Due anni fa arrivava Dark su Netflix, una serie tv made in Germany che ha riscontrato il gradimento del pubblico. Al centro dell’opera ci sono tantissimi personaggi, che fanno parte delle famiglie più importanti di Winden, in cui è ambientata la storia: i Kahnwald, i Tiedemann, i Nielsen e i Doppler, ai quali però si aggiungeranno molti altri, ognuno con un ruolo importante nella trama. La scorsa stagione si apriva con la scomparsa del piccolo Mikkel, arrivato nel passato attraverso una grotta che può collegare passato, presente e futuro. Da lì poi potremo visitare varie epoche, tutte collegate fra loro e abitate più o meno dagli stessi personaggi, seppur nelle versioni più giovani/anziane. Rispetto alla stagione precedente (qui potete trovare un articolo a riguardo) vengono aggiunte nuove timeline, e quindi un’ulteriore possibilità di far intrecciare passato e futuro. Ma questa seconda stagione terrà testa alla prima? Riuscirà Dark a confermarsi come una delle serie più apprezzate? Scopriamolo nella nostra recensione.
Questa seconda stagione riprende dove era finita la prima, quindi con un presente con tanti scomparsi e un futuro post-apocalittico con Jonas come protagonista. Saranno presenti più o meno gli stessi personaggi già visti, anche se visiteranno timeline diverse. Capiremo un po’ meglio come funzionano i viaggi nel tempo e come ognuno è forzato a fare ciò che è destinato a compiere. Tutti i protagonisti cercheranno un modo per sfuggire a questo ciclo e fare in modo di cambiare il futuro, ma la realtà è che è tutto già successo e non c’è modo di cambiarlo: è ineluttabile, per usare una parola che va di moda (che viene anche pronunciata in Dark), e ogni tentativo per impedirlo è spesso l’innesco. Tutti hanno segreti, e più verranno a galla, più l’inesorabile futuro è destinato ad avverarsi. Entrando nello specifico, scopriremo che Noah non è la persona più temibile ma anzi, è solo una pedina di Adam, colui che effettivamente muove tutti i fili e che brama l’Apocalisse. Verrà svelato qualche dettaglio in più riguardo tutto quello che c’è dietro i viaggi del tempo, un culto vero e proprio. La verità è che alla fine della stagione avremo sì risposto ad alcune domande, ma avremo tantissimi nuovi interrogativi. Il resto lo scoprirete vedendo le puntate, anche perché i personaggi sono talmente tanti che ci vorrebbero tantissimi paragrafi per spiegare tutto con più precisione.
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Viene fatto un uso sregolato dei viaggi del tempo, ora accessibili quasi a chiunque voglia farsi una passeggiata nel passato.
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Rispetto alla stagione scorsa l’impressione è che stavolta ci siano molti più elementi di fantascienza. Sappiamo più o meno i rapporti che ci sono fra i vari personaggi e di come siano legati l’uno con l’altro. Di misterioso c’è quindi ben poco da questo punto di vista, quindi si è deciso di puntare con decisione sui viaggi del tempo, sul materiale radioattivo e su tutti i paradossi che racchiude una situazione del genere. A livello personale ho (ri)visto un po’ lo stesso processo di Fringe, con le dovute proporzioni, che iniziava con un piglio misterioso e pieno di enigmi irrisolvibili sulla quale investigare per poi diventare un prodotto esclusivamente fantascienza in cui era normale viaggiare nel tempo e teletrasportarsi. Nel caso di Dark mi sono chiesto come poteva andare avanti senza la necessità di dover riprendere gli avvenimenti degli anni ’50 e ’80, e quindi puntare sull’elemento futuristico e paradossale poteva pure avere senso, anche se dal mio punto di vista è troppo preponderante. Sarebbe opportuno parlare di un uso sregolato dei viaggi del tempo, ora accessibili quasi a chiunque voglia farsi una passeggiata nel passato: questo rende la trama un po’ debole in certi passaggi, dove personaggi agiscono per soddisfare esigenze personali, rendendo frivola la questione “viaggi nel tempo” e facendogli perdere credibilità.
Nel complesso questa seconda stagione fa un passo in avanti rispetto alla prima, dimostrandosi più solida, ma presenta alcuni problemi. I personaggi sono forse fin troppi e non è sempre facile ricordarsi quali sono i rapporti fra loro, soprattutto a causa delle continue interferenze temporali, che in questa stagione vengono segnalate in maniera meno netta. Se nel 2017 sono riuscito a tenere traccia di tutti i personaggi, in questo caso mi sono spesso perso e ho dovuto cercare di capire come fosse possibile quell’evento. Un grande peccato è inoltre il fatto che due che dovrebbero essere i colpi di scena sono ampiamente prevedibili, anche per scelte di doppiaggio, e quando ci viene detta la verità non è così scioccante come doveva essere. Dopo le primissime puntate si capisce quale sarà l’epilogo più probabile e, al netto di qualche colpo di scena o apparizione inaspettata, la previsione non sarà così lontana da quanto prospettato. E questo è un problema.
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