Astral Chain Recensione

Astral Chain Recensione | Il fatto che Platinum Games sia una garanzia quando si parla di action game è ormai noto a molti appassionati di videogiochi. Una fama questa che la compagnia giapponese si è guadagnata negli anni, dando vita a IP di altissima qualità. Pensiamo a Vanquish, Bayonetta o il più recente Nier: Automata. Ebbene, con Astral Chain Platinum è riuscita nell’intento di superarsi, plasmando un combat system dalle meccaniche innovative e inserendolo in delle fasi esplorative che sanno ben equilibrare i ritmi di gioco. Addentriamoci quindi nell’analisi della nuova opera diretta da Takahisa Taura.

Astral Chain racconta di un mondo post-apocalittico in cui l’umanità è stata costretta a lasciare il proprio mondo e a rifugiarsi nella cosiddetta Arca. Ciò è dovuto all’attacco di misteriose creature chiamate Chimere, le quali tuttavia non hanno atteso molto prima di creare il panico anche sulla nuova civiltà. Esse contaminano l’Arca e rapiscono i civili trasportandoli in una dimensione parallela attraverso dei portali. Eliminare questi e le Chimere è divenuto così obiettivo primario per l’umanità, che ha quindi istituito, sotto il comando di Yoseph Calvert, un’unità speciale di polizia denominata Neuron. Di quest’ultima fanno parte anche i due protagonisti del gioco, ovvero il personaggio da noi scelto e il suo gemello. Per combattere la minaccia, quest’unità ha catturato alcuni esemplari dei suoi stessi nemici per utilizzarli come arma al servizio della polizia. È in questo contesto che il gameplay del titolo prende vita, passando per una trama che strizza l’occhio all’animazione giapponese e che, nonostante non sia esente da difetti, sa coinvolgere il giocatore grazie ad una buona regia e colpi di scena. Discutibile invece la scelta di un protagonista muto, dato che in alcune cutscene specifiche si sente la mancanza della sua voce e delle sue opinioni.

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Il combat system di Astral Chain è frenetico, tecnico, innovativo, ma soprattutto in continua evoluzione.

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I Legion – così vengono chiamate le Chimere che i personaggi controllano – sono la principale novità introdotta in Astral Chain. Il loro utilizzo è fondamentale in battaglia, e consentono di dar vita ad azioni e combo altamente spettacolari. Il combat system del gioco è infatti frenetico, tecnico, innovativo, ma soprattutto in continua evoluzione. Le possibilità offerte da esso vengono infatti imboccate al giocatore mano a mano che si procede nell’avventura, scelta che si rivela utile per assimilare al meglio tutte le meccaniche. Queste ultime infatti possono prenderci un po’ alla sprovvista nelle battute iniziali, tuttavia non passerà molto tempo prima di metabolizzarle. In questo può aiutare sicuramente la sala di addestramento (anche se trovate qui le nostre guide), in cui potremo allenarci e affinare le nostre strategie. Impartire comandi ai Legion diventa dunque ben presto automatico e soddisfacente facendoci sentire in sintonia assoluta con essi, in un tripudio di azione che è sì il classico punto forte dei titoli Platinum Games, ma che trasmette la sensazione di star giocando qualcosa di totalmente unico.

Astral Chain
Come ci si può aspettare da Platinum Games, non mancano boss enormi e spettacolari.

Le azioni disponibili sono davvero tante, e riuscire a sincronizzare il tutto tra schivate perfette, contrattacchi, incatenamenti, l’impiego di tecniche e slow motion riesce regalare soddisfazioni straordinarie. Per quest’ultimo obiettivo interviene anche un sistema di valutazione in pieno stile Platinum che premia più di ogni altra cosa la varietà di mosse utilizzate. Si tratta insomma di un sistema di combattimento quasi perfetto, non fosse per alcune criticità che in certi casi possono influire sull’esperienza di gioco. Tra queste troviamo sicuramente un sistema di puntamento che spesso non fa il suo dovere, soprattutto contro una certa tipologia di nemici che necessitano di essere eliminati per primi. Allo stesso modo, la telecamera a volte può dare qualche problema quando ci troviamo davanti un grande numero di avversari in spazi troppo ristretti.

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Astral Chain non si limita ad eccellere nelle fasi hack and slash, bensì riesce a costruire intorno ad esse delle efficaci dinamiche da action adventure.

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Ad approfondire ancora di più un battle system che già di norma permette tanti approcci intervengono le tecniche dei Legion, sbloccabili attraverso dei classici rami di abilità. Legion che però non si limitano semplicemente a combattere, ma che anzi possono essere sfruttati per un’altra componente fondamentale di Astral Chain: l’esplorazione. L’opera non si limita infatti ad eccellere nelle fasi hack and slash, bensì riesce a costruire intorno ad esse delle dinamiche da action adventure che danno maggiore linfa all’avventura. Benché la storia sia suddivisa in capitoli, troviamo fasi esplorative caratterizzate da un buonissimo level design che gratificano il giocatore più meticoloso, ricompensandolo con scrigni, oggetti o addirittura quest secondarie. Parlando di queste ultime, possiamo affermare che si tratta di missioni da tenere sicuramente in considerazione. Nonostante siano infatti presenti alcuni incarichi più di secondo piano o riempitivi, non mancano quest che raggiungono a volte la qualità della storia principale o che sono caratterizzate da elementi unici e originali. Ad esse si aggiungono altri compiti secondari come raccogliere Materia Cremisi, decontaminare gli abitanti e altre azioni utili a far salire la nostra valutazione al termine di un capitolo. Per fare tutto quello che il titolo mette a disposizione saranno insomma necessarie molte ore, soprattutto considerando un post game abbastanza corposo.

Astral Chain
Anche le poche fasi stealth presenti nel gioco sono ben realizzate.

Come dicevamo, durante l’esplorazione sarà dato ampio spazio anche all’uso dei Legion. Quello Bestia può infatti fiutare oggetti o scavare, il Possente può forzare delle porte bloccate e così via. L’interazione tra le nostre Chimere e il mondo di gioco è insomma di ottima fattura, soprattutto considerando un altro importante elemento del titolo: il Piano Astrale. Si tratta di particolari dungeon che propongono un’alternanza di battaglie e semplici enigmi, ma che sanno anche stuzzicare il desiderio di chi cerca segreti o vie alternative che portano a ricompense. C’è da dire però che dopo alcune ore si avverte un po’ di ripetitività per quanto riguarda la direzione artistica scelta in queste particolari sezioni, la quale comunque di base rimane affascinante.

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La colonna sonora riesce ad enfatizzare al meglio i momenti più importanti del gioco con alcune tracce semplicemente memorabili.

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In generale, invece, le ambientazioni risultano piuttosto varie, anche se in totale non sono proprio moltissime e capiterà di dover esplorare una seconda volta la stessa zona, con le dovute differenze. Esse risultano comunque ben fatte, soprattutto grazie allo stile artistico molto piacevole alla vista a cui ha dato vita il fumettista Masakazu Katsura. Stesso dicasi per le animazioni e la fluidità del gioco, con i 30 fps fissi sia in modalità portatile che su TV i quali riescono a far godere appieno anche i combattimenti più frenetici. Lode infine alla colonna sonora realizzata da Satoshi Igarashi, in grado di enfatizzare al meglio i momenti più importanti del gioco con alcune tracce semplicemente memorabili.

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