Il Richiamo della Foresta Recensione

Il Richiamo della Foresta Recensione | Nascere in un luogo che non ci appartiene ed essere costretti a viverci per gli altri, sapendo che non potremo mai trovare veramente la nostra “casa” è un pensiero spaventoso. Il destino che ci lega alle nostre gesta viene forgiato dalle azioni che compiamo ogni giorno e quando sentiremo il Richiamo della Foresta non dobbiamo tirarci indietro. Buck è il classico cagnolone viziato ed infantile che vive seguendo i propri istinti, atrofizzati da una società che lo ha trasformato in un animale da salotto piuttosto che in un lupo libero. Obbligato a vivere alcune avventure più o meno piacevoli si ritroverà a subire violenze, cambiare padroni, scoprire se stesso ed infine trovare il suo scopo. Ripercorrendo le impronte lasciate dall’omonimo romanzo di Jack London, vivremo la leggenda del “Cane Fantasma” e come il nostro simpatico e goffo cane si trasformerà in un vero e proprio capo branco.

Nato e vissuto in una cittadina nella valle di Santa Clara (California), Buck ci viene presentato come il classico cane troppo cresciuto che ancora si comporta da cucciolo, rovinando pranzi e banchetti, mettendo a soqquadro i corridoi della casa in cui vive e facendo gli occhi dolci per dormire nel lettone dei padroni, piuttosto che fuori al freddo. Tra comiche scene al limite del realistico non ci sarà mai un attimo di sosta per annoiarsi in compagnia di questo simpatico guastafeste. Non mancano nemmeno i colpi di scena e sopratutto momenti action, che traineranno gran parte della storia proprio come il nostro amico a quattro zampe farà con la slitta della posta. Rapito per essere venduto al miglior offerente, l’animale inizierà a temere la mano dell’uomo ed il bastone, ma troverà nuovamente una famiglia lavorando nelle consegne postali insieme ad un altro gruppo di cani, capeggiati da Spitz, un Husky accecato dall’invidia. Sottolineando il parallelismo tra questi due animali, il vero leader verrà alla fine svelato e con lui ci sarà la dipartita di quello che, più che essere stato il capo, era il dittatore dell’intera truppa. Nel corso della sua avventura alla ricerca di un padrone che lo ami, il nostro protagonista sarà spesso messo alle strette e dovrà compiere delle scelte solitamente riservate all’uomo. Ma grazie al suo istinto e ad un lupo nero che lo guida negli attimi più delicati e bui della sua vita, riuscirà a vincere ogni sfida. Quando sembrerà che tutto sia andato perduto ci sarà l’entrata in scena dell’individuo che accudirà un’ormai stanco e triste cagnolone. John Thornton (Harrison Ford) è un vecchio burbero che passa le giornate ad affogare i propri rimpianti nell’alcol e, come Buck scoprirà in lui il padrone definitivo, l’uomo avrà il piacere di fare il viaggio che tanto avrebbe voluto vivere con suo figlio molti anni prima.

Buck è il classico cagnolone goffo e viziato ma con un cuore d’oro, più raro e prezioso di tutte le pepite che gli uomini dell’epoca avrebbero potuto trovare scavando in profondità.

Lo stile artistico presente nelle prime scene, racconta a grandi linee quella che era la “febbre dell’oro” di quel periodo. Uomini avari in cerca di fortuna, non si fermavano davanti a nessun ostacolo e sfruttavano qualsiasi occasione, a discapito degli altri, pur di raggiungere i propri obiettivi. Come se si stesse leggendo un fumetto del far west, il film inizia spiegandoci quegli anni tramite delle tavole da disegno molto semplici ma efficaci, ottimo modo per far conoscere quel minimo di background che servirà come sfondo per la storia del nostro Buck. Godendo di una svariata quantità di sequenze comiche e sopratutto silenziose dove, oltre alle espressioni e mugugni degli animali non si sente nient’altro, questo lungometraggio è adatto a tutti. Piacevole per gli adulti, interessati maggiormente all’ambito emozionale e caratteriale dei personaggi, ma indirizzato anche ai più piccoli che si perderanno nelle ambientazioni da favola e nei dettagli di ogni singolo essere vivente messo su schermo. Dalle cittadine baciate dal sole ed accarezzate dal vento primaverile, alle montagne coperte dalla neve fino ad arrivare alle foreste e ruscelli estivi; ogni piccolo particolare farà sorridere e sospirare con nostalgia, chi vorrebbe davvero andare a visitare luoghi del genere. Dove non arriva la parte visiva, magari con qualche piccolo errore dovuto dal comparto grafico, ci pensa una colonna sonora impeccabile e coinvolgente. Dalle musichette incalzanti per i comici siparietti ai violini ed i tamburi che pompano le scene più action, non ci si annoierà mai durante l’ascolto.

Il richiamo della foresta
Buck e John sono entrambi alla ricerca di un posto a cui appartenere e, tra momenti comici e toccanti, troveranno entrambi la propria “casa”.

C’è da ammettere che, sebbene ogni scena sia stata studiata minuziosamente, ci sono alcune pecche dal lato tecnico. Partendo proprio dal nostro protagonista, per l’intera durata del film si avvertirà sempre un strana sensazione, che ci abbandonerà solo nella parte finale: Buck è il personaggio in CGI meno riuscito di tutti. Nonostante gli altri animali sia stati davvero ben costruiti e, spesso, sembrino persino in carne ed ossa, l’unico in grado di far tornare lo spettatore a capire che si tratta di effetti speciali è proprio il nostro cagnolone di fiducia. Per quanto riguarda la trama poi, ci sono delle parti che sembreranno fin troppo forzate ed obbligate, unicamente costruite solo per la continuazione della narrazione. Inoltre, alcune scene sono state eliminate dalla pellicola oppure modificate rispetto alla controparte cartacea. Forse per motivi inerenti al timing dell’opera che, se si fosse dilungato troppo, sarebbe stato fin troppo pesante per un pubblico più piccolo. Oppure sarà stata una scelta commerciale, a causa di alcune morti e vicende troppo forti e crude, sempre inerente all’audience. Sconvolgendo la conclusione ed addolcendo quindi la pillola, la storia di Buck differisce di molto da quella del libro. Seppur ci siano alcuni punti che avrebbero richiesto maggiore attenzione, questi non leniscono mai eccessivamente la visione. Se quindi si chiuderà un occhio su questi particolari ci si potrà concentrare di più sul magnifico lavoro compiuto e godere appieno di questa realizzazione.

La delicatezza di una trama secolare viene rinfrescata da un comparto tecnico evoluto che garantisce le stesse emozioni di sempre.

Il Richiamo della Foresta è un dolce sussurro che pian piano si trasforma in un ululo al chiaro di luna. L’istinto che non tradirà mai Buck lo accompagnerà durante la sua avventura, crescendo con lui e salvandolo da alcune situazioni davvero pericolose. Infine, proprio come un bambino ormai cresciuto, il nostro goffo cagnolone invadente, maturerà trovando finalmente un posto dove appartenere e sentirsi se stesso. Conoscendo l’amore, l’odio, l’avidità e l’invidia, un cane imparerà a vivere nel mondo degli uomini ed anche in quello degli animali. E così, la leggenda del “Cane Fantasma” verrà ricordata ancora una volta grazie alla passione di chi crede ancora nei sani principi dei libri e riesce, da buon adattatore, a trasmettere gli insegnamenti di Jack London anche ai più piccoli, con una veste grafica migliorata e rivisitata.

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