Siete tornati da lavoro o da una lunghissima giornata non proprio ottimale? Allora probabilmente quello che andremo a trattare in questa recensione potrebbe fare al caso vostro, anche per le stesse sensazioni che ci ha lasciato. Dopo otto lunghi anni dalla sua prima apparizione, la saga di Rage si ripropone sul mercato moderno, sfidando sé stessa ancor prima che i suoi competitor. L’opera, nata dalla stretta collaborazione tra Avalanche Studios e id Software, non abbandona le radici del frenetico sparatutto quale è, ma impara diligentemente dagli errori del passato, siglando la formula perfetta per la sua rinascita: un diluvio di violenza poetica e pennellate di colori divampanti. Proprio da questa improbabile unione si sancisce l’alba di una nuova Era per la serie, che vede Rage 2 come il titolo perfetto per provare ore ed ore di puro edonismo ludico, ma vediamo se il tempo ha dato frutti maturi al superbo sequel.
La Terra è ormai una nuda landa desolata dilaniata dall’incessabile schianto di meteoriti proveniente dallo spazio e, per salvaguardare le conoscenze e il progresso dell’evoluzione umana, vennero istruite delle arche di contenimento. Grazie a pochi avamposti di superstiti la vita crebbe di nuovo, ma il mondo rimase imprigionato in un’entropia morale senza via d’uscita: un luogo dove anarchia e belligeranza hanno lacerato ancora una volta quel che ne rimane della Terra. Sebbene l’incipit possa sembrarvi scontato, bisogna dare atto alle infinite possibilità di gameplay sfruttate dagli sviluppatori per rimpinguare il mondo di gioco: vivo e brulicante di mostruosità ai limiti della fantascienza. L’eccellente diramazione narrativa sfruttata in fase di gioco viene, ahimè, affossata da una banalità disarmante nel sistema di causa effetto che governa l’evoluzione degli eventi trattata. Il nostro ruolo è quello di indossare i panni di Walker; l’ultimo ranger rimasto in vita dopo il ritorno del sanguinario Generale Cross, mostruoso leader dell’Autorità, un’armata di invasori che programma di risorgere dal ceneri del vecchio mondo per conquistarlo. Nulla di innovativo ed esaltante da quel che avrete già intuito, anche se occorre spezzare una lancia in favore del carattere ineluttabile dei veterani del vecchi mondo: eroi di un’Era tramontata, ora dispensatori di saggezza e guida per i sopravvissuti dei maestosi accampamenti eretti sulla Terra. Saranno proprio loro a rispolverare una storica alleanza per ricostruire il progetto DAGA e difendere il mondo dall’invasione, ma basterà un solo ranger a cambiare gli equilibri?
Un gunplay folgorante e artisticamente aggressivo offre ore di puro edonismo.
Immergersi a capofitto negli sconclusionati scontri di Rage 2 è ciò che rende il prodotto decisamente ben più appetibile di altri open world sul mercato. Ciò che lo rende di facile comprensione e, allo stesso tempo, ben articolato è l’armoniosa cooperazione tra la tuta di tecnologia arcaica che indosseremo per tutta l’avventura e la vasta gamma di armi a nostra disposizione: ognuna squisitamente duttile. La prima, potenziabile all’interno dell’arche antiche sparse per la mappa, non solo rimpingua il moveset a disposizione del ranger, ma evolve di gran lunga il sistema di movimento. Le vetuste conoscenze tramandate hanno difatti trovato nel protagonista la possibilità di essere incanalate, per sprigionare un potere che rasenta il termine supereroe. Scattare, saltare molto in alto e sferrare pugni dall’elevanta potenza d’urto, sono solo alcuni delle abilità che rendono Walker l’essere più temuto e rispettato della Terra. Massimizzando le vostre ore d’esplorazione, incontrerete moltissime arche abbandonate o ben nascoste, ed è proprio in queste che apprenderete poderose arti belliche o metterete mano ad irrinunciabili armi multiuso. La straordinaria efficacia e semplicità che rende questi oggetti unici è seconda solo al gunplay memorabile che li vede protagonisti: ogni colpo sparato, che sia con o senza mira, avrà poteri ben diversi, permettendo a noi di prediligiate l’approccio che più gradiamo. Il fucile a pompa, per citarne uno, riserva delle sorprese assai convincenti dal punto di vista pratico e, per quanto sia strano nel 2019 discutere delle caratteristiche di tale tipologia d’arma, troverete di buon gusto la possibilità di mirare per concentrare la potenza di fuoco su un bersaglio lontano, invece di ingaggiare solo bersagli a corto raggio.
