Little Town Hero Recensione

Little Town Hero Recensione | È un giorno importante in casa Nintendo. Dopo oltre un anno di attesa tra annunci ufficiali e contenuti divulgati con il contagocce, si affaccia sul mercato Little Town Hero. Sviluppato da Game Freak, software house decennale che ha plasmato il brand videoludico Pokémon per come lo conosciamo oggi, l’opera gode della speciale collaborazione con il giovane e talentoso Toby Fox, lo sviluppatore indie che con un “titoletto” come Undertale – si fa per dire – ha fatto la storia sul mercato. Lo stesso ha profondamente ispirato il team nipponico, dato che, a dirla tutta, la sua traduzione in giapponese non ha fatto altro che consolidare il rapporto di fiducia con il giovane statunitense. Le informazioni al riguardo sono state davvero poche, infatti solo pochi giorni fa è stata diffusa la prima ora di gameplay, ma finalmente ci siamo. Premesse da sogno dunque, per un progetto che plana sopra le ideologie di due brand unici e memorabili, ma sarà stato un felice connubio? Vi ricordiamo che l’esclusiva Nintendo in questione è approdata sul mercato il 16 ottobre 2019 ed è disponibile all’esiguo prezzo di 25 euro, sia in copia fisica che digitale.

Little Town Hero nasce per essere sin da subito un prodotto fuori dagli schemi ruolistici e di longevità ancorati al genere RPG. Il producer Masao Taya ha difatti più volte sottolineato che il progetto vuole affermarsi come un’opera adatta a un pubblico maturo e amante del genere, sdoganando la necessità di farlo durare oltre 50 ore. Non serve, se il prodotto è confezionato con intelligenza. Rovesciare un genere può risultare a volte pericoloso, specialmente se dimostra velleità nel proporre innovazioni prepotenti. La storia stessa è il rovescio della medaglia del genere ruolistico: siamo ormai abituati a solcare indomiti paesaggi e un brulicante paesaggi pieni di abitazioni di fortuna, oltre che spaventosi dangeon. Nel poetico paradosso che è Little Town Hero, tutto è racchiuso nello stesso titolo: una piccola città che diventa sede di un vortice di avventure da vivere – letteralmente – tutte d’un fiato, perdendosi tra le vie della cittadina. La formula dell’eroe perfetto, marchio di Game Freak, è riproposto anche qui nel preambolo. Siamo alle prese difatti con uno scapestrato ragazzo dai capelli rossi, che vive la sua routine in attesa che arrivi l’avventura giusta per lui. La trama stessa, in pieno stile Pokémon, genera in antitesi il rivale di turno, Mardock, un giovane presuntuoso in eterna lotta con il protagonista per diventare il migliore. Sebbene la città sia un micromondo alla Animal Crossing, il tutto è regolato ad opera d’arte. Il mondo di gioco è difatti vivace e ricco di personalità, complice la caratterizzazione degli abitanti, ognuno con uno spirito ben distinto e sopratutto umano. Un dettaglio non da poco, reso tale grazie a una raffinata scelta dei dialoghi, oltremodo esilaranti e che vi faranno apprezzare le dinamiche sociali ancor di più tra i personaggi cardine.

Little Town Hero
Design maestosi e dialoghi irriverenti.

Nel micro universo rappresentato dalla piccola città del protagonista, che canonicamente potrà chiamarsi Axe, si stende un’intrigante intelaiatura narrativa. La trama non è un’ingrovigliata matassa di eventi e colpi di scena, certamente, ma è orchestrata diligentemente per suscitare un senso di mistero costante ed asfissiante. Cosa c’è oltre le mura del castello? Come mai i mostri sono apparsi in città? L’esterno rimane l’oblio irraggiungibile per i protagonisti, che invano tentano, anche goffamente, di oltrepassarne i confini. In questo caso dovremmo ribaltare un vecchio detto ed esclamare proprio “L’occasione fa l’uomo eroe”, perché è proprio ciò che accade. Non è una visione romanzata del classico paladino senza paura o del prescelto, no. Axe è uno dei tanti, lavora in miniera, aiuta la madre, ma aspira in grande: sogna la conoscenza e l’avventura. Nello spensierato ed incandescente fervore giovanile che lo rende sempre in grado di mettersi in gioco, accorre a dare una spintarella narrativa un altro volto familiare: il caos. Durante una normalissima giornata di duro lavoro nei cunicoli della miniera, una luccicante pietra rossa si palesa davanti al protagonista: si risveglia in lui una forza primordiale, ma a caro prezzo. Cade una pietra in miniera e la città brulica di mostri…dove l’ho già sentita questa? Teoria dell’entropia, un po’ sconclusionata a primo impatto in un titolo del genere, ma funge da discreto vascello narrativo per mettere a dura prova il nostro beniamino. Niente di memorabile su carta dunque, ma perfettamente incline a reggere da sola ore ed ore di caccia alle anomalie che imperversano in città.

