Da qualche anno, serie televisive italiane come Gomorra e Suburra (prequel del film omonimo) stanno ottenendo un buon successo sia nel nostro paese che all’estero, sintomo che realizzazioni crime (che hanno come protagonisti esponenti della malavita o del crimine locale) sono particolarmente apprezzate in tutto il mondo. Non a caso, infatti, prodotti internazionali come Narcos e Peaky Blinders, sono incredibilmente apprezzate. Attualmente, in particolar modo in Italia, il mercato è particolarmente saturo di opere di questo tipo, che oltre ad occupare parte dei palinsesti della televisione, fanno la stessa cosa anche con il cinema (un recente esempio può essere Il Traditore di Marco Bellocchio, presentato a Cannes). Un entusiasmo tale per antieroi che sono al centro di vicende tutt’altro che positive, fa riflettere e noi nel nostro piccolo, possiamo provare a capire da dove tutto trae origine, perlomeno nel mercato della nostra penisola, per analizzare chi è stato ad avviare un trend così fruttuoso. La risposta è Romanzo criminale – La serie, show di due stagioni creato da Stefano Sollima su soggetto dell’omonimo libro di Giancarlo De Cataldo e andato in onda, in prima visione, su Sky Cinema 1 dal 2008 al 2010.
La serie, uscita dopo un lungometraggio del 2015 sullo stesso argomento di Michele Placido, racconta in prima persona la genesi e le principali scorribande della Banda della Magliana, nota organizzazione criminale romana in attività nella seconda metà degli anni ’70. Tra i protagonisti, oltre ai celebri leader del gruppo come Il Libanese, Il Dandi e Il Freddo, troviamo anche un poliziotto, Nicola Scialoja, che sarà chiamato ad indagare sui crimini perpetrati dai criminali, che riusciranno, per alcuni anni, a tenere sotto scacco la Capitale e non solo. L’escamotage principale usato dagli sceneggiatori per catapultare gli spettatori nei vari avvenimenti è stato quello di creare un impianto realistico di tutto rispetto: a cominciare dalla colonna sonora, fino ai vestiti, alle macchine e persino ai telegiornali dell’epoca, tutto è perfettamente coerente con il periodo di riferimento. Il sistema funziona dalla prima fino all’ultima puntata dello show, rappresentando per certi versi, con un approccio parzialmente documentaristico, molti dei sanguinosi episodi che hanno macchiato l’Italia in quel periodo.
La scelta del cast è un’altra caratteristica che ha contribuito a rendere Romanzo Criminale uno dei prodotti qualitativamente più riconosciuti della nostra nazione. Molti degli attori maggiormente presenti nella scena, come Francesco Montanari, Alessandro Roja, Vinicio Marchioni, hanno esordito con questo progetto, diventando successivamente degli interpreti di punta di cinema e teatro. Ma c’è da dire che anche le star che hanno ricoperto ruoli minori, come Marco Giallini nella parte de Il Terribile, hanno trovato nella realizzazione un ottimo trampolino di lancio per la loro carriera successiva. La naturalezza che permea ogni loro performance è da brividi: sia nei momenti più drammatici che quelli più legati alla fraternità tra membri della Banda, quello che ne esce fuori è un ritratto completo di ogni figura, sia primaria che comprimaria. Ovviamente, a contribuire in maniera attiva alla caratterizzazione dei personaggi, è il copione, che punta moltissimo a creare empatia tra i fruitori e i delinquenti che impareremo a conoscere nel corso del crime. A fare da collante anche l’ottima regia di Stefano Sollima, tra i registi più noti anche nel resto del mondo.
Per realizzare la connessione emotiva, però, i vari autori hanno lavorato non tanto nel rappresentare solo elementi negativi nelle loro creature, ma attribuendogli anche emozioni più umane e, per così dire, positive. Esempi di tale affermazione sono le scene che li vedono intenti in attività non propriamente collegate al mondo criminale, o negli eventi in cui sono costretti a riunirsi per un lutto nella loro Banda. Certo, dal punto di vista di verosimiglianza, non è propriamente corretto, ma è proprio questo il motivo per il quale tantissimi appassionati ricordano il prodotto così tante volte. Ciò non significa che vedremo Il Bufalo, Fierolocchio e agli altri, compiere atti di carità , ma anche in momenti di quotidianità , necessari e funzionali per l’ideazione di una fiction di spessore. E la linea intrapresa da Romanzo criminale – La serie è stata poi proseguita con le due opere che abbiamo menzionato all’inizio dell’articolo che hanno seguito un processo simile e che ha funzionato allo stesso modo.
Ma non è tutto oro quello che luccica e una rappresentazione così pop e (a tratti) fantasiosa di sanguinari villain ha portato molte polemiche con sé, con alcuni episodi di emulazione, avvenuti più frequentemente con la serie Gomorra. Il problema, in realtà , non è tanto script di riferimento, che è ottimo, ma l’intelligenza delle persone che guardano i vari episodi, che dovrebbero rendersi conto della situazione e scindere quel che può essere finzione dagli atroci fatti reali, entro i quali vi sono omicidi, spaccio di droga, rapimenti, tangenti e appalti illegali e molte altre azioni che hanno costituito una pagina nera della nostra storia. È opportuno, quindi, prima di addentrarci nella visione di show del genere, fare un esame di coscienza e rendersi conto di essere affascinati da dei bellissimi personaggi, ma non da criminali con dei valori, che ahimè esistono solamente nella mente degli sceneggiatori.
Romanzo criminale – La serie, oltre ad essere una realizzazione incredibile, costituita da una solida sceneggiatura, un cast estremamente capace e una regia dinamica e descrittiva, è uno dei punti più alti raggiunti dalla serialità italiana: sono pochi, infatti, i prodotti che possiamo considerare sullo stesso livello. Recuperarla è il modo migliore per capire non solo da dove siamo partiti, ma anche come siamo poi riusciti a piazzare altri successi dello stesso tipo, che continueranno ad arrivare con gli anni a venire. A breve, infatti, sarà presentati al Festival di Venezia, ZeroZeroZero, opera di 8 episodi che trae ispirazione dall’omonimo libro di Roberto Saviano. Sicuramente l’ennesimo rappresentante della nostra italianità all’estero, che deve moltissimo all’epopea della Magliana e ai suoi tragici protagonisti.