Klonoa è un personaggio abbastanza particolare: la sua fisionomia ricorda quella di un felino, ma le sue grandi orecchie rimandano più ad un coniglio. A tal proposito, i fan lo definiscono un cabbit, termine che fonde appunto le parole inglesi “cat” e “rabbit”, a delineare un aspetto che include tratti caratteristici di entrambe le specie. Certo, a vederlo bene, sembrerebbe qualcosa di ancora differente, ma questo soprattutto per gli attributi umani che gli appartengono. Insomma, un animale di questo genere che cammina a due zampe e indossa cappello e scarpe è abbastanza insolito, per usare un eufemismo. A precisare ciò interviene un ulteriore termine, kemono, volto ad indicare quelle figure artistiche che rappresentano animali dotati di elementi distintivi propriamente umani. Ebbene, il nostro “cabbit kemono” è stato protagonista anni fa di una serie platform di tutto rispetto, il cui primo capitolo, Klonoa: Door to Phantomile, ha visto la luce sulla prima PlayStation nel lontano 1997 grazie a Namco. Cavalcando l’onda di recenti rumor che vogliono un ritorno della saga, andiamo quindi a parlare delle peculiarità del suo capostipite.
Che lo si provi in versione originale o nella sua edizione rivisitata su Nintendo Wii, la sostanza non cambia: Klonoa Door to Phantomile propone un’esperienza a piattaforme 2.5D avente una meccanica di interazione con nemici e ambientazione abbastanza peculiare. Sono assenti infatti veri e propri attacchi offensivi, e ciò a cui il protagonista deve affidarsi, oltre alle sue orecchie svolazzanti, è un potere che consente di raccoglierli e scagliarli dove si preferisce, anche in fondo allo schermo o verso il giocatore. Una dinamica con molte potenzialità e che apre a varie idee di level design, che per fortuna la Namco dei tempi ha saputo sfruttare sapientemente. Molte situazioni di gameplay richiedono il saggio utilizzo dei nemici intorno a noi, i quali allo stesso tempo ci ostacolano e ci permettono di proseguire. Una volta presi con il nostro anello, potremo ad esempio darci una spinta verso l’alto per superare mura troppo alte, oppure lanciarli sul fondale per colpire qualcosa di utile, in modo simile a quanto accade nel recente Yoshi’s Crafted World.
Ciò condiziona ovviamente anche la ricerca dei collezionabili, elemento sempre molto importante per un platform e la rigiocabilità dei suoi livelli. Molti di questi infatti sfruttano bene la meccanica dell’anello, la quale è spesso fondamentale anche per accedere a vere e proprie aree extra. La tridimensionalità degli stage è ottima da questo punto di vista, ed è qualcosa a cui ci si può ricollegare per parlare di un altro aspetto da apprezzare: la profondità e non linearità dei quadri. È possibile incontrarne alcuni molto articolati, in cui è necessario anche ripercorrerne una parte in senso opposto o tornare in degli stessi punti in seguito all’apertura di certi passaggi. In generale il level design è veramente ben fatto, e non mancano sezioni uniche con cambiamenti di visuale o simpatiche boss fight.
Un altro pregio del titolo sono sicuramente le bellissime cutscene, le quali scandiscono una trama semplice ma in grado anche di regalare emozioni. L’avventura del gatto volante e del compagno Huepow, intenti a contrastare i piani del malvagio Ghadius e del clown Joka, è infatti qualcosa di infantile ma anche profondo in alcuni casi. A seguire le vicende di Klonoa è stato il secondo capitolo, denominato Klonoa 2: Lunatea’s Veil, approdato su PlayStation 2 nel 2001. Per il resto, la serie ha visto vari spin-off, molti dei quali dedicati al Game Boy Advance, mentre purtroppo negli anni seguenti non è stata più presa in considerazione, se non consideriamo il remake per Wii. Tuttavia, come accennato ad inizio articolo, la possibilità che essa ritorni esiste e alcuni rumor indicano si possa trattare di una ulteriore remastered del primo episodio. Non resta insomma che sperare in informazioni ufficiali ma, nell’attesa, vi ricordiamo che potete trovare Klonoa: Door to Phantomile anche sul PlayStation Store di PS3 e PS Vita.