Birds of Prey Recensione | La rottura di un rapporto trascina con se numerose fasi. C’è chi soffre e si dispera o chi reagisce in modo più o meno pacato. Ebbene, non è affatto facile separarsi da una persona, soprattutto se insieme si sono condivisi momenti importanti. O se il proprio partner era uno dei criminali più famosi e temuti della città . E se è vero che al cuore non si comanda, la lotta per l’emancipazione è ben più grande dell’amore. Harley Quinn stavolta fa sul serio e non vuole più essere riconosciuta come la ragazza di Joker. Tra un pianto e l’altro, mangiando il suo panino preferito, riesce ad uscire allo scoperto, sfoggiando finalmente le sue doti da villain. Il tutto, in una città che fa da palcoscenico ad una delle storie più frenetiche, violente e colorate degli ultimi anni.
La signora del crimine non poteva fare il suo debutto in modo migliore. Birds of Prey è il film di cui avevamo bisogno per conoscere uno dei personaggi più introversi e fantasiosi dell’Universo DC. Harley Quinn, interpretata dalla bellissima Margot Robbie, ci dimostra il modo migliore, secondo lei, di riprendersi da una recente rottura con il suo “Puddin”. Esplosioni, scontri a fuoco e scazzottate sono solo alcuni dei rimedi utili per dimenticarsene, senza però escludere tazze di latte e cereali e golosissimi sandwich al formaggio. Gli eventi prendono vita in una Gotham nuova. Infatti, non abbiamo la solita rappresentazione della metropoli cupa e affamata come ci avevano abituato i registi, ma i distretti e le vie secondarie pullulano di persone che svolgono la loro vita normalmente. C’è chi frequenta i mercati cittadini, chi porta a spasso il cane o chi si prende una pausa sedendosi all’aria aperta. Sebbene la brava gente non manchi, la criminalità organizzata e non, ha deciso di schierarsi contro la povera Harleen Quinzel, che ha già molti problemi da affrontare.
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Harley è più determinata che mai a farsi conoscere per ciò che è realmente.
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L’artisticità ed i colori che inondano la scena sono una gioia per gli occhi. Pallottole che rilasciano coriandoli e fumogeni variegati, riescono a trasformare scene violente in spettacoli coreografici, frutto di un lavoro di design svolto magistralmente. E come il mondo ricorda una tavolozza di un pittore, Harley è l’artista che riesce ad abbellire qualsiasi cosa tocchi, donandogli uno stile stravagante ed eccessivo, riproponendo la sua personalità . Il suo outfit non passa di certo inosservato. Folle e accattivante, si presenta comunque sobrio in un clima dove l’essere fuori dalle righe è obbligatorio. Al suo fianco, un gruppo di ragazze che vantano una serie di abilità letali con lo stesso obiettivo: l’indipendenza. Ancora una volta la “Regina di Gotham” è riuscita a crearsi un piccolo gruppo per affrontare uno degli uomini più potenti e spaventosi del panorama malavitoso: Maschera Nera. Interpretato dal grandioso Ewan McGregor, è riuscito a rappresentare in modo impeccabile la pazzia di un personaggio che deve occuparsi di affari milionari. Calandosi nei panni del supercriminale, il suo ruolo è stato fondamentale, insieme a quello della Robbie, per sancire una volta per tutte il successo del film. Non che il resto del cast sia da sottovalutare, ma con la presenza di professionisti di spicco, è più che ovvia la qualità che si è raggiunta.
L’impianto registico targato Cathy Yan, è solido e ben strutturato, riuscendo a garantire uno spettacolo piacevole ed organizzato. Conta su uno stile di ripresa classico, con l’aggiunta di elementi a schermo che vanno a rafforzare la scena, ma che non sempre giovano, risultando in poco tempo noiosi e ripetitivi. Segue la sceneggiatura a cura di Christina Hodson, incentrata su un copione immediato ed accattivante, raccontando una storia non propriamente fedele ai fumetti, ma tutto sommato l’esperienza è godibile lo stesso, anche per chi non è un esperto delle vicende DC. Tra uno scontro e l’altro, fiocca una ricca playlist di tracce musicali che va a definire il comparto sonoro della pellicola, che riesce a difendersi a mani basse con una composizione originale fatta da Daniel Pemberton, accompagnata da pezzi storici rivisitati per donargli un tocco più elettrizzante. Il clima suggestivo con adrenalinici brani in sottofondo, spingono lo spettatore all’interno di un mondo in continuo movimento, senza concedergli un attimo di pace. Rappresentato fedelmente con una fotografia più che buona, la diversità tra uno scenario e l’altro è molto marcata, pronunciando continuamente le loro differenze, anche in base all’indole di Quinn. Ciò lascia intendere che la dinamicità dell’ambiente circostante è propenso ai repentini sbalzi d’umore della protagonista e viceversa.
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 Harley e l’ambiente circostante si influenzano a vicenda, regalando uno spettacolo artistico degno del personaggio.
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Il prodotto, seppur mostrandosi di buona qualità , avrebbe potuto di sicuro osare di più, magari rinunciando ad alcune meccaniche che si sono rivelate ripetitive e fini a loro stesse. Tagli continui di trama, caratterizzati da flashback che spezzano il feeling creato tra spettatore e personaggio, fanno perdere troppe volte il filo del discorso. Dunque non si dimostrano più utili come lascia intendere la storia, ma solamente un salto indietro nel tempo lento e seccante. Il messaggio che voleva trasmettere è stato centrato in pieno. La tanto desiderata indipendenza è stata finalmente raggiunta. Basta contare su un uomo ricco e spaventoso e basta affidarsi ad una persona che non ci ama e non ci rispetta realmente. Harley dovrebbe essere fiera dell’ottima evoluzione che ha creato e vissuto in prima persona, sinonimo di donna forte e determinata. Insieme a lei, ovviamente, le altre co-protagoniste che hanno scelto di iniziare una nuova vita, con una nuova identità , insieme a quella che potrebbe definirsi la supercattiva per eccellenza. Scaltra e sarcastica, abbiamo ancora una volta la conferma che lo spin-off ha seriamente aiutato, sia per far conoscere realmente il personaggio, sia per dimenticare quella discutibile parentesi che è stato Suicide Squad.
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