Resident Evil 2 Remake è riuscito a farsi amare e premiare proprio da tutti l’anno scorso. E perché non avrebbe dovuto? Facendo eco al successo straordinario di un capitolo tanto atipico quanto familiare come il 7, RE 2 ha sfruttato le stesse sensazioni, proposte al giocatore in un mix perfetto: appunto, straniamento e familiarità. Non stupisce quindi che, in seguito alle richieste di migliaia di fan in tutto il mondo, Capcom abbia pensato qualche tempo fa: “ma sì, facciamo il remake di Resident Evil 3”. Ma, pensate un po’ che pazzerelli, hanno pensato che forse si poteva anche pianificare qualche differenza con l’originale del 1999. E non parliamo di scelte di gameplay, quelle sono ovviamente costruite sul recente RE 2 Remake più che sul gioco PS1. Parliamo di scelte narrative, di trama. Perché Resident Evil 3 Remake, a differenza di Biohazard 3, avrà una trama lineare, senza bivi e finali multipli. E ci sembra davvero un’ottima idea.
Resident Evil 3 Remake, non facciamone un dramma
Non facciamone un dramma: i Resident Evil del periodo erano tutto meno che un inno alla coerenza. Le timeline si intrecciavano paurosamente, i personaggi avevano sviluppi rapidissimi in tempi irragionevoli e il risultato era una trama, sì, perfettamente godibile, ma che di certo aveva bisogno, oggi, di una ripulita. Di questo si tratta infatti, una passata di spugna su finali multipli poco funzionali alla storia, di snellimento, dimagrimento di un titolo che altrimenti avrebbe rischiato di dover subire il trattamento FF7 Remake, e di essere pubblicato a episodi. Le immagini rilasciate parlano da sole: Resident Evil 3 Remake è paurosamente bello e dettagliato, forse anche più del 2 che lo ha preceduto nel 2019. Iniziando dalla bella Jill Valentine che, con buona pace di chi ha avuto il coraggio di inneggiare al femminismo (ma che c’entra, dai) è ancora più bella che in passato. E senza perdere un briciolo del suo carisma o della sua forza. E poi c’è lui, che bello non è, ma non deve esserlo: il Nemesis. Spaventoso e imponente, fa il paio con Mister X e cala sul piatto la giusta dose di timore reverenziale, dovuto per uno dei nemici più iconici della saga. Per tornare sereni all’argomento principale e al cambio di trama, concedeteci l’ultima lode stilistica e grafica: quanto è bella Racoon City? Gli assaggi dei pochi momenti trascorsi tra le sue vie in Resident Evil 2 Remake, in fondo, sono stati il primo vagito dei fan desiderosi del gioco che, ormai ad aprile (manca pochissimo), avremo davvero fra le mani. Pensate un po’: in cambio della rimozione dei finali multipli, sono state persino inserite aree inedite da esplorare della città. Ma cosa volete di più?
Resident Evil 3 Remake, Nintendo docet
Abbiamo citato Jill Valentine come principale protagonista del videogioco Capcom. Questo perché il ruolo di Carlos, il co-protagonista, era abbastanza limitato nel titolo originale. Un altro dei cambiamenti apportati nel Remake, a detta degli sviluppatori, riguarderà proprio il personaggio di Carlos, che sarà reso più centrale alle vicende narrate. Ciò non sarebbe stato possibile, ovviamente, senza modificare qui e là la struttura narrativa del gioco, muovendo i fili della trama verso il finale unico previsto al posto di quelli multipli. Altre aggiunte più che benvenute, le nuove armi e abilità di combattimento sviluppate per Jill, che a loro volta implicano variazioni nel gameplay, ora leggermente più action. Attenzione, leggermente: non vogliamo tornare ai fasti di Resident Evil 5 e 6 vero? Parliamo di schivate, o della possibilità per Jill di scassinare lucchetti e serrature per accedere a zone segrete della mappa.
Di nuovo, dunque, è evidente come l’approccio al concetto di Remake sia stato, per Capcom, molto vicino a quello che Nintendo ha applicato in pratica… da sempre. Miglioramenti e aggiunte, modernizzazioni, diciamo, all’impianto di gameplay inserite nel gioco al costo di renderlo meno vicino ai nostri ricordi passati, ma più efficiente nel presente. Sempre, ovvio, senza snaturarne l’essenza profonda, il nucleo che solo chi ha dato i natali al videogame originale sa identificare con certezza. Perché, allora, non tutti i remake sono realizzabili con questa modalità? O ancora, perché proprio Nintendo riesce sempre, con i suoi giochi, a realizzare questo tipo ideale di remake? Perché i giochi Nintendo, lo dice la storia del media, hanno sempre avuto come base il gameplay, e la storia/trama si sono sempre costruite con semplicità e linearità sulla sua solidissima fondazione. Cambiando il gameplay per renderlo più attuale, e facendolo nel modo giusto, Nintendo non intacca mai la storia sovrastante. Anche perché quest’ultima è tanto semplice che vi si può solo aggiungere contenuto, mai sottrarne. Resident Evil 3, e anche 2, invece, sono figli di un periodo durante il quale il media videogioco stava cercando di imitare i suoi parenti più narrativi, come il cinema, realizzando una storia articolata dalla quale sarebbe derivato un genere ben specifico di Gameplay.
In breve: Super Mario è un idraulico che salva la sua principessa, e dove lo metti sta. In un gioco di corse, in un platform 2D, in uno 3D, in un gioco di tennis. Se fosse un idraulico con la mano bionica perché ci hanno cucito un fucile, la specificità della storia del personaggio renderebbe di certo più difficile trasporlo in generi diversi da quello di partenza. Di più ancora, la smania di rendere centrale la storia sul gameplay dell’”epoca Resident Evil” ha fatto sì che i developer, non avvezzi alla narrazione propria del cinema, commettessero errori. Buchi di sceneggiatura, mancanza di coerenza narrativa e quant’altro, che passavano in secondo piano perché quella era l’alba di qualcosa di nuovo per il genere videoludico. Ma oggi che tutto è stato già fatto e sedimentato, quegli stessi errori non sarebbero e non sono più accettati come allora: la sospensione dell’incredulità arriva solo fino a un certo punto negli utenti più pignoli. Ne è un esempio la trama di Resident Evil 2 Remake, criticata per la mancanza di coesione fra le route dei due protagonisti. Mancanza di coesione, presente in una certa misura da sempre, che solo ora ha avuto un peso sufficiente da renderla per alcuni un problema.
In conclusione: apprendere dagli errori commessi, se di errori si può parlare, con il remake di Resident Evil 2 è la scelta migliore che Capcom potesse fare. La semplificazione della trama verso un’unica strada già tracciata ha permesso ai developer di concentrarsi su quello che fa e sempre farà di un videogioco un’esperienza interattiva: il gameplay. Lamentarsi di questo, sarebbe come criticare un film al cinema perché il protagonista non fa quello che vogliamo noi: non è previsto. Ben venga allora la scuola Nintendo, che non ha paura di semplificare e tagliare il superfluo per porre in quel che resta una cura di molto maggiore della concorrenza. Che, in breve, si dice “Less is more”. Meno, a volte, è più.