Shenmue III Recensione

Shenmue III Recensione | Difficili sono stati gli ultimi 18 anni per chi, nel 2001, aveva assaporato Shenmue II su quel gioiello di console che era il Dreamcast, piattaforma tanto ottima quanto sfortunata. Anni in cui magari, ogni tanto, ci si chiedeva parlando con gli amici quanto sarebbe stato bello sapere come continuava quella storia. Una storia di vendetta, quella di Ryo Hazuki, ma anche di crescita, di sfide, di momenti poetici e affascinanti, capace di immergere il giocatore al suo interno come poche altre opere hanno saputo fare. Un viaggio che parte dal Giappone, a Yokosuka, e arriva fino in Cina, luogo in cui il tempo si è però fermato, lasciando a tutti solo l’immagine impressa in mente di quel “The story goes on”. Ora che, con Shenmue III, il tempo ha finalmente ripreso a scorrere, tutto è continuato da dove lo si era lasciato, con Ryo e Shenhua pronti a cercare nuove informazioni riguardo gli specchi del Drago e della Fenice. Seguiamoli quindi nel loro percorso e andiamo a scoprire perché Shenmue III rappresenta, con tutte le sue imperfezioni, il degno terzo capitolo della serie di Yu Suzuki.

Ci sono pochi dubbi: Shenmue III è un prodotto fortemente anacronistico rispetto a quello che il mercato offre oggi in termini tecnici o semplicemente di ritmo di gioco. Eppure, ciò non rappresenta assolutamente un difetto. Ma andiamo per gradi. La nascita di questo terzo capitolo si deve in larga parte ai sostenitori su Kickstarter, i quali hanno reso possibile la sua esistenza che, di per sé, è un vero e proprio miracolo. Un’opera di questo calibro, che avrebbe quindi meritato un budget simile ai predecessori, è stata quindi realizzata con fondi ben più limitati rispetto a quanto si sarebbe investito se 18 anni fa fosse andato tutto liscio. Questo ha sicuramente influito su alcuni aspetti tecnici non proprio rifiniti al meglio, nonché caricamenti talvolta noiosi ed elementi che potevano sicuramente essere svecchiati. Tuttavia Shenmue III ha qualcosa che va al di là di qualunque tipo di budget: l’identità della serie, più forte che mai. Quello che colpisce del gioco è il suo remare contro ogni dogma stabilito dal mercato, cosciente di ciò che doveva essere e fedele alle sue origini. Un’opera che rappresenta tutta la ferrea volontà di un franchise dato per morto di resuscitare in tutto il suo splendore, guardare avanti, schivare ogni forma di suggestione e gridare al mondo “io sono Shenmue”.

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Tutti gli elementi che hanno reso celebre la serie ritornano in Shenmue III, mantenendo intatta la magia di quel “vecchio” gameplay.

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Perché diciamocelo: quello che ha fatto, e fa ancora oggi, Shenmue è rimasto ineguagliato. Nemmeno Yakuza, nonostante sia una serie di altissima qualità e simile in certi aspetti a quella di Yu Suzuki, riesce a regalare le stesse sensazioni. Quell’immedesimazione totale in un mondo reale e crudo in cui il protagonista è costretto ad addentrarsi per seguire i propri obiettivi, quel ritmo lento volto a far gustare al giocatore ogni singolo momento del viaggio di Ryo Hazuki, l’assenza di qualsivoglia indicazione e la ricerca di dettagli dai personaggi non giocanti, ognuno con un proprio nome e una identità. Tutti elementi che tornano nel terzo capitolo mantenendo intatta la magia di quel “vecchio” gameplay. Sia a Bailu, luogo da cui riprenderà l’avventura, che nelle aree successive ci si deve armare di pazienza e investigare, parlare, lavorare per guadagnare qualche yuan o allenarsi con fantocci di legno o in dojo per incrementare le proprie abilità in combattimento. È possibile anche concedersi qualche momento di svago collezionando i classici gashapon, divertendosi nelle sale giochi, scommettendo in una gara di tartarughe e molto altro. Così come nei primi due episodi, anche qui le attività possibili sono molte e contribuiscono a dare varietà ad ogni giornata.

