Vent’anni fa usciva Crash Team Racing, che metteva in competizione sui kart i personaggi storici della saga di Crash Bandicoot: buoni, cattivi e character secondari tutti insieme a darsi battaglia su pista. Eravamo su PlayStation 1 e, di conseguenza, a livello di grafica e di gameplay non si poteva chiedere troppo. Nel 2019, dopo tante speculazioni e aver già fatto “pratica” con Crash N. Sane Trilogy e Spyro Reignited Trilogy, Activision ha affidato a Beenox lo sviluppo di Crash Team Racing Nitro Fueled, prendendo tutte le caratteristiche del passato e riadattandole a quelli che sono i player di oggi. Rispetto alle due collezioni precedenti è qualcosa di molto diverso, perché non si tratta di una semplice trasposizione da PlayStation 1 a console di nuova generazione: continuate a leggere la nostra recensione per scoprirne di più.
Non è un remake né una remastered: è un nuovo Crash Team Racing. Certo, ovviamente le piste sono le stesse già presenti in passato, ma sono state fatte molte aggiunte a livello di gameplay. Inoltre, è possibile correre su circuiti visti in Crash Nitro Kart, che non ha avuto il successo del primo titolo ma che a ogni modo è riuscito a ritagliarsi uno spazio in questa nuova versione. La novità più eclatante (ed esaltante) è l’inserimento del multiplayer online, che nel 1999 non poteva esserci per ovvi motivi. Sono stati modificati anche alcuni parametri riguardo le IA, anche se è un parere oggettivo visto che vent’anni fa vincevo tutte le gare con facilità e invece ora mi viene sparato addosso di tutto.
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Non serve una storia per giustificare il fatto che corriamo sui kart, esattamente come non era necessaria nel passato.
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La trama è molto semplice: Nitros Oxide vuole conquistare la Terra e sfida gli abitanti in una gara di velocità. Se dovesse vincere lui, il nostro pianeta dovrebbe sottomettersi al suo volere, altrimenti ci lascerà in pace e saremo liberi. Saremo quindi costretti a dover vincere tutte le gare, raccogliere gettoni CTR, reliquie, gemme su ogni pista per essere finalmente “degni” di poter difendere la Terra da Oxide. Rispetto a vent’anni fa nulla di nuovo, ma non è un problema visto che non serve una storia per giustificare il fatto che corriamo sui kart, esattamente come non era necessaria nel passato. Ripercorro brevemente la struttura del titolo per chi non se lo ricordasse o non avesse avuto la possibilità di giocarlo.
La gara e le piste sono più o meno le stesse che abbiamo sempre conosciuto: vari piloti, varie modalità e la possibilità di scegliersi driver e circuiti, compresi quelli di Crash Nitro Kart. A differenza del passato, però, sono presenti le versioni specchio dei tracciati e molti più personaggi, ognuno con una serie di skin per personalizzare ulteriormente il character, così come il suo mezzo: possiamo decidere il colore del kart, quali ruote usare, gli adesivi da incollare e tanto altro. Come omaggio al titolo del 1999 ci saranno anche le skin retro, per rendere il nostro pilota decisamente spigoloso. Se i personaggi hanno ognuno delle proprie caratteristiche di default, la customizzazione del veicolo non ha nessun effetto sulle prestazioni in pista. Di conseguenza tutto ciò che possiamo personalizzare ha il solo scopo di abbellire il nostro driver, senza però migliorarlo in alcun modo. Legato a questo c’è la sezione Pit Stop, che è una sorta di negozio in cui possiamo spendere i punti che riceveremo dopo ogni singola gara, in base alla nostra prestazione.
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Dopo ogni gara possiamo sbloccare una serie di skin per ogni personaggio o di oggetti per personalizzare il nostro mezzo.
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La modalità Avventura è stata riportata in maniera quasi identica: potremo gioire ovviamente degli upgrade grafici, ma l’unica differenza seria è che dopo ogni gara possiamo sbloccare una serie di skin per ogni personaggio o di oggetti per personalizzare il nostro mezzo. Sono stati leggermente modificati i modi in cui sbloccare i boss, ora più facili da aggiungere al roster, e poco altro. Anche in questo caso dovrei parlare di un parametro soggettivo, come l’IA, che mi è sembrata più agguerrita. Giocare l’Avventura è comunque un passaggio obbligatorio per poter guadagnare nuovi driver, skin e oggetti per personalizzare i veicoli.
La vera novità di Crash Team Racing Nitro Fueled è stato il puntare pesantemente sulla longevità: già prima ci volevano tantissime ore per finirlo al 100%, figuriamoci ora che è stato aggiunto il multiplayer online (seppur con sensazioni discordanti), sono state inserite le piste presenti in Crash Nitro Kart e, soprattutto, che N. Tropy e Oxide devono essere sconfitti anche suoi circuiti importati dal sequel. Il lavoro, rispetto alle trilogie di Crash Bandicoot e Spyro, questa volta è stato molto più visibile e non ci si è limitati a un upgrade grafico: si è agito con lo scopo di creare un nuovo vestito al vecchio CTR che non sfruttasse solo l’effetto nostalgia.
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Corriamo online senza uno scopo, perché l’unica cosa che guadagniamo è solamente qualche punto spendibile nel Pit Stop.
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Il multiplayer è un’enorme fetta aggiunta nella versione rivisitata ma, nonostante tutto, non è la parte meglio riuscita e più apprezzabile di Crash Team Racing Nitro Fueled. Il motivo è semplice: è difficile dimostrare le proprie abilità in pista perché verremo sopraffatti dagli altri utenti che, a differenza dell’IA, useranno gli oggetti con più intelligenza, per trarne il maggior vantaggio. Questo però significa che dovremo continuamente fronteggiare missili, orologi e warp orb, e che non ci saranno quasi mai l’opportunità di difenderci, soprattutto nei circuiti più corti. Sarà anche frustrante quindi essere dietro gente che guida peggio di voi ma che è stata più fortunata. Inoltre è un peccato non poter partecipare a coppe né avere una classifica in rete: corriamo online senza uno scopo, perché l’unica cosa che guadagniamo è solamente qualche punto spendibile nel Pit Stop.
Ci tengo a sottolineare l’enorme lavoro sulle piste di Crash Team Racing Nitro Fueled: non è stata ovviamente ovviamente stravolta la forma del circuito, così come le varie scorciatoie disponibili, ma si è agito molto sulle texture e, più in generale, sull’atmosfera del tracciato. Rivedendo in rete i video della vecchia versione, ci sono molto elementi che spiccano particolarmente. Tanto per cominciare i colori, che su PlayStation 4 possono già fare la differenza al primo impatto. Successivamente sono stati valorizzati alcuni elementi che non erano messi sufficientemente in risalto, come il coccodrillo che potete trovare dopo il via sulla Pista Cloaca: in anni e anni di gioco, non l’avevo mai visto. In ogni caso, l’ambientazione è ricca di vita se paragonata alla versione del 1999, e può contare su piccole aggiunte. Dove prima c’era solamente un muro, magari adesso c’è una nicchia dove si può affacciare qualche animale, oppure, come nel caso delle Grotte Mistero, sono stati aggiunti due pterodattili che si avvicinano ai piloti, pur senza possibilità di interazione diretta.