La leggenda vuole che Final Fantasy si chiami così perché fu il tentativo disperato di Square, prossima alla bancarotta di salvarsi dal baratro. La serie, tuttavia, si rivelò tutt’altro che “finale”, ed è un successo che continua a durare a oltre 27 anni di distanza.
Ma cosa c’è dietro la leggenda? Finalmente, dopo tanto tempo possiamo apprenderlo, grazie a una keynote del creatore della serie, Hironobu Sakaguchi, tenuta in all’Università Ritsumeikan di Kyoto. L’incontro verteva sulla globalizzazione dei giochi prodotti in Giappone.
È un po’ smitizzante scoprire che dietro al nome Final Fantasy si celano semplici ragioni di eufonia. Il team voleva infatti qualcosa che avesse un’abbreviazione semplice nell’alfabeto latino, e che avesse un’abbreviazione di quattro sillabe nella pronuncia giapponese (“efu efuy”). Dato il setting, la parola “fantasy” fu la scelta più ovvia. Prima di “Final”, tuttavia, si pensò a “Fighting Fantasy”, anche se questo apparteneva già ad un gioco da tavola. E così venne fuori Final Fantasy.
Giusto per essere chiari, avevamo le spalle al muro mentre sviluppavamo Final Fantasy. Ma in realtà ogni cosa che iniziasse con F sarebbe stata giusta per il titolo.
Naturalmente questo non vuol dire che la parola “final” non avesse comunque un significato simbolico. Sei anni fa, in un’intervista a Wired, il compositore Nobuo Uematsu raccontò la motivazione di Sakaguchi, il quale se il gioco non avesse avuto successo sarebbe dovuto tornare all’università; Uematsu sosteneva invece che la regione definitiva per il nome era che Square stava andando a rotoli e chi lavorava sul gioco immaginava sarebbe stata la loro ultima produzione.
Nel frattempo, la serie è arrivata al suo quindicesimo capitolo, di cui Square Enix sta per pubblicare presto una demo, riveduta e corretta rispetto alla precedente.