Come abbiamo già detto nel nostro recap dell’evento, nel corso dell’Esport Fest abbiamo avuto la possibilità di incontrare diverse personalità di spicco nell’ambito del gaming professionistico: tra queste, siamo riusciti a intervistare Emiliano “S-Venom” Spinelli, campione italiano di PES, qualificatosi al secondo posto agli europei di quest’anno. Con la sua esperienza di ormai più di dieci anni, S-Venom è pronto a rispondere alle nostre domande, ovviamente a tema esports.
Raccontaci della tua esperienza nell’ambito esports.
Ho iniziato a partecipare agli eventi competitivi da quando ancora non si chiamavano così, ho fatto il mio primo torneo nel 2007 iniziando come tutti, con le classiche garette nei negozi di quartiere. Ciò che mi ha stimolato di più è stata la voglia di competere e vincere relazionandomi, allo stesso tempo, con nuove persone, ed è proprio quest’ultimo obiettivo ad avermi spinto a partecipare a tornei prima in tutta Italia ed adesso anche in Europa.
Cosa cambieresti nella scena esports italiana?
Ciò che manca attualmente è la competenza: avere figure esperte che conoscono il gioco che stanno gestendo, in modo tale da capire le esigenze dei giocatori, mettere questi a proprio agio ed in condizioni ottimali per disputare l’evento.
Cosa ne pensi del paragone tra sport veri e propri e videogiochi che simulano questi ultimi, proprio come PES?
Innanzitutto la prima cosa che salta all’occhio è che nei videogiochi simulativi non c’è uno sforzo fisico, ma lo sforzo mentale è molto più oneroso: quando finisci un torneo di alto livello ti senti davvero svuotato, poiché le energie consumate e lo stress causati dalla tensione della gara hanno fatto in modo che diversi top team assumessero dei nutrizionisti e dei mental coach, che aiutano l’atleta su questi aspetti. Inoltre tengo a precisare, riguardo le passate polemiche sulle olimpiadi, che non è che chi gioca ai videogiochi simulativi è automaticamente pronto per partecipare alla scena competitiva. Bisogna distinguere il pro player esports e l’utente appassionato del genere che si diletta a giocare, così come esistono i calciatori professionisti e i vari amanti del calcio che si organizzano tra amici per disputare qualche partitella.
Secondo te perché in Italia non riusciamo a sfornare molti talenti esports?
A livello di giocatori l’Italia ha molti talenti, ma ciò che manca al nostro paese sono i team, anche se c’è qualche organizzazione che sta provando a crescere. Nonostante tutto, però, siamo ancora indietro anni luce alle altre realtà estere. Manca la struttura.
Ultima domanda: che consiglio daresti ad aspiranti giocatori esports?
Il mio consiglio è semplice e vale anche per i livelli più alti: bisogna che vi divertiate, se questo fattore manca è molto difficile fare buone performance. Infine, bisogna fare molta gavetta, cercare subito la squadra di prima fascia non è una cosa che consiglio poiché credo che il mondo degli esports sia molto meritocratico, quindi saranno i vostri risultati a far interessare i top team.
Noi di VMAG ringraziamo S-Venom per la disponibilità concessa e gli auguriamo il meglio per le sue prossime competizioni.
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