Avete presente quell’ineffabile sensazione di quando tornate in un luogo importante della vostra infanzia ed iniziate a rivangare tra i ricordi più buffi che pensavate di aver dimenticato? Ecco, allora fate vostro questo brivido nostalgico e lasciatevi andare alla poesia emanata dall’ultima esclusiva PlayStation. All’ombra di grandi colossi mediatici come Death Stranding e The Last of Us, germogliano silenziose opere orgogliosamente fuori dai boriosi standard di mercato, ed è proprio tra queste che spunta timidamente Concrete Genie. Il curioso progetto di PixelOpus è una grande-piccola avventura dal fascino irresistibile, che attinge direttamente alla sfera sensibile della nostra vita: l’adolescenza. Noi abbiamo avuto la possibilità di giocare ad una porzione di gameplay durante la Gamescom 2019 e il titolo si è subito conquistato una fetta di cuore nella redazione per semplicità e dolcezza narrativa. Cosa dovremmo aspettarci il 9 ottobre?
Nello spumeggiante odore di salsedine, che gonfia di vivida concretezza la comunità marittima di Denska, un giovane lotta per sgominare le ombre che ne macchiano la desolazione. Non c’è pace nella cittadina semi abbandonata, mentre dei teppisti ne rovinano strutture e deturpano i luoghi cari al protagonista. Da quel che abbiamo assaggiato a Colonia, Concrete Genie è l’unica opera moderna capace di forgiare l’arte dal dolore. Difatti il cupo e malinconico realismo si sgretola su schermo in una romanzata ricostruzione della “città dei nostri ricordi”: un luogo che tocca le corde intime dei migliori anni della nostra vita, la realizzazione attinge da un universo puerile e fanciullesco, giocandosi tutto sul contrasto. Per sconfiggere e scongiurare l’oscurità che ha annichilito il paese, il nostro eroe brandirà un magico pennello con il potere di dar forma ai genie: esseri colorati in grado di riportare luce e gioia nei vacui corridoi che abbracciano il mondo rappresentato. Il messaggio latente nel titolo, che rappresentata i veri dettami filosofici per il quale è stato prodotto, è il disperato scontro con il bullismo. Misticizzare uno dei drammi più dolorosi dell’adolescenza e scolpire l’arte dai ricordi, sono tutto ciò che l’industria videoludica ha bisogno: un ponte tra divertimento ed educazione. Siamo dinnanzi ad una richiesta esasperata di creatività e una religiosa necessità di ricongiungimento con le memorie più dolci del nostro passato, oltre che ad essere dinanzi ad un gioco godibile da tutte le età.
Il sensazionale cammino tra fantasia e realtà lascia dunque il passo ad una caustica ricerca della sensibilità artistica fanciullesca, spesso soffocata dalla crudeltà moderna. Salpati oltre la marea malinconica alla base di Concrete Genie, per ora solo accennata, bisogna levarsi il cappello dinnanzi al poliedrico sistema di gameplay, ma cosa lo rende speciale? Dalla carta ai freddi muri della città, il taccuino del piccolo eroe Ash si spalanca in un tripudio di colori e dolci melodie creative, dipingendo l’oscurità. Raddobbare gli edifici e le strade di Denska non sarà affatto semplice, dato che il buio ha quasi completamente inghiottito i ricordi del posto. Tutte le creazioni trasposte dai fogli di appunti alle pareti prenderanno vita e modificheranno l’ambiente per permettere ai mostriciattoli evocati dal pennello di farsi strada negli anfratti più bui. Nel duello di luci e ombre, che rendono gloriosamente affascinante il tutto, si sviluppano elementi puzzle e intriganti guizzi di gameplay davvero fuori dagli schemi di mercato da chi siamo abituati: un’opera che, finalmente, propone uno stile completamente unico. Concrete Genie potrà apparirvi confuso e puerile a primo colpo d’occhio, ma vi invitiamo a perdervi qualche ora nelle sue meccaniche, ne uscirete piacevolmente rilassati, il viaggio introspettivo è compreso nel pacchetto d’altronde.
Messo a nudo, Concrete Genie non è altro che la trasposizione dei disegni e le bozze artistiche del piccolo protagonista. Rampicanti, mostriciattoli e tante altre bizzarre figure prenderanno vita dal quadernino per risolvere puzzle ambientali e permettere l’accesso ad aree in altro modo inesplorabili. Tutto è arte, tutto è immaginazione, ma dov’è il collante con la realtà? Ebbene, si intravedono dei buoni propositi nella rottura degli arrugginiti meccanismi delle avventure classiche, dipingendo il tutto con un pizzico di surrealismo. Ciò che si prospetta nel prodotto finale è potenzialmente infinito, al pari del successo senza tempo di Little Big Planet: creatività per tutte le età e un emozionante scenario pieno di scorci familiari. Ad ora non è chiara la varietà di esseri che è in grado di evocare il personaggio principale, né la complessità di enigmi sparsi per tutta Denska, ma l’atmosfera e lo spettacolare intreccio di colori su schermo ci hanno fatto sentire parte di una grande poesia ludica. Pochi giorni e vedremo se PlayStation ha centrato obbiettivo anche questa volta, voi cosa ne pensate?
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