Languinis: la recensione di VMAG

Cane, albero, roccia, sole, nuvola: immaginate di dover dare un nome ad ogni elemento del creato, sarebbe di sicuro un lavoro faticoso e stancante. Per nostra fortuna, questo compito è spettato secoli or sono ai Languini, simpatici esserini ispirati alle civiltà precolombiane che hanno dovuto svolgere questo incarico per conto del Dio Fenice. Dopo un po’ però, come è anche giusto che sia, gli operosi Languini si sono stancati e hanno abbandonato il loro incarico, decisione che ha adirato non poco il loro onnipotente datore di lavoro, tanto da portare la divinità a decidere di punire i suoi sottoposti con la reclusione forzata. A quel tempo niente sindacati e niente scioperi.

Bene, ora che avete appreso questa premessa, dimenticatela poiché il titolo mobile Languinis non punta di certo sulla narrativa che, seppur simpatica e di colore, non è altro che un semplice contorno che ci spingerà a metterci in gioco nel tentativo di salvare i Languini catturati dal Dio Fenice. Ciò che ci interessa, nonché piatto forte del titolo, non è quindi il “cosa” ma il “come”: per sfidare la divinità il giocatore dovrà cimentarsi in una sorta di sfida a metà tra il famoso Ruzzle e l’eterno Bejeweled  (o Candy Crush Saga). Ad ogni partita infatti, siamo posti dinnanzi ad una griglia di gemme caratterizzate da diverso colore, una volta spostate le gemme e formata una combinazione da almeno tre tessere dello stesso colore, queste vengono distrutte e sostituite da lettere che possono essere utilizzate per formare delle parole. Al contrario delle gemme, che possono essere spostate solo in spazi adiacenti, vocali e consonanti possono essere accoppiate con totale liberà. Come è ovvio aspettarsi, distruggere gemme e formare parole garantisce punti a seconda di quante tessere o lettere sono state utilizzate nella combinazione.

Diciamolo, l’idea costituisce un piccolo colpo di genio: Languinis ha avuto il merito di unire e amalgamare due formule e meccaniche di gioco ben funzionali e collaudate in qualcosa di nuovo e divertente. L’ulteriore elemento che rafforza questo fattore di lode è la scelta di non inserire il tempo com variabile limite nei livelli: la sfida non è infatti una questione di tempismo, ma bensì di logica nel sapere gestire bene il numero limitato di mosse a nostra disposizione, il tutto per raggiungere i vari obbiettivi dello schema che si sta affrontando. Non si va infatti solo a caccia del punteggio più alto, ma per superare il livello spesso si è costretti anche a formare un certo quantitativo di parole che iniziano per una certa lettera, distruggere tot gemme di un dato colore o, in alcuni livelli, salvare il Languini di turno, procedimento che è assimilabile al riuscire a far cadere una tessera dalla parte alta dello schermo a quella bassa.

Quando si tratta di questi genere di titoli, incentrati sull’utilizzo di parole, si teme sempre che il vocabolario implementato nel gioco sia mal strutturato. In Languinis però questo pericolo non esiste, quindi non c’è nessun bisogno di ripassare le vostre conoscenze dell’antica lingua Maya: per compiacere il Dio Fenice basterà l’italiano. Nel gioco non ci sono solo lettere, ovviamente, ma anche immagini e suoni, aspetti di discreta fattura con una nota di merito particolare agli effetti sonori, che danno un certo senso di appagamento a base di tuoni, fulmini e sgretolamento di tessere quando si effettuano le combinazioni. Un po’ meno azzeccate sono invece le musiche, non tanto per la loro qualità ma per la curiosa scelta di di inserire una campionatura di brani che spaziano dall’epico a accompagnamenti musicali da clima teso: mi sono ritrovato spesso ad osservare il telefono in totale calma e rilassamento,  nel tentativo di individuare la giusta combinazione, mentre il gioco continuava ad intonare motivetti che sembravano volermi incitare a prendere le armi e ad abbattere le gemme a colpi di spada. Strano, non negativo, ma strano.


Ma insomma, se Languinis è così pieno di doti, cosa impedisce al titolo Tilting Point Spotlight di formare la parola “ottimo prodotto” con le proprie tessere ? La risposta è presto detta: micro transizioni. C’era da aspettarselo dato che il titolo è distribuito gratuitamente, ma gli acquisti nel gioco sono un po’ troppo invasivi. Se infatti all’inizio sarà possibile procedere nei livelli senza troppi problemi, già dal settimo o ottavo schema la difficoltà subirà un notevole aumento, fino a giungere a casi in cui proseguire senza l’utilizzo di abilità speciali sarà davvero, davvero ostico. Questo tipo di potenziamenti, che ad esempio ci permettono di rimuovere una tessera o trovare automaticamente la parola più lunga che è possibile formare con le lettere a nostra disposizione, si ricaricano anche con il tempo in forma gratuita, a costo di avere pazienza, molta pazienza. Stesso discorso va fatto anche per le “vite”che, una volta terminate, ci obbligheranno ad attendere  del tempo (in questo caso, per fortuna, l’attesa è minore di quella per ottenere i potenziamenti) o a mettere mano al portafogli per continuare a giocare.

In definitiva, Languinis è un gioco divertente e, seppur con qualche sbavatura, dotato di un buon livello di sfida e longevità. L’idea alla base delle meccaniche è molto valida e intelligente,inquinata però da un sistema di micro transizioni velatamente imposto. Non che i ragazzi di Tilting Point Spotlight siano i primi a strutturare la loro creatura in questo modo, ma si sarebbero potute trovare soluzioni meno frustranti, quali, ad esempio, il non limitare il numero di vite (e quindi i tentativi per superare un livello) o ridurre di molto la ricarica di alcune abilità. Essendo comunque, di base, un prodotto gratuito, tutti i fan dei generi da cui trae ispirazione dovrebbero scaricarlo, anche solo per fregare un Languini o due a quell’antipatico, e avaro, del Dio Fenice.