Come per Lullaby, anche Cosmo Express è stato il fortunato vincitore di una selezione fatta dal maestro SUDA51 tra una serie di opere proposte da giovani studenti. Entrambi i titoli sono nati dalla collaborazione tra un’università italiana e una giapponese. I ragazzi di entrambe le facoltà si sono messi in gioco per sperimentare sulla loro pelle cosa volesse dire lavorare in un team con uno scopo: realizzare un proprio videogame. È sbocciato così “Project Infinito”, dando così il via a una collaborazione che ha sfidato la distanza e la barriera linguistica per dar vita a un qualcosa di prettamente originale. Senza altri indugi, scopriamo come se la sono cavata questi ragazzi.
Cosmo Express è un videogame che fa della trama e dei puzzle la sua punta di diamante. Non troverete infatti esplosioni o momenti action in cui destreggiarvi, ma una storia tutta da esplorare con segreti da scoprire. Tutto inizia con il nostro primo giorno di lavoro a bordo della locomotiva più famosa dell’intero sistema solare. Tale mezzo è importante non solo perché riesce a raggiungere pianeti distanti, ma poiché è la prima struttura mai realizzata che ospiti al suo interno sia umani che alieni di ogni forma. Ciò che dovremmo fare in qualità di controllori (stagisti controllori per la precisione) sarà quello di sorvegliare e chiacchierare con i vari pendolari scorrendo lateralmente tra un carro e l’altro, così da render il viaggio più confortevole. O meglio questo sarebbe il normale obiettivo, se non fosse che Stella, la figlia di un pezzo grosso della società, non stia attraversando la galassia insieme a voi in una delle cabine vip. Il vostro compito dunque si allargherà a soddisfare i capricci della fanciulla oltre ad aiutare i passeggeri con i loro problemi e domande.
Purtroppo, come detto poc’anzi, il Cosmo Express ospita al suo interno numerose specie viventi, ognuna con una propria cultura ma soprattutto con lingue differenti. Come fare allora a comunicare con tutti? Per fortuna il nostro capo robotico dispone di un dispositivo che accresce il nostro vocabolario, rendendoci capaci di parlare così in più idiomi. Qui entra inscena la componente puzzle: la schermata cambia completamente, trasformandosi in uno sfondo stellato con parole chiave dentro delle sottospecie di baloon. Un treno passerà in mezzo a queste frasi, e in un tempo limitato dovremmo scegliere una combinazione vincente di termini che più si avvicinano al discorso che vogliamo tradurre. Si tratta di un meccanismo trial & error dove bisognerà portare tanta pazienza e avere un minimo di intuito. In giro per i molteplici vagoni ci sono oltretutto riviste e poster che assisteranno il protagonista insegnandoli nomi fino ad allora sconosciuti.
L’esperienza finale che abbiamo sperimentato è risultata piacevole ma anche un attimo disorientate. La mancanza di un vero tutorial iniziale ci ha fatto penare non poco prima di capire al meglio i tecnicismi che lo regolano. Per carità, si parla sempre di studenti alle prime armi che si affacciano adesso in questo settore, ma comunque sono questi piccoli dettagli che fanno la differenza. Bisogna comunque riconoscergli il coraggio nell’aver sviluppato qualcosa di nuovo, e soprattutto l’aver unito in maniera così equilibrata degli sfondi bidimensionali con soggetti 3d. Non resta che aspettare il prodotto finale, e vedere come se la caverà su più piattaforme.