Sin dalla sua nascita, il cinema si è sempre posto il problema di comunicare qualcosa ai propri spettatori. Con l’evoluzione del medium, diverse personalità hanno lavorato duramente per catturare l’attenzione di un pubblico sempre più esigente, alla continua ricerca dell’opera da privilegiare. Negli anni dunque, molteplici personaggi si sono affermati come mostri sacri della cinematografia, cambiandone per sempre la definizione. Bronx di Robert De Niro, C’era una volta in America di Sergio Leone o Taxi Driver di Martin Scorsese, sono solo alcune delle tante pellicole che sono entrate a gamba tesa nell’immaginario collettivo delle persone. Ebbene, oggi tratteremo di un altro cult movie che meriterebbe senza alcun dubbio di essere ricordato come tale, riconoscendogli i giusti meriti. Stiamo parlando de I guerrieri della notte.Â
Uscito nelle sale nel lontano 1979, I guerrieri della notte (adattamento del titolo originale The Warriors), viene diretto dal visionario Walter Hill. Non riuscendo inizialmente a conquistare la critica, che all’epoca si ostinava ad escludere la violenza dai grandi schermi, sarebbe diventato molto presto uno degli immortali capolavori della cinematografia mondiale. Prendendo spunto dal romanzo The Warriors di Sol Yurick, il produttore Lawrence Gordon propose la regia al citato autore che, leggendo avidamente il libro, creò la sceneggiatura per il film. La trama vede il capo dei Riffs, la gang più importante di New York, convocare un maxi raduno con le altre bande, durante il quale viene assassinato. La responsabilità dell’omicidio cadrà sugli Warriors di Coney Island. Da quel momento in poi, tutti i gruppi della città gli daranno la caccia, per vendicare il leader supremo.
Accompagnando gli spettatori in un viaggio all’insegna della delinquenza, il lungometraggio può essere inteso anche come una denuncia sociale, mettendo a nudo una città che sta andando in declino. Quartieri malfamati, pericolose strade e una forte minoranza tra le forze di polizia, obbligavano i cittadini a vivere in condizioni degradanti. Denominata come Fear City, la New York degli anni ‘70 spaventa tutt’ora e i guerrieri sono l’ultima traccia rimasta di un’epoca buia. Vittima di una produzione infernale, sono molteplici le difficoltà riscontrate dall’intera troupe. Evidenziando il fatto che il film avrebbe raccontato le vicende di una sola notte, il regista spiegò immediatamente come sarebbero andate le cose. Dure sessioni di lavoro ad orari improbabili e l’estenuante afa newyorchese erano i presupposti da accettare. Informati gli interpreti, Hill si adagiò, senza calcolare che presto, la situazione sarebbe peggiorata drasticamente. Le ambientazioni scelte erano isolati del Bronx e di Brooklyn, posti in cui la criminalità regnava davvero. Infatti più volte il cast fu sottoposto a minacce e ad attacchi da parte di malviventi, senza contare l’interruzione forzata dei lavori a causa di un duplice omicidio avvenuto a pochi passi dal set. Per cercare di mettere al sicuro tutta la compagnia, il produttore fu costretto ad assoldare una gang per 500 dollari al giorno, arrivando addirittura a farne entrare alcune nella produzione. Un numero elevato di imprevisti, come avrete potuto intuire, portò ad un enorme spesa, surclassando il ridotto budget conferitogli dalla Paramount. Continuando con la serie di sfortunati eventi, dopo pochissimi giorni dall’avvio delle riprese, l’attore Thomas G. Waites (Fox), iniziò a lamentarsi per le ardue condizioni in cui erano sottoposti gli attori, accusando l’intero team, rendendo le cose ulteriormente difficili. I problemi, purtroppo, non sono ancora terminati. L’autore ebbe anche lui divergenze con i piani alti, che furono la causa di diversi tagli di scene dal progetto finale. Lo stile e la trama in generale, hanno quindi subito un profondo cambiamento. Così grande, da spingere il cineasta a rilasciare una Director’s cut nel 2005, seppure scarsa di contenuto (stesso periodo in cui è uscito il videogioco ufficiale, sviluppato da Rockstar Toronto).
Uscito nelle sale, negli Stati Uniti l’opera ottenne subito un grande successo, sebbene fu causa di una serie di crimini commessi da giovani intenti ad emulare le gesta dei guerrieri. La Paramount fu costretta quindi a ritirare la pellicola dal cinema. Nel resto del mondo invece, ha continuato la sua scalata nelle classifiche, posizionandosi al primo posto. A sancire una volta per tutte la fortuna del film, ci sono il brano “In the city” e un’incredibile simbologia, partendo dall’iconica “Wonder Wheel”. Il lungometraggio non è certamente perfetto. Infatti presenta alcuni errori di regia e di scarsa qualità sul fronte dello stunt, causa di diversi ferimenti sul set. Nonostante ciò, il comparto tecnico è riuscito a sopravvivere ad un elevato numero di problematiche, garantendo comunque una produzione degna di nota. Dopo 41 anni dalla sua uscita, il prodotto viene ancora celebrato da milioni di fan in giro per il globo. Basta pensare al ricevimento annuale che si tiene a Coney Island, dove i più affezionati si incontrano indossando i colori della banda e ricordando le scene che più gli sono rimaste impresse. Inoltre, con il tempo diversi autori hanno provato a cercare diversi spunti per un ipotetico remake. L’ultimo caso è stato quello dei fratelli Joe e Anthony Russo, che hanno avanzato l’idea di uno show tv. Ma se da un lato c’è un’accesa community di nostalgici, dall’altro c’è un secondo gruppo di persone che boicottano la realizzazione. The Warriors, infatti, è definito anche noioso o addirittura trash e secondo alcuni non meriterebbe tutte queste attenzioni, trattandosi di un film sopravvalutato. Che non possa piacere a tutti non è un mistero, ma non si può dire lo stesso del messaggio trasmesso. Battute iconiche e una splendida scrittura, hanno delineato un affresco generazionale che manterrà per sempre il ricordo di quell’epoca, tenendo sveglio il desiderio di libertà ed anarchia che caratterizzava la fine del XX°secolo.