandi, e nulla può accelerare questo processo. Come se non bastasse, il mondo è gigantesco e labirintico, con lunghi corridoi che si intersecano tra di loro e bivi dietro ogni angolo. Il metodo principale che abbiamo di visitare i vari luoghi è guidare noi stessi il nostro personaggio, ma tutti i fattori che abbiamo appena elencato arriveranno a stufarvi dopo pochissimo tempo. Eppure, ci sono dei premi per chi persevera: dai nuovi utensili ai consumabili, passando per alcuni misteri indecifrabili, ogni novità che il gioco ci propone assume uno spessore e un’importanza ben più elevati di quanto ci si possa aspettare, specialmente dopo aver investito così tanta pazienza per trovarla. Purtroppo, però, queste sensazioni tendono a svanire in fretta a causa dell’immensità dei luoghi e della mancanza di un “fast travel”, il che significa che talvolta sprecheremo decine di minuti ad attraversare un corridoio per poi trovarci al punto di partenza e ricominciare da capo. È chiaro e anche ammirevole che gli sviluppatori cerchino di insegnarci l’importanza della calma e della lentezza, facendoci riscoprire il dolce sapore delle piccole conquiste, ma il contenuto si ritrova ad essere troppo annacquato e complicato da vivere, senza soccombere alla tentazione di fare altro nel frattempo. Aggiungendo pure che alcune azioni richiedono anche settimane prima di diventare disponibili, il risultato è un viaggio che non riesce a sovrastare gli stimoli del resto dei nostri passatempi quotidiani, finendo inevitabilmente in secondo piano.
Non sappiamo cosa si celi nell’oscurità di The Longing… forse il nulla, o forse un modo per fuggire dall’ineluttabile conto alla rovescia.
Oltre al gameplay, a cadere vittima della lentezza sono anche il comparto visivo e sonoro. Le grafiche in stile “disegno a mano” di The Longing sono estremamente apprezzabili e mettono in risalto tutta una serie di dettagli che arricchiscono le cupe ambientazioni, portando alla nascita di un mondo tanto misterioso quanto intrigante. Il luccichio di un cristallo o il bagliore degli occhi di un ragnetto diventano fari per il giocatore, che può colmare l’attesa dei 400 giorni con una piccola interazione e magari una nuova attività con cui distrarsi. Animazioni e cutscene vengono sfruttate egregiamente per arricchire le nostre scelte, sia che decidiamo di gettarci in una grotta stretta, sia che ci addormentiamo e sogniamo pezzi di storia del regno e del suo sovrano. La colonna sonora e gli effetti audio coprono lo stesso ruolo delle immagini e scandiscono ogni passo del protagonista, senza tuttavia stufare o martellare troppo le orecchie. Purtroppo, anche qui la lentezza si rivela una lama a doppio taglio, ed è molto plausibile che decidiate, ad un certo punto, di mutare il gioco per mettere un video o altro in sottofondo. Un vero peccato, ma la battaglia tra immersione e noia (o piuttosto, distrazione) è uno scontro che il titolo non sembra essere in grado di vincere.
Eppure, nonostante sia difficile mantenere fisso l’interesse su quest’opera così particolare, non è altrettanto facile togliere la curiosità dal nostro pensiero. Cosa accadrà alla fine dei 400 giorni? Quale sarà il finale della lunga e tediosa missione che il re ci ha affidato? Queste sono domande a cui solo i più pazienti potranno rispondere, ai quali sveliamo un piccolo segreto: ci sono più conclusioni alla storia. In fin dei conti, forse, l’obiettivo di Studio Seufz è proprio quello di testare la nostra volontà , di regalarci un’esperienza che non dev’essere consumata in poco tempo, ma su cui possiamo tornare ogni tanto per visitare la nostra stanza, cercare un nuovo corridoio o indagare sui misteri che si celano nel regno sotterraneo. D’altronde non c’è nessuna fretta, abbiamo tutto il tempo del mondo. Per chi di voi si sentisse dunque in grado di dominare l’attesa, ci rivediamo tra un anno. O forse, chi lo sa, molto meno. Non sappiamo dopotutto cosa si celi nell’oscurità di The Longing: forse il nulla, o forse un modo per fuggire dall’ineluttabile conto alla rovescia.
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