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Paradosso del genere RPG in persona e tripudio di inedita strategia

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Il piatto forte di Little Town Hero è però ben altro. L’essenza stessa dell’opera è difatti racchiusa nel sistema di combattimento, unico nel suo genere e una leccornia prelibata per gli amanti degli scontri strategici a turni. Mi dilungherò ora in tecnicismi e analisi dettagliate che di solito preferisco non fare, ma questa volta il coraggio va premiato come si deve. Lo stile degli scontri nasce da un marcato intreccio tra un gioco da tavolo – prendiamo ad esempio il Monopoly – e un combattimento a turni alla Pokémon o i vetusti Final Fantasy. Il nostro eroe e il nemico avranno 3 vite ciascuno e, per vincere il duello, occorrerà sfruttare appieno le proprie mosse, denominate idee che, ad accezione di quelle bluastre, sono caratterizzate da un potere offensivo e uno difensivo, e l’ambiente circostante, che prende spesso delle grandi porzioni di mappa, divise in caselle. Le idee si dividono in tre colori, ognuno rappresentato da un colore principale: rosso, attacchi dall’elevata potenza distruttiva ma dal basso utilizzo e dispendioso costo; giallo, mosse perlopiù difensive con intelligenti effetti secondari; e blu, magie dal basso costo che hanno tra i più disparati utilizzi, ma che vedremo in seguito. Le idee che avremmo deciso far parte del nostro moveset principale, appariranno a schermo ad inizio partita e saranno disponibili da subito, a patto di avere il potere necessario per giocarle. Un costo che è raffigurato da piccole gemme colorate, poste sopra ognuna di essa, e che può arrivare ad un massimo di sei a turno. In ogni fase, infatti, saremo in grado di utilizzare e spendere tutto il potere delle gemme per scegliere le idee più consone alla situazione.

Little Town Hero
Tecnica e strategia unite in un combat system appagante.

Il combattimento in Little Town Hero è ben studiato e calibrato, anche se davvero ostico: un colpo al cuore per i fruitori più pigri, ma diametralmente più appagante, perché richiede un’attenta pianificazione delle proprie mosse rotazione dopo rotazione. Per sconfiggere il nemico o boss di turno dovrete rimanere concentrati e scegliere con cui la mossa da effettuare, per rompere lo scudo dell’idea avversaria ed effettuare un “break”. Frantumate tutte ispirazioni nemiche, al termine del turno, potremmo togliere una vita e passare alla fase successiva. L’ambiente è il vostro miglior alleato in battaglia. Al termine di ogni turno sarà difatti possibile tirare un dado e spostarsi nelle caselle che compongono la mappatura dello scontro. Ciò che lo rende divertente e profondamente tattico è la presenza di altri protagonisti o eventi innescabili su alcune caselle specifiche, ognuno in essi capace di arrecare bonus o malus durante la battaglia. Gli eventi sono di natura assai poliedrica, dato che non hanno uno schema fisso; saranno perlopiù abitanti che vi daranno suggerimenti tattici, tramutati da Axe in idee da utilizzare con effetti secondari devastanti. Ovviamente non è tutto, dato che si hanno ulteriori scremature tattiche e aiuti ambientali a perdita d’occhio, come la possibilità di interagire con oggetti presenti in alcune caselle, e potrei andare avanti per ore. Un po’ per come fu Undertale, alcuni elementi ludici sono per forza di cose eclissati di fronte a un combat system tanto potente e originale, che rende ogni battaglia un avvincente valzer tra idee e meccanismi ambientali. Una delizia per chi ama titoli di pura strategia ed è stanco dei ridondanti schemi fissi degli RPG.

Little Town Hero
La mossa finale di Axe a fine combattimento.

Se da una parte il cuore pulsante di Little Town Hero batte per un marcatissimo sistema di combattimento, non passano assolutamente in secondo luogo la direzione artistica e musicale dell’opera. I disegni dei personaggi risentono il pieno stile di casa Nintendo, perlopiù fumettosi e “pucciosi”: un bizzarro incrocio tra Animal Crossing e Zelda da questo punto di vista. Ma ciò che sicuramente risulta memorabile è la cura nei dettagli riposta nei design singoli dei boss: un plauso alla creatività e al vivido surrealismo che sono in grado di trasmettere. Maestosi e sontuosi, i nemici deformi di Little Town Hero lasciano un retrogusto quasi horror, in perfetta armonia tra onirico e raccapricciante. Le musiche del gioco, peraltro, sono un vero e proprio biglietto da visita. Magistralmente orchestrate dal talentoso Toby Fox e personalizzate a ogni avvenimento. Lo stesso Masao Taya ha scherzato su di esse dichiarando che “La loro bellezza potrebbe superare il lavoro fatto in tutti gli altri ambiti del progetto”, e non si è distaccato tanto dalla realtà. Il ricercato connubio con Nintendo ha giovato non poco al compositore, trovando alla sua prima collaborazione l’occasione perfetta per maturare e sbocciare definitivamente. Ultima, ma non per importanza, l’interessante stesura delle missioni secondarie, alcune troppo lineari, mentre altre davvero sorprendenti e godibili, un lavoro aggiuntivo che ha compensato la minuta durata dell’opera. Ma se possiamo imparare qualcosa da casi del genere, e che la longevità passa in secondo luogo di fronte all’essenza ludica e all’originalità. 

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