Dal gunplay esaltante allo smodato gusto artistico, Rage 2 apre sin da subito al giocatore la possibilità di esplorare in totale autonomia gli orizzonti presenti sulla mappa che, di regione in regione, sono lo specchio fedele del mondo in tumulto decantato nell’incipit. Aride distese di morte e desolazione avvolgono maestosi avamposti umani: improbabili incroci architettonici che mischiano i balenanti colori della pop art a fortini di metallo e ruggine. Un contrasto alquanto piacevole a vedersi, non c’è che dire, che lascia intravedere l’instancabile speranza dei sopravvissuti, ora umoristicamente drammatici in ogni situazione, ora spettatori passivi nelle catastrofi che li circondano. Ognuno combatte questa sorta di apocalisse come meglio crede, tra chi lotta strenuamente per fare la differenza in quel che rimane dell’umanità e chi si abbandona ad una malinconica follia, che li rende degli impavidi predoni della morte. Tra guerriglie urbane e un inarrestabile susseguirsi di lotte per la conoscenza, l’open world è oltremodo la perfetta tavolozza dove esibire l’insania dei sopravvissuti. Tutto ciò che è intorno a noi, specialmente quando scorrazziamo nel mondo di gioco, è vivo e in eterno conflitto, lasciando a noi la decisione sull’intervenire o meno su quanto stia accadendo.
Open world longevo e colmo di azioni stimolanti, che lascia intravedere una diramazione narrativa appena accennata.
Nell’opera non ci si annoia quasi mai, e in gran parte è merito delle stimolanti azioni sul campo proposte: precipitarsi sul luogo di schianto di un meteorite per accaparrarsi dei preziosi materiali, liberare accampamenti ostili, distruggere mezzi di difesa tecnologicamente avanzati, sgomitare colossali mutanti trattati come divinità e davvero molto altro. Rimarrete senz’altro soddisfatti dall’elevata moltitudine di nemici proposti, ognuno di essi ben distinto e in grado di mettervi in seria difficoltà, oltre che ad aver dei design oltremodo affascinanti. L’intelligenza artificiale è fortunatamente stimolante e ben caratterizzata, costringendovi spesso a ritirate strategiche e a non risparmiare nessun proiettile durante lo scontro, ma non preoccupatevi: il looting è ben calibrato e diligentemente orchestrato per tutto il gioco. C’è comunque bisogno di dire che, nello spostarsi vorticosamente da un luogo ad un altro, vi sono dei gradevoli buchi esplorativi e, passate le prime dieci ore di gioco, ci siamo resi conto dell’amareggiante superficialità con la quale è stato progettato il resto dello spazio. Ogni regione possiede difatti una città principale di riferimento e un’infinità di missioni secondarie collegate ad essa: una gioiosa entropia di sangue e divertimento, che vi farà toccare con mano l’insania colorata di Rage 2, ma non adatto a chi ama un pizzico di complessità contenutistica in più. Le vicende secondarie potevano essere approfondite un pochino di più e non rilegate a documenti sparsi per la mappa come briciole: si è pensato di più alla longevità come mero strumento di misura, senza però condire con un pizzico di imprevedibilità e mistero le possibili diramazioni esplorative.
Clicca sulla copertina per leggere