Dry Drowning Provato: l’asfissiante destino di Mordred Foley

Il volto della game industry italiana è rimasto per anni nella penombra, oscurato dai Paesi colossi del settore, mentre solo pochi coraggiosi sono riusciti a promuovere prodotti squisitamente intriganti. Pian piano studi di sviluppo italiani hanno iniziato a fare capolino sul mercato mondiale, promuovendo saggiamente la filosofia del pensare globale per agire locale. Tra i punti di svolta del nostro Paese emerge così lo sfingeo, ma non meno affascinante, Dry Drowning: un’opera che rasenta il confine tra il genere visual novel e quello punta e clicca. Da tale connubio nasce così un promettente titolo che incarna amabilmente tutti i progressi che l’Italia ha ottenuto in questi anni in questo genere, librando le ali verso il confine del progresso, tentando di confermarsi sul mercato per originalità e una complessità artistica decisamente accattivante. Dalle giuste premesse apre gli occhi il prodotto del minuzioso lavoro di Studio V e VLG, ma fin dove si è spinto il loro lavoro?

Nella distopica città di Nova Polemos moralità e drammi sociali si scontrano e si incontrano, mentre ad esibirsi sono protagonisti tormentati e dal passato travagliato, nati da un vortice di emozioni contrastanti e profondamente in bilico tra redenzione e perdizione. L’atmosfera serrata e ottenebrante lascia spazio alle vicende di Mordred Foley, un detective ora fuori da ogni grazia e deteriorato da un passato di amari rimpianti. Per riscattarsi e trovare così la degna pace al suo spirito, il protagonista dovrà sfilare l’ingarbugliata matassa di crimini ed indizi che conducono al serial killer che sta terrorizzando l’intera città: Pandora. In scenari in profondo stile noir, ora merito di una rivisitazione dell’arte sviscerata in Blade Runner, ora drammaticamente dilaniati e lacerati dalle ferite psicologiche che macchiano la storyline, che ammiccano all’intramontabile montagna russa psicologica costruita da Quantic Dream, in primis Heavy Rain. Ciò che più salta all’occhio è la squisita resa grafica adottata, che gonfia la vibrante atmosfera di pura drammaticità, atta ad avvolgere uno ad uno i dettagliati personaggi disegnati a mano: ognuno minuziosamente rappresentativo e sensibilmente pungente. Sappiano inoltre che nella versione finale saranno presenti ben due ore di musiche originali e cinquanta tracce audio composte ad hoc, mentre il breve assaggio che abbiamo assaporato ci ha lasciato per ora armoniosamente soddisfatti, merito di un’azzeccata scelta di sound design pienamente coinvolgente e dolcemente angosciante.

La città è minacciata dall’ombra sfuggente di Pandora: un killer dal modus operandi aberrante, che ha piegato tutti al suo gioco malato e perverso. Egli difatti lascia segni ben visibili sui cadaveri delle vittime, indizi riconducibili a vari episodi della mitologia greca e piccole briciole di mistero al suo seguito. Segni ineffabili, apparentemente insignificanti, e una rarefatta sequenza di enigmi, lasciano ampio respiro ad oltre 150 diramazioni narrative, tra decisioni e cambi di marcia al termine di dialoghi o significativi progressi nella risoluzione del caso. Imprevedibilità e dedizione al dettaglio sembrano essere le grandi forze motrici dell’intero racconto, che talvolta si uniscono nella risoluzione di enigmi e piccole interazioni ambientali. Ogni dialogo e informazione reperita sulle scene dei delitti hanno una significo ben preciso e nulla sembra essere lasciato al caso, come se la struttura portante della storyline fosse frutto dell’eredità della defunta Telltale. Si impara dal passato quindi, e si è palesata una propositiva catena di elementi narrativi e grafici di delizioso spessore. Le abilità investigative troveranno il loro exploit grazie all’utilizzo della modalità Living Nightmare, un interrogatorio fittizio e velato atto a smascherare indizi occultati e menzogne insabbiate dai personaggi coinvolti: il degno superpotere di un investigatore che non lascia nulla al caso, come un vero mentalista.

Quel che rimane ad ora del breve assaggio di Dry Drowning è un ricercato connubio di arte e videogioco: un valzer di sinuose immagini in pieno stile visual novel, unite ad uno concept orgogliosamente rievocativo. Studio V dimostra ad ora di saper destreggiarsi abilmente tra i poliedrici sentieri narrativi rappresentati, assicurando rigiocabilità e un aroma investigativo sopraffino, che sicuramente catturerà gli appassionati del genere. Il modus operandi dell’assassino e l’angustiata mente di Mordred Foley hanno le potenzialità necessarie per garantire una storia di grande spessore e ricca di imprevedibili cambi di schema: merito di uno studio certosino tra lo stile vetusto dei punta e clicca del passato e la distopia morale orchestrata da Quantic Dream. Siamo ansiosi di provare la versione finale in uscita ad agosto 2019 su PC, ma per quelle su PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch dovremmo aspettare il 2020.