In pieno luglio, mentre fiumi di persone dominano spiagge assolate sorseggiando dei freschi Mojito, vi delizieremo anche quest’oggi con una vera e propria pietra miliare della storia del cinema. Lasciamo quindi l’incredibile e futuristico mondo di Matrix a giugno, per partire alla scoperta di tesori misteriosi, celati nei luoghi piรน segreti del pianeta Terra: avete capito a chi mi riferisco? Forse un cappello e una frusta vi saranno d’aiuto, per riconoscere una vera e propria icona del mondo dell’intrattenimento che รจ stato di ispirazione per generazioni e che ha lanciato un vero e proprio trend di riferimento: il mitico avventuriero Indiana Jones e nello specifico parleremo del suo esordio nelle sale con I predatori dell’arca perduta. Se siete comodi possiamo cominciare il nostro viaggio a Il Cairo, alla ricerca di una reliquia potentissima, persa nei meandri dei secoli.
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Il lungometraggio, uscito nel lontano 1981 e diretto dal celebre Steven Spielberg (Lo squalo, Salvate il soldato Ryan) ha un soggetto del famoso George Lucas, una sceneggiatura scritta da Lawrence Kasdan (la mente dietro L’impero colpisce ancora, tanto per dire), le musiche di John Williams, un tale che ha firmato la colonna sonora di Guerre Stellari, Jurassic Park e molti altri iconiche realizzazioni e dulcis in fundo, Harrison Ford come attore principale. Un dream team del genere non poteva che regalare agli spettatori un tesoro di notevole bellezza ed รจ proprio per questo motivo che cercheremo di valorizzarlo al meglio, studiando ogni piccolo dettaglio. I primi 10 minuti dell’opera, oltre ad essere ricordati negli annali, possono essere considerati dei manuali di sceneggiatura e regia: paradossalmente basterebbero queste scene per la realizzazione di un cortometraggio di alta qualitร , ma per fortuna vostra la pellicola continua ed inizia la vera e propria avventura del Prof. Jones. Vedremo infatti, nelle prime sequenze, un uomo inquadrato di spalle intento, insieme alla sua squadra, a rintracciare un bene inestimabile all’interno di un tempio. Nonostante il notevole sforzo e abilitร , il criptico esploratore, dopo aver rivelato la sua identitร e mostrato i suoi segni distintiviย sarร raggirato dal suo acerrimo nemico Belloq, che lo lascerร in balรฌa degli indigeni locali.
La vera Odissea perรฒ parte al ritorno del Professore all’Universitร di Princeton, dove insegna archeologia: i servizi segreti inglesi lo incaricano infatti di rintracciare la mitica Arca dell’Alleanza.
Non manca nulla al quadro generale: un protagonista rivelato mano a mano che l’azione procede e giร caratterizzato dal suo abbigliamento e dalle sue skill fisiche e mentali, un obiettivo da raggiungere e un antagonista che gli mette il bastone fra le ruote, ditemi se una costruzione del genere non puรฒ essere auto conclusiva e funzionante anche senza tutto il resto del lungometraggio. La vera Odissea perรฒ parte al ritorno del Professore all’Universitร di Princeton, dove insegna archeologia: i servizi segreti inglesi lo incaricano infatti di rintracciare la mitica Arca dell’Alleanza, impedendo il suo saccheggio da parte di Hitler, che ha mandato in Egitto una squadra scelta per il suo ritrovamento. Dopo aver riunito il team (con una vecchia conoscenza di Indy) รจ tutto pronto per dare spettacolo: la caccia per il sacro contenitore delle 10 tavole della Legge รจ partita nel modo piรน dinamico possibile. Ci troviamo di fronte ad un lavoro di regia e scrittura magistrale, che dopo ben 38 anni dall’uscita, riesce ad essere ancora moderno, senza mai invecchiare nemmeno un po’.
Sarร forse la mano sapiente di Steven Spielberg che riesce a valorizzare ogni piccolo e insignificante elemento su schermo dandogli una dignitร infinita (la rappresentazione delle location e la ricercatezza nelle scene di combattimento fa scuola ancora oggi) o l’ingegno di Lucas nella storia e di Kasdan nell’adattamento vero e proprio, che come abbiamo giร menzionato, hanno confezionato una trama entusiasmante che non cala mai di intensitร ma che riesce a sorprendere ogni volta, fatto sta che l’intero lungometraggio รจ una gioia per gli occhi e, aggiungerei, anche per le orecchie. Una pellicola del genere, infatti, non sarebbe nulla senza le musiche di John Williams, che riesce a giostrare con estrema perizia qualsiasi scena, dalla piรน drammatica a quella piรน divertente, creando anche uno dei main theme che entra di prepotenza tra i piรน conosciuti della Settima Arte. Ma manca ancora un altro elemento fondamentale che contribuisce enormemente a rendere l’opera un capolavoro indelebile: il cast scelto, che ha fatto una lavoro gigantesco.
Il punto di forza principale รจ una tale coerenza tra regia, sceneggiatura, musiche e cast, da far credere che sia stato realizzato armonicamente da un’unica mente pensante e non da un team di persone differenti.
Sarebbe troppo semplice parlare direttamente di Harrison Ford, che probabilmente รจ uno degli attori piรน talentuosi di Hollywood, quindi lo salterรฒ appositamente per concentrarmi prima su Karen Allen (che interpreta Marion Ravenwood) e poi su Paul Freeman (che dร il volto a Renรฉ Belloq). La prima riesce perfettamente a rappresentare una donna dalla duplice caratteristica: spalla perfetta per Jones, ma anche suo interesse amoroso, in un bilanciamento che riesce a funzionare sempre senza mai pendere in una delle due direzioni. Freeman, invece, che incarna il principale antagonista, regala allo spettatore un villain elegante e misurato, una perfetta nemesi per Indiana in quanto condivide i suoi stessi ideali, ma votati, piรน che alla ricerca archeologica, al potere dei manufatti trovati. Arriviamo quindi a Ford, che deve parte della sua fortunata carriera all’avventuriero americano e aggiungerei che anche il personaggio deve molto al suo interprete. Giร Lucas era riuscito a creare un vero e proprio archetipo dell’esploratore perfetto, ma l’attore ha saputo dargli quel carisma e ironia che lo hanno reso leggendario. Come non ricordare gli scambi di battute tra lui e Belloq, la scena della sparatoria al mercato o il suo odio viscerale per i serpenti? L’avventuriero statunitense รจ vivo quanto una persona reale e la sua presenza riecheggia continuamente.
Basti pensare ad Uncharted e Tomb Raider, due videogiochi che hanno come protagonisti due cacciatori di tesori, palesemente ispirati, sia a livello di ambientazione che di costruzione dei personaggi ad Indiana Jones. Che dire? I predatori dell’arca perduta รจ uno punti piรน alti raggiunti dal cinema negli anni ’80 e uno degli esempi piรน calzanti di autorialitร nel mondo di Hollywood. Ci hanno sempre insegnato che la perfezione non esiste, ma il lungometraggio in questione รจ uno di quei casi eccezionali in cui non รจ cosรฌ lontana. Il punto di forza principale รจ una tale coerenza tra regia, sceneggiatura, musiche e cast, da far credere che sia stato realizzato armonicamente da un’unica mente pensante e non da un team di persone differenti. La riconoscibilitร della saga dell’esploratore trova quindi le basi in questa prima avventura, che grazie alla sua potenza narrativa, ha saputo condizionare (e condizionerร ) altre opere, che senza il film di Spielberg non esisterebbero affatto.