Se qualcuno vi dicesse che l’accesa diatriba tra Fifa e PES fosse destinata a terminare di colpo con l’arrivo sul mercato di un terzo incomodo, gli dareste probabilmente del matto. Eppure fu proprio questo che accadde nel lontano 1993, quando il primo episodio del frachise targato Electronic Arts debuttò sul Megadrive. Sebbene non avesse ancora la profondità strutturale per contendere a Kick Off e Sensible Soccer la palma di miglior simulazione calcistica esistente, Fifa International Soccer riuscì di fatto a strappar loro le luci della ribalta, dimostrando ai rispettivi fan che l’ormai collaudata prospettiva top-view non rappresentava l’unica soluzione in grado di rendere adeguata giustizia al gioco più amato del mondo.Il merito di quest’impresa appartenne al coraggioso approccio stilistico adottato dai responsabili del progetto in fase di sviluppo.
Affidando la rappresentazione visiva delle partite ad un robusto impianto isometrico, essi conferirono all’azione una profondità dinamica mai vista prima, che avrebbe iniettato nuova linfa vitale ad un genere rimasto, forse per troppo tempo, vincolato alla “piattezza” propria dei classici di cui sopra. Gli estremi di questa rivoluzione non mancarono ovviamente di riflettersi anche sotto il profilo grafico. Dopo tanti anni vissuti a fissare sprite minuscoli, le cui fattezze ricordavano solo vagamente delle figure umane, gli utenti poterono ad esempio assumere il controllo di giocatori dalla fisicità molto più organica e solcare campi dal ben più elevato coefficiente di dettaglio. Col parallelo supporto di animazioni alquanto fluide e l’indulgente gestione della fisica del pallone ad imprimere al tutto una drastica svolta arcade, le sfide avrebbero in tal senso garantito e un esperienza di gioco davvero fresca, che non mancò di stregare milioni di appassionati.
Il Fifa che i possessori della storica 16Bit Sega impararono presto ad amare incondizionatamente, non godeva chiaramente delle straordinarie risorse contestuali a disposizione dalle sue più recenti incarnazioni, né aveva probabilmente l’ambizione di proporsi come simulazione a tutto tondo. Pur senza licenze ufficiali, giocatori fotorealistici e campionati per squadre di club ed ogni altro elemento che ne avrebbe progressivamente spostato il baricentro verso quella particolare impostazione, bar il gioco rivelava comunque uno spessore a suo modo insolito, che lasciava presagire già all’epoca un futuro glorioso per il brand. Non a caso, una Nintendo quanto mai aggressiva si sarebbe di lì a poco svenata spur di convincere i vertici EA a rompere gli esclusivi accordi stretti con la major di Osaka, per dedicarsi ad una pronta conversione SNES…
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