L’industria dei videogame vive anche di anniversari: simboliche rimpatriate con la storia, che hanno spesso il potere di unire nuove leve a vecchie glorie del pad nell’acquisto di questo o quel revival pronto a riempire gli scaffali in tempi come questi. Tra tutte le ricorrenze che avremo modo di festeggiare nei prossimi mesi, ve ne sarà tuttavia una molto diversa dalle altre e non soltanto perché non vi potrà essere alcuna ristampa a consacrarla: ben presto, chiunque lo riterrà opportuno potrà difatti salutare l’ottavo anno dalla non-uscita di The Last Guardian, uno dei “casi” videoludici più celebri e sopravvalutati della storia recente di questo business. Celebre perché si tratta pur sempre dell’incompiuto di quello che – almeno all’epoca del suo annuncio – veniva giustamente acclamato come grande maestro del Game Design; sopravvalutato poiché, a fronte di tanti roboanti e suggestioni iperboliche, nessuno ha mai avuto occasione di mettere mano a qualcosa di più concreto di una cutscene.
A trasformare un’opera interrupta come mille altre in un fenomeno mediatico tutt’oggi in auge sarebbero bastati, in altre parole, un pugno di teaser accattivanti e la promessa che, una volta ultimato, il sommo codice avrebbe sprigionato tutto il potenziale emotivo della… PS3. Il resto lo avrebbero quindi fatto gli entusiasti della prima ora, molti dei quali sono ancora ad attenderlo come il messia che ridefinirà la fisionomia del medium videoludico o almeno, già che ci siamo, le prospettive di crescita della PS4. Colpevolmente alimentate dalle profezie precolombiane che, a cadenza regolare, ne anticipano il definitivo avvento, le speranze dei suddetti cultisti hanno travalicato da tempo i confini della realtà per confluire nel dogma mistico: si continua, ovvero, ad attendere un improbabile Godot dei poligoni senza avere alcuna effettiva prova della sua esistenza, né alcuna testimonianza delle risorse che dovrebbero conferirgli la forza concettuale per spazzare via tutto quanto sia stato fatto nel frattempo.
Stabilito che un format concepito e codificato 8 anni fa abbia maggiori possibilità di emulare Duke Nukem Forever, piuttosto che di ridurre The Witcher 3 ad un mero hack ‘n slash, ho francamente smesso di interessarmi alla faccenda da tempo immemore. A mio avviso, l’unico artifizio in grado di giustificare ulteriori speculazioni a riguardo, resterebbe in tal senso quello di non considerare più The Last Guardian come la pietra angolare che Fumito Ueda non è (ancora) riuscito a completare, ma quale platonico simulacro del Videogame Perfetto. Insuperabile perché eternamente al di là da venire. Nient’altro che un’ignota formula magica con cui trasformare finalmente in realtà il più ardito dei sogni virtuali. Anche se ancora non sappiamo quale sia.