Total War: Three Kindoms Recensione, alla conquista della Cina

Quella di Creative Assembly e Feral Interactive è una saga che affonda le proprie radici in un passato ormai lontano. Dopo aver creato con estrema meticolosità i terreni britannici, gli sviluppatori hanno deciso di riportare in vita l’antica Cina con il loro nuovo capitolo, Total War: Three Kingdoms. Attraverso scontri strategici, colpi di stato e patti politici dovremmo saper conquistare l’ammirazione della gente, così da poter diventare il nuovo Imperatore. Poche sono le innovazioni sul fronte tecnico, ma d’altronde questa è una formula che è stata riutilizzata più e più volte. Di certo ci sono variazioni, ma a meno che non si voglia ripartire completamente da zero difficilmente i programmatori si potranno discostare da quel modello che li ha resi così famosi. Ciò non di meno questo episodio della serie non ha niente da invidiare ai suoi predecessori. Detto questo, andiamo insieme a scoprire quali sono le peripezie e i pericoli che ci attendono in quest’avventura.

Total War: Three Kindoms ci proietta indietro nel tempo, nella Cina del 190 d.C.. Qui la dinastia Han, ormai al comando da più quattro secoli, sta perdendo il proprio potere a causa di rivolte interne, ma soprattutto per colpa di Dong Zhuo, signore della guerra che non cerca altro che il dominio. Una volta rapito il giovane imperatore Xian, si rifugia in una città ben fortificata e da li inizia a tramare i suoi piani di conquista. Ma c’è chi gli si oppone: i tre regni ancora fedeli alla famiglia regnante (Wei, Wu e Shu) creano una coalizione, con l’intento di ripristinare l’ordine e riportare il paese alla pace. In questo caos tuttavia Dong Zhuo non è il solo nemico, dato che altri regnanti hanno intravisto un’opportunità per accumulare ricchezze, e di certo non se la lasceranno scappare. Riuscire a sconfiggerli o a farseli amici sarà solo il primo passo per arrivare alla vittoria.

La vegetazione e il clima sono fattori da tener in conto, poiché ci permetteranno di nasconderci e di tendere imboscate, ma anche di subirle, quindi bisogna fare attenzione.

In termini di gameplay Total War: Three Kingdoms non si discosta molto dai suoi precursori. Avremo un gran numero di leader tra cui scegliere, che si differenziano per bonus e malus in game. Sostanzialmente il gioco si divide in due parti: quello strategico, dove prenderemo parte a battaglie attentamente calcolate; e quello diplomatico, dove valuteremo con chi schierarci, creare alleanze, ma anche a chi dichiarare guerra. Gli scontri saranno effettuati in campi aperti, o in città e villaggi, dove l’organizzazione delle truppe e i comandi che gli saranno dati sono di vitale importanza per sconfiggere il nostro avversario. La vegetazione e il clima sono fattori da tener in conto, poiché ci permetteranno di nasconderci e di tendere imboscate, ma anche di subirle, quindi bisogna fare sempre attenzione. Per vincere non bisogna necessariamente uccidere ogni singolo guerriero, ma anche demoralizzarli o impaurirli così da costringerli alla ritirata. In questo caso i metodi da utilizzare sono molteplici, come abbattere il generale antagonista, o accerchiare l’esercito da più fronti così da farlo cadere nel panico. A fine lotta, sarà anche possibile decidere le sorti degli oppositori: non esiste una scelta sbagliata, ma solo la più conveniente sul momento.

Conquistare le regioni vicine non servirà solo per accumulare maggiore gloria e salire di grado, ma soprattutto per ottenere quelle risorse base che nel tempo ci garantiranno un maggiore esercito. Comunque tra il dire e il fare c’è di mezzo la politica. Infatti, le nostre truppe non serviranno solo per occupare i territori adiacenti, ma anche per difenderci da essi. Per ottimizzare questo aspetto dovremmo scendere a patti con tutti coloro che ci potranno essere utili, ingoiando se necessario anche qualche boccone amaro. Una ricca e complessa schermata ci offre non solo una panoramica completa della mappa di gioco, ma anche tutte le relazioni e le possibili alleanze che potremmo effettuare con i sovrani. Offrire denaro, cibo, o addirittura componenti della propria famiglia come merce di scambio possono contribuire a portare a buon fine un accordo. Inoltre, più diventeremo potenti, più gli altri leader di fazione ci temeranno, proponendoci loro stessi patti in cui diventeranno nostri sudditi, oppure unendosi per darci filo da torcere.

Inoltre il compimento in positivo di tali incarichi possono fruttarci pezzi di equipaggiamento per i nostri eroi.

Le missioni secondarie sono di certo un ottimo modo per ascendere al titolo di Imperatore. Queste arriveranno casualmente in determinati turni della partita, e ognuna avrà i propri risvolti. Potremmo decidere di distruggere una diga, così da allagare i territori di chi ci minaccia, rischiando però che anche i nostri facciano la stessa fine; oppure intraprendere campagne più lunghe, come vendicarci di un traditore che si è dato alla fuga. Impegnative si, ma di certo molto più redditizie rispetto ad altre. Inoltre il compimento in positivo di tali incarichi possono fruttarci pezzi di equipaggiamento per i nostri eroi. Difatti questi prendono parte alla battaglia come tutte le altre unità di cui disporremo, con la differenza che sono molto più personalizzabili. Ognuno avrà un proprio albero di abilità da sbloccare man mano che lotteranno e acquisiranno esperienza, più un proprio set di armi che se usati daranno diversi benefici.

Total War: Three Kingdoms può essere giocato in due modalità: quella Classica e Romanzata. La differenza sta che nella seconda i nostri generali sul campo di battaglia saranno delle vere e proprie macchine da guerra. Non saranno immortali, ma di certo riescono a tener a bada da soli un gran numero di soldati. Questo può portare a degli squilibri all’interno del titolo, facendo preferire ai fan più accaniti la prima funzione, dove non è il singolo a determinare il risultato, ma il numero e le strategie applicate. 

Stilisticamente parlando sia i campi di battaglia che le scene animate caratterizzano l’opera con un stile orientale che lo differenziano dagli altri titoli.

Creative Assembly ha di certo fatto un’ottima ricerca per riproporre l’antica Cina in Total War: Three Kingdoms. Stilisticamente parlando sia i campi di battaglia che le scene animate caratterizzano l’opera con un stile orientale che lo differenziano dagli altri titoli. Un esempio sono i colori delle truppe basate sulla filosofia del Wu Xing, la forza degli elementi; l’albero delle Riforme, che si snoda in tantissime abilità da sbloccare, e che rimanda a un ciliegio in fioritura. Anche moltissime cutscene sono realizzate con la pittura sfumata a inchiostro, rimarcando quella cultura straniera che non svanisce mai. Sul fronte tecnico non risultano caricamenti eccessivi ne particolari bug di cui preoccuparsi o che infastidiscano la fluidità degli incontri. Ottime anche le musiche, sempre in linea con la forma che si è voluta adoperare.

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