Scatola Nera Recensione | Quando abbiamo letto il titolo di questa serie che sarebbe approdata verso fine novembre su Amazon Prime Video, la prima cosa che ci è venuta in mente è quel box installato negli aerei o imbarcazioni che si recupera in caso di incidenti. Quindi, immaginandoci già un certo tipo di programma, siamo rimasti piacevolmente sorpresi nello scoprire che invece si trattava di tutt’altro. Scatola Nera è difatti una fiction tutta italiana, prodotta dalla collaborazione tra l’azienda specializzata nel commercio digitale e la casa di produzione ZEN Europe. Insieme hanno dato vita a un qualcosa che va a toccare certe corde nell’animo umano, facendoci intendere che nella vita nulla è come appare. Ognuno dentro di se porta qualche segreto da nascondere, e ciò comporta un atteggiamento verso gli altri ma soprattutto verso se stessi fuori dall’ordinario.
Prendete un gruppo variegato di persone ciascuno con i propri problemi, rinchiudetele in una casa dove dovranno stare a contatto sette giorni su sette per 24 ore consecutive, ed ecco che avrete un ambiente ostile dove la tensione si taglia con il coltello. Queste sono le basi della trama di Scatola Nera, dove otto protagonisti iniziano una convivenza quasi forzata per raggiungere un obbiettivo specifico. A riunire questo gruppo di disagiati è Tobia (Alessandro Betti), ex capocomico di una compagnia teatrale sparito per 10 anni e riapparso quasi dal nulla, con l’intento di metter su uno spettacolo. A riempire i vari ruoli del cast ci saranno la sua ex-fidanzata Monica (Marta Dalla Via), gli amici di lunga data Antonio (Antonio Ornano) e Marta (Marta Zoboli), più due giovani che con le loro azioni aumenteranno, volente o no, l’agitazione perennemente presente, ovvero Valentina (Ilaria Serantoni) e Luca (Luca Cesa). A completare il tutto c’è Enzo (Enzo Paci), il “buono” della situazione, e Chiara (Marial Bajma Riva), ragazza apparentemente innocua che a quanto pare sta li solo per dare una mano. Lo show andrà in scena in un piccola location situata in periferia che sarà occupata fino al giorno della prima. Non resta dunque che unire le forze e rinchiudersi tutti congiuntamente in una casa lì vicino abbastanza spaziosa da ospitare tutti, sperando che le cose vadano nel migliore dei modi.
Tutti loro portano con se uno scheletro nell’armadio, che già dai primi minuti risalta agli occhi dandoci una leggera infarinatura su che tipo di soggetto abbiamo di fronte
Ognuna delle otto puntate (che non dureranno più di mezz’ora) si concentra su di un attore alla volta, svelandone i retroscena e i pensieri. Tutti loro portano con se uno scheletro nell’armadio, che già dai primi minuti risalta agli occhi dandoci una leggera infarinatura su che tipo di soggetto abbiamo di fronte. C’è chi deve scontrarsi con i debiti di gioco, chi con i tradimenti di lunga data, e anche chi è perseguitato da stalking. Ma queste sono solo una faccia della medaglia, e il cercar di scoprire cosa animano quelle azioni, cosa li spinge nel profondo è uno dei motivi che fanno restare attaccati allo schermo. Si inizia a empatizzare con alcuni di loro, a odiarne di altri in una continua crescita che ti porta a ricredersi sulle ipotesi che se erano fatte all’inizio.
Ogni episodio è montato in maniera alternata, dove le varie prove di recitazione fatte nel casale della combriccola sono seguite di pari passo dalla loro messa in scena sul palco. Ciò comporta incessanti salti temporali, che danno anche un’idea generale su come si svolgerà il finale. Ovviamente non mancano i colpi di scena che rimescolano le carte in tavola, lasciando quell’alone di mistero che non ci abbandona mai fino alle fase terminali. Gli artisti in questo caso interpretano in maniera ottimale le loro parti, facendo trasparire sempre quel tanto che basta come un abile mago, che con una mano attira l’attenzione mentre con l’altra si prepara a stupire. Complice di certo anche una buona regia che sposta l’occhio dello spettatore dove vuole, scambiando sapientemente momenti tragici che riflettono la realtà con quelli più leggeri che trovano spazio nel teatro.
Scatola Nera, a conti fatti, si è rivelato essere un bellissimo esperimento italiano da vedere tutto d’un fiato. Magari parte con una certa lentezza che si sblocca dal terzo capitolo, ma una volta presi è difficile staccarsene. La voglia di scoprire cosa si cela dietro quella maschera di finzione che tutti portano con tanto orgoglio ci ha lentamente stregati. Il finale poi è qualcosa che ha largamente superato le nostre teorie, manifestando la vera natura di alcuni personaggi sui quali ormai ci avevamo messo una pietra sopra. A nostro dire, in ogni caso, la descrizione della serie non centra in pieno il prodotto, ovvero crime-comedy. Per le vicende che si consumano all’interno di quest’opera, e soprattutto per come vengono proposte, ci sentiamo più in vena di definirlo “dramma” con alcuni elementi “soft-comedy”. Probabilmente non sarà l’opera rivelazione dell’anno, ma di sicuro è un ottimo punto d’inizio per far conoscere al mercato globale il potenziale che abbiamo, e sperare che questa sia solo la prima di una serie di successi.