Shenmue III
In lontananza il villaggio di Bailu, prima tappa del viaggio di questo terzo capitolo.

Un elemento fondamentale del titolo è infatti il tempo. Il suo avanzare influenza, anche se qui in maniera decisamente più limitata, i movimenti degli NPC, l’apertura e la chiusura di determinate attività, ma anche specifici momenti della trama. Una storia che quindi avanza lentamente, ma che non per questo annoia il fruitore. Il bello di Shenmue sta proprio nel modo in cui è vissuto, mai di fretta e sempre in prima persona. Obiettivi che cambiano di continuo, di cui Ryo prende sempre nota nel suo taccuino, e uno scopo finale arduo da raggiungere, di cui il titolo fa sentire l’importanza proprio grazie alla difficoltà con cui si riescono a carpire informazioni e ad aggiungere ulteriori tasselli alla nostra ricerca. La narrazione è supportata ovviamente da bellissime cutscene, con quell’atmosfera tipica della saga, a volte poetica e altre volte più epica, con un’ottima regia e con musiche meravigliose. Orientale e delicata, la colonna sonora varia da tracce riprese dagli altri capitoli ad altre del tutto nuove, contenenti anche un pizzico di nostalgia nelle loro note. La musica in Shenmue è sempre stata importante, e Yu Suzuki e il suo team di certo non hanno dato l’impressione di esserselo dimenticato. Non mancano nemmeno le particolari scene intrise di quei Quick Time Event a cui diede vita lo stesso Suzuki. Di certo sono meno profonde rispetto ai predecessori, tuttavia restano difficili e divertenti al punto giusto.

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Shenmue III compensa i suoi problemi tecnici con un lato artistico di ottima qualità

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Come già accennato in precedenza, però, i difetti veri e propri al gioco non mancano. Passando oltre la doverosa protezione della filosofia della serie e lo scarso budget, sono presenti alcune ingenuità abbastanza fastidiose. Ad esempio, l’analisi di oggetti in prima persona, per quanto faccia comprendere come il gioco sia curato nei piccoli dettagli (a volte anche auto-citazionistici), avrebbe potuto essere svecchiata rendendo il tutto più accessibile e comodo. La stessa cosa vale per l’attivazione del comando dei dialoghi, spesso più macchinoso del dovuto, anche se ciò che fa storcere il naso in più di un’occasione è la gestione di alcune conversazioni. Così come ne esistono di ben fatte, ce ne sono altre che hanno poco senso, sono banali o a volte sconnesse. Causa di questo è da attribuire anche alla traduzione italiana tutt’altro che perfetta e che presenta varie sbavature ortografiche. Problemi prettamente tecnici riguardano invece qualche lieve calo di frame rate (che per fortuna non mina l’esperienza) e un pop up di NPC eccessivo in alcune zone.

Shenmue III
Tramite dei manichini di legno Ryo può allenare la sua resistenza e conseguentemente il suo livello di Kung Fu.

Una meccanica di cui non abbiamo però ancora parlato sono i combattimenti, anche questi fondamentali sia nel gameplay che nel percorso di crescita di Ryo. Proseguendo nel gioco si avrà accesso sempre a più tecniche, in modo che ci sia una maggior eterogeneità di azioni disponibili durante gli scontri. È importante parare, schivare e attaccare al momento giusto, anche se c’è da sottolineare che la sfida varia a seconda della difficoltà scelta. Il feedback dei colpi è generalmente ottimo, mentre quello della parata purtroppo non riesce a restituire sempre una risposta soddisfacente. Infine, per quanto tecnicamente presenti alcuni problemi, Shenmue III compensa il tutto con il suo lato artistico. Riesce infatti a regalare bellissimi scorci e paesaggi, grazie soprattutto a delle ambientazioni suggestive che rendono questo possibile.

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