Piccole Donne Recensione

Piccole Donne Recensione | Con l’amore si può arrivare ben oltre i propri sogni. Ma cosa accade quando tutto intorno a noi ci vieta persino di credere di poter aspirare a qualcosa? Piccole Donne, un romanzo che farà per sempre ricordare il nome di Louisa May Alcott come superstite di un periodo che non regalava nulla alla figura femminile, prova a rispondere a questa domanda. Greta Gerwig abbraccia il pensiero dell’autrice cercando di unire i suoi primi due libri dedicati alle avventure delle sorelle March. Questo film è la chiara lettera di una donna verso il mondo e dice: esisto anche io. Utilizzando Jo come figura portante, la regista tenta di ripercorrere entrambi i capitoli, trovando non pochi ostacoli nel riportare ogni singolo momento scritto. E per molti versi ci riesce. Anche se alle prime armi con la macchina da presa, sa come approcciarsi al pubblico e come trattare svariati punti principali nella trama… ma non è abbastanza. Gli spettatori avranno difficoltà a seguire la pellicola, se non possiedono un’idea generale della trama o se non hanno letto i libri. Seppur non si vogliano mettere in dubbio le doti professionali della cineasta, ci sono delle piccole accortezze tecniche e soprattutto di camera che andrebbero revisionate e che sicuramente miglioreranno in futuro. Nonostante questo, l’opera vanta di un eccellente cast che interpreta al meglio ogni personaggio.

Partendo dal principio, si possono tracciare due linee temporali che danzano tra loro con una successione animata di scene in forte contrapposizione, adatte a descrivere sia le gioie che i dolori di una famiglia americana non più benestante. Uno dei più grandi problemi del lungometraggio sono proprio i sette anni di differenza che sono trascorsi tra passato e presente. Vediamo le nostre protagoniste crescere e cambiare, ma in realtà lo spettatore non riuscirà ad immedesimarsi abbastanza da amarle, né a conoscere i loro pregi e difetti. Ci sono molte sequenze citate dalla Gerwig che, per complicazioni relative alla durata, sono state unite e mischiate tra loro. Delle volte sarà anche difficile capire in quale percorso cronologico ci stiamo muovendo, se non si farà abbastanza attenzione ai dettagli. La volontà di dare spessore al libro vive invece nella perfetta rappresentazione di alcuni dialoghi e delle lettere scritte a mano. L’atmosfera degli anni ’60-’70 dell’800 si può assaporare grazie ai colorati costumi sfoggiati dai personaggi, che variano di manifattura ed eleganza a seconda della classe a cui fanno riferimento. Insegne dei negozi, nuvole grigie e strade affollate da uomini sempre indaffarati, rappresentano una New York appena ripresa dalla guerra, viva e tremendamente affascinante. I balli si differenziano anch’essi tra loro: gli aristocratici sono più pacati e raffinati persino nel sorseggiare il proprio vino mentre i popolani gridano e si divertono bevendo birra e girando nelle sale dei pub.

 

La ricerca della felicità è un obbiettivo comune per cui lottare e, per ognuna delle quattro sorelle, raggiungerlo significherà perdere e trovare qualcosa.

 

I parallelismi tra ieri e oggi non finiscono mai e si alternano eventi di estrema felicità ad altri di malinconia, che solo chi conosce a fondo la storia può davvero patire. Il viaggio delle sorelle March si conclude per ognuna di loro dopo varie peripezie. Ciascuna imparerà qualcosa dai propri errori, ma ci sono molti rimpianti ed il finale si può dire che non riesca ad appagare chi avrebbe voluto una rivalsa di qualche tipo. La protagonista principale Jo sarà costretta a sottostare ad una società che non offre nessuna garanzia, sempre pronta a rubare da chi ha talento per guadagnare qualche dollaro in più. Scontenta delle proprie opere ammirate da un pubblico che paga per volere solo qualcosa di già visto e commerciale, deciderà di ribellarsi e scriverà della propria vita. Tra drammi familiari ed amori mai sbocciati, le ragazze ormai divenute donne si trovano ancora una volta a fronteggiare qualcosa di invisibile, più potente di qualsiasi altro nemico: loro stesse. Il “Viaggio del Pellegrino”, libricino consegnato loro dalla madre quando erano ancora delle bambine, servirà a farle migliorare, riconoscendo e provando a cambiare le loro lacune. Sfortunatamente, questo aspetto centrale è stato totalmente tagliato nel film e lo spettatore non potrà mai capire quanto queste giovani siano cambiate nel corso dell’anno su cui il primo romanzo si dedica.

Piccole Donne
Jo e Laurie si scambiano un ultimo sguardo prima di dire addio alla possibilità di amarsi

L’amore può davvero prevaricare le difficoltà oppure ci sono delle conseguenze? Zia March (Meryl Streep) afferma che solo una donna ricca può decidere di non sposarsi e che le altre devono trovarsi un buon partito per non avere un’esistenza miserabile. Forte contrasto con ciò che invece viene detto da Mamma March (Laura Dern): “meglio vivere con l’uomo che ami anche se povero, piuttosto che maritarti con uno ricco e rimpiangere le tue scelte”. La ricerca della felicità è un obbiettivo comune per cui lottare e, per ognuna delle quattro sorelle, raggiungerlo significherà perdere e trovare qualcosa. Meg (Emma Watson) smetterà di aspirare al lusso per sposare John, di cui è innamorata. Anche se tra mille problemi finanziari, capirà che i soldi non possono comprare ciò che è più importante. Jo (Saoirse Ronan) perderà l’amore della propria vita perché ancora troppo indecisa sul futuro che vorrà intraprendere, ma non si darà per vinta e troverà una propria piccola indipendenza senza doversi privare di entrambe le cose. La tenera Beth (Eliza Scanlen) con la sua timidezza, comprenderà che non esiste solo la casa come unico luogo sicuro e riuscirà ad intenerire il cuore del Signor Lawrence con la propria passione per la musica.

La ragazza, infine, darà la propria vita per far capire a Jo quanto il suo talento non debba essere sprecato nello scrivere qualcosa che non pensa e che non approva. Amy (Florence Pugh), vissuta nell’ombra delle altre tre, mai apprezzata abbastanza e sempre viziata dai più grandi, capirà che la vanità non porta a nulla proprio come l’amare qualcuno per forza. Troverà la felicità sposando l’uomo della sua vita e sarà l’unica ad avere un vero e proprio cambiamento. Ancora una volta c’è da dire che tutte queste accortezze e dettagli sopracitati non saranno presenti nella pellicola come ora esposti, perciò le scene appariranno meno godibili durante la visione. Gli ideali di Jo vengono schiacciati dalla critica, si ritrova ad essere la solita eroina da romanzetto adolescenziale, obbligata a sposare qualcuno per dare un lieto fine alla propria storia, sebbene questo uccida unicamente la sua libertà. Essendo un adattamento, Greta Gerwig ha solo ribadito, in un’altra forma, un messaggio che esisteva già da 200 anni. Ma adesso è più forte che mai e la modernità inizia a mostrare i propri frutti. C’è ancora molta strada da fare per rendere giustizia alla figura femminile, ma sicuramente un faro su cui poter far sempre riferimento c’è, e si chiama Piccole Donne.