The Talos Principle: la recensione di VMAG

Jonathan Blow, con il suo Braid, aveva dimostrato che un videogioco può indurre alla riflessione su concetti esistenziali come lo scorrere del tempo tramite le sue stesse meccaniche. Da allora, il rapporto tra filosofia e videogiochi non è stato più esplorato in maniera significativa, fatta eccezione per The Stanley Parable che tuttavia presentava le questioni in maniera più ironica.


The Talos Principle riprende l’intuizione avuta da Blow, e sfrutta un puzzle game per proporre una riflessione sulla propria identità e sulla natura del mondo intorno a noi, prendendo spunto dagli scritti di Platone. È sicuramente da lodare il gioco per il suo introdurre concetti solitamente estranei alla sfera videoludica, e dunque per elevare un livello culturale dei giocatori che, il più delle volte, lascia a desiderare. Se c’è proprio una cosa che non mi ha convinto di The Talos Principle è che tuttavia, nella sua presentazione, è un po’ ingannevole. Mi sarei aspettato che la premessa filosofica desse forma al gameplay, promuovendo il ragionamento attraverso la risoluzione degli enigmi. In Braid, del resto, la possibilità di ripetere all’infinito le azioni mi aveva spinto a riflettere su quanto può essere determinante una singola azione della nostra vita e cosa succederebbe se fossimo in grado di rimediare agli errori fatti, persino quelli più madornali.

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[su_column size=”3/4″]In The Talos Principle, al contrario, c’è una discrepanza tra il contenuto narrativo del gioco e il game design. I puzzle che si vanno a risolvere infatti non hanno nessuna connessione con il pensiero filosofico di Platone, creando quindi una dissonanza tra il vostro scopo nel mondo di gioco e le azioni che andate effettivamente a compiere. Si tratta, lo riconosco, di una mia pignoleria. Questo perché The Talos Principle è in realtà un gioco genuinamente divertente e ben costruito. Il concetto alla base è semplice: dovete raccogliere dei glifi all’interno di un labirinto, al cui interno si trovano barriere energetiche; il gioco è suddiviso in diversi mondi, caratterizzati da un diverso tema, disseminati di strutture tecnologiche come laser e rilevatori. A livello artistico siamo di fronte a un lavoro essenziale, austero, che mi ha ricordato in più di momento i quadri di De Chirico; interessante notare come i modelli 3D siano stati realizzati adottando una particolare tecnica di modellazione tramite acquisizione fotografica, simile a quella usata per The Vanishing of Ethan Carter. [/su_column]
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[su_animate type=”fadeInLeft” duration=”2″]Il gioco vi imbroglia facendovi sentire intelligenti[/su_animate]

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I puzzle ambientali riprendono la filosofia di Portal, accompagnandovi passo passo nella risoluzione degli enigmi. Il gioco vi permette di imparare progressivamente nuove nozioni sul modo in cui è strutturato, lasciandovi liberi di acquisire una maggiore consapevolezza man mano che andate avanti nel gioco. In poche parole, anche l’enigma apparentemente più difficile non è mai astruso o inutilmente complesso, ma è in realtà sempre giusto e imparziale, fornendovi volta per volta diversi strumenti e interpolandoli tra di loro. The Talos Principle è il perfetto esempio di un gioco facile da apprendere ma difficile da padroneggiare.
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[su_animate type=”fadeInLeft” duration=”2″]Il flusso di gameplay induce una sensazione di pace interiore[/su_animate]

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Il risultato è che, come nel capolavoro di Valve, difficilmente vi incastrerete mai con un enigma e il gioco vi imbroglia facendovi sentire intelligenti. La sensazione di appagamento che si prova una volta risolto un puzzle complesso è impagabile e, la cosa migliore, è che è accessibile a tutti, anche se non siete dei geni. Ammetto di soffrire un po’ di sindrome ossessivo compulsiva e adoro quando tutte le cose si incastrano al loro posto. Fino ad oggi, pochi giochi tra cui The Legend of Zelda: A Link to the Past erano riusciti a soddisfare questo mio perverso lato, e devo dire che anche da questo punto di vista The Talos Principle non mi ha deluso. La cosa più bella è che si tratta di puzzle concepiti per chi ama il ragionamento puro, per cui tutto quello che andrete a risolvere non richiederà riflessi o destrezza. La sensazione di pace interiore che induce il gioco è qualcosa che lo distingue da un mercato videoludico affollato di titoli ipereccitati e confusionari.
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Il particolare mood, quasi meditativo, che si sperimenta in The Talos Principle funziona bene anche in collaborazione con la premessa narrativa. Siete all’interno di un mondo di cui non conoscete l’identità, mentre una creatura chiamata Elohim (in ebraico significa Dio) vi guida con la sua voce, facendovi interrogare su chi vi ha creato, mettendo in dubbio l’esistenza di ciò che vi circonda e ponendo interessanti questioni sul rapporto tra la tecnologia e la vita umana. La presenza di questa entità al di sopra delle parti mi ha ricordato in più di un momento GLaDOS, dove la mordacità della creatura robotica è stata sostituita dalla solennità di questo ipotetico creatore. The Talos Principle riprende il classico sistema narrativo dei terminali, proponendo tra un puzzle e l’altro degli estratti di testo da consultare tramite un computer, che contribuiscono al dibattito filosofico e si avventurano in citazioni di alto livello, tra cui Milton e Keats. Non solo, questi passaggi di tanto in tanto richiedono dei test per mettere alla prova la vostra umanità, dando l’impressione che ci sia una volontà dietro il gioco che vi scruta nel profondo.

The Talos Principle ha un grandissimo pregio, sopra tutti gli altri: è un gioco in grado di farvi pensare. Di questi tempi, con un’industria dell’intrattenimento elettronico e non che va sempre più verso la direzione dell’appiattimento, non è cosa da poco. Ma sotto il suo affascinante involucro filosofico, The Talos Principle cela un’impalcatura di design raffinata, che mette alla prova il vostro cervello e, al contempo, lo ricompensa costantemente, generando uno stato mentale particolare e facendovi interrogare sulla vera natura dell’uomo.

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