Arise: A Simple Story Recensione | In tutti questi anni abbiamo visto come il videogioco sia un grandissimo strumento per raccontare belle storie. A volte quest’ultimo è l’unico obiettivo, casi in cui la trama è preponderante e il gameplay resta sempre al suo servizio. Poi ci sono situazioni più particolari, nei quali la ricerca della poesia incontra delle meccaniche solide che hanno l’intento di stupire il giocatore sia per loro intrinseca qualità che per il loro metaforico collegamento agli eventi narrativi. Tra le opere di questo genere ricordiamo ad esempio Gris, ottima esperienza realizzata da Nomada Studio. Oppure, andando un po’ indietro con il tempo, ICO, capace di fare della sua dinamica di gioco principale un trionfo di emozioni. Arise: A Simple Story è un altro titolo che abbraccia questa filosofia. Si tratta del prodotto di debutto di Piccolo Studio, team spagnolo che si è detto incentrato su avventure in grado di lasciare un messaggio. Andiamo quindi subito a scoprire se lo scopo è stato raggiunto.
Spesso, quando si punta molto sul coinvolgere emotivamente il giocatore, si può rischiare di trascurare fin troppo altri dettagli importanti e sfornare quindi una bella esperienza ma con varie mancanze che la rendono incompleta. È in realtà un discorso difficile da affrontare, dato che in questi casi non esiste nessun tipo di regola e la qualità di ciò che viene realizzato dipende dal titolo che si va a prendere in esame. Sta di fatto che, da questo punto di vista, Arise: A Simple Story è un’opera ben equilibrata, meritevole di non rinunciare ad un gameplay interessante per favorire la trama, e viceversa.
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Arise: A Simple Story possiede una narrazione dalla delicatezza travolgente, che fa del silenzio il suo elemento principale.
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Al contrario, il primo lavoro di Piccolo Studio fonde i due elementi per creare un connubio magnifico che sa come soddisfare sia chi desidera una bella narrazione che chi cerca un buon game design. I primi troveranno una narrazione dalla delicatezza travolgente, che fa del silenzio il suo elemento principale. Nessuna voce, nemmeno una singola linea di testo: Arise punta tutto sul valore delle immagini, delle ambientazioni e la loro atmosfera, del suo lato artistico e della colonna sonora. Sul valore, in particolare, del significato delle azioni dell’anziano impersonato dal giocatore. Un personaggio di cui non ci viene neanche comunicato il nome, ma con cui riusciamo lo stesso ad empatizzare. Ne ripercorriamo i ricordi, la vita, le gioie e i dolori, con un gameplay sempre coerente al suo stato d’animo e ricco di metafore. Quello del titolo è insomma un silenzio potentissimo, ulteriore dimostrazione di come non servano necessariamente lunghi dialoghi per raccontare un’avventura. Una trama che, nella sua semplicità, è in grado di appassionare e trascinare.
La difficoltà molto bassa fa di esso un titolo adatto a tutti, ma non per questo banale o poco originale. I dieci livelli che compongono l’avventura sono infatti vari e ricchi di idee, uniti da una meccanica di gioco molto interessante. Tramite lo stick destro del controller è possibile manipolare il tempo, influenzando così l’ambiente che circonda il giocatore. Ogni stage in questo senso ha le sue unicità, e sorprende sempre osservare come proprio il controllo dei diversi elementi del prodotto abbia spesso un significato specifico. In questo e altro si nota tutta la cura e l’amore che il team ha infuso nella produzione.
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La regia e le musiche di Arise: A Simple Story riescono a rendere certi momenti di gioco memorabili.
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I controlli sono semplici e basilari, tuttavia potrebbe capitare in certe occasioni di non riuscire a calcolare al meglio alcuni salti. Nulla di così frustrante comunque, considerando che i checkpoint sono ben inseriti e il gioco non punisce mai il giocatore che, al contrario, viene spesso premiato. Il titolo infatti non presenta solo corridoi e percorsi esclusivamente lineari, ma anche varie strade secondarie. Queste conducono a collezionabili intelligentemente nascosti: i ricordi. Si tratta di deliziosi disegni raffiguranti il susseguirsi di eventi della trama, che dunque spiegano piccoli dettagli della narrazione attraverso immagini. Nel proseguimento della sua avventura il fruitore è accompagnato da una telecamera fissa che non manca, la maggior parte delle volte, di indicargli correttamente la strada da percorrere. In certi momenti la regia diventa la vera e propria protagonista di ciò che accade a schermo e, aiutata dalle musiche di sottofondo, rende il tutto memorabile.
Non si può infatti non citare la colonna sonora, altro aspetto portante dell’intera realizzazione. Anch’essa cambia a seconda delle situazioni, ma mostra perlopiù note dolci, tristi, morbide e piene di speranza. Se artisticamente il titolo risulta a tratti impeccabile, da un punto di vista tecnico possiede qualche piccola imprecisione, anche se nulla di eclatante. Insomma, parliamo di un gioco con davvero piccole pecche di grande importanza, anche se forse a qualcuno la bassa longevità e rigiocabilità potrebbe scoraggiare. Per quanto il viaggio si riesca a portare a termine in poche ore, riteniamo che la lunghezza sia comunque adatta al genere di esperienza che l’opera vuole offrire.
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