Recensione A Plague Tale: Innocence, un emozionante quadro sull’epidemia

Nelle opere videoludiche, il Medioevo è solitamente visto come un periodo storico ricco di epiche battaglie, nobili cavalieri e magnifici castelli, oltre che colmo di elementi fantastici come la magia e le creature mitiche. I ragazzi di Asobo Studio, invece, hanno preferito raccontare l’altra faccia di quest’epoca, quella corrosa dalle guerre sanguinose, dalla follia cieca e, ovviamente, dalle malattie letali. Nello specifico, A Plague Tale: Innocence vuole disegnare un quadro sulle sensazioni di disperazione e di impotenza nei confronti di una piaga come la peste nera, canalizzandole attraverso le forti e tristi vicende di due fratelli che cercano di sopravvivere agli orrori dell’epidemia e della violenza, mentre coltivano un rapporto che prima di allora non avevano avuto occasione di far nascere. Il titolo deriva da un progetto inusuale e senza precedenti per il team di sviluppo, che prima d’ora si era dedicato per la maggior parte a creare racing game, come Fuel, e a produrre giochi ispirati a film di animazione di Pixar, tra cui WALL•E e Up. Il risultato di questo esperimento è un’opera narrativa in terza persona con elementi puzzle e survival, caratterizzata da una trama cupa e drammatica unita ad un gameplay più giocoso. A Plague Tale: Innocence, pubblicato da Focus Home Interactive, è disponibile a partire dal 14 maggio 2019 su PlayStation 4, Xbox One e Microsoft Windows. Senza ulteriori indugi, scopriamo se questo spavaldo ingresso di Asobo Studio nel mondo del dark fantasy ha avuto l’impatto sperato e come se la sono cavata i ragazzi alle prese con lo sconcertante argomento della malattia.

Ci troviamo nella Francia del 1349, poco prima dello scoppio della Guerra dei Cento Anni. Amicia, una dei protagonisti del racconto, è la figlia maggiore di una famiglia benestante, che vive in una zona rurale composta da piccoli villaggi e splendide foreste. Insieme a lei c’è Hugo, suo fratello minore, un bambino preda di un’inspiegabile malattia che gli causa forti dolori e misteriose sensazioni. I due sono braccati dall’Inquisizione, che vuole mettere le mani sul piccolo, e per sopravvivere devono affrontare i peggiori orrori del mondo e imparare a fidarsi l’una dell’altro. L’inizio della trama corrisponde allo scoppio della peste, un terrificante mostro al quale i ragazzi dovranno trovare una soluzione se vogliono sopravvivere al pericolosissimo viaggio che li attende. Come in ogni opera narrativa, la storia è il motore dell’intero titolo e svolge un ruolo chiave nel presentare gli scenari e dettare il ritmo di gioco, oltre che incantare il player e invogliarlo a proseguire. Le peripezie del duo di protagonisti svolgono un egregio lavoro nel raggiungimento di questi obiettivi, alternando correttamente il gameplay alle cutscene in modo da mantenere vivo l’interesse e non lasciare a bocca asciutta. A questo contribuisce anche la struttura dei capitoli, che introducono ogni volta ambienti nuovi, situazioni uniche e meccaniche particolari, che si vanno a combinare per far salire il livello di sfida ma restando sempre e comunque chiari e intuitivi. L’avanzamento nell’opera è lineare, fattore che penalizza la rigiocabilità del titolo ma che impedisce il rallentamento della narrazione, lasciando comunque un po’ di spazio per delle piccole esplorazioni alla ricerca di collezionabili, oggetti nascosti che permettono di approfondire i personaggi e l’ambientazione.

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 I dialoghi tra i personaggi sono genuini e verosimili, gli eventi sono commoventi e spietati in egual misura e le immagini mostrano tutto l’orrore della malattia e della guerra.

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L’approccio alle forti tematiche di A Plague Tale: Innocence degli sviluppatori è una rappresentazione quanto più realistica e plausibile delle vicende, che personalmente rappresentano il punto forte del gioco. Non viene nascosto nulla dietro a censure o altri espedienti; i dialoghi sono genuini e verosimili, gli eventi sono commoventi e spietati in egual misura e le immagini mostrano tutto l’orrore della malattia e della guerra. Vedere le conseguenze dell’epidemia fa salire il groppo in gola, soprattutto grazie all’impegno messo nel realizzare un comparto grafico dettagliato e impattante. Fin dai primi minuti, il giocatore si rende immediatamente conto della gravità della situazione, accompagnato dalle azioni e dai pensieri dei personaggi che commentano ciò che accade intorno a loro in modo diretto e senza filtri. Durante questo tuffo in un’esperienza che assume quasi i tratti di una vera testimonianza dal passato, tuttavia, ogni tanto spuntano alcuni elementi più romanzeschi o ludici, probabilmente a causa di influenze provenienti dai passati progetti di Asobo Studio. Da un lato, contribuiscono a rendere il gameplay più giocoso, vivacizzando le azioni intraprese e spezzando la pesantezza degli argomenti trattati. In questo modo, spostarsi nei livelli e risolvere i puzzle risulta essere un’attività ripagante e piacevole, migliorando ulteriormente il ritmo di gioco di cui si è parlato prima. Dall’altro, però, l’aver a che fare con avversari e interazioni che sembrano più appartenere all’ambito dei cartoni animati che alla narrativa cupa di questa storia comporta un allontanamento dall’atmosfera che si dovrebbe creare. Per quanto sia divertente lanciare un vaso nell’erba e osservare come un inquisitore fissi la propria attenzione in quel punto con la tipica frase “Mi è sembrato di sentire qualcosa!”, una scena del genere non può che causare un po’ di straniamento.

A Plague Tale: Innocence
La mostruosa e agghiacciante orda di ratti è in grado di comparire dal nulla e assaltare intere aree in pochi secondi.

Mentre vagano nelle infette lande francesi, i protagonisti dovranno affrontare degli avversari e risolvere dei piccoli puzzle ambientali per proseguire. L’avanzamento prosegue per livelli, ciascuno posto in un luogo diverso e con meccaniche uniche. La maggior parte delle volte ci si troverà a dover affrontare due tipi di nemici: gli umani, guardie o sciacalli di guerra, e le gigantesche orde di topi. I primi pattugliano la mappa, e il contatto visivo con il giocatore li renderà aggressivi nei suoi confronti, portando spesso al game over. Per superarli, bisogna sfruttare una serie di strumenti a propria disposizione, come la fionda e i vasetti, per causare distrazioni e distogliere la loro attenzione per il tempo necessario a passare inosservati. Quelli senza armatura possono anche essere uccisi da un proiettile, ma bisogna fare attenzione all’utilizzo della propria arma, in quanto lo schiocco del lancio causa un forte rumore. Il vero pericolo è invece rappresentato dai ratti, che a causa della peste si sono moltiplicati e sono diventati talmente aggressivi da uccidere un umano in una manciata di secondi. Questi terrificanti animali si presentano in orde che coprono anche interi campi e non esitano a sfruttare ogni apertura per cibarsi di ogni essere vivente a disposizione. L’unica arma che si possiede contro di loro è la luce, che li spaventa a morte tanto da causarne la fuga in massa. Fin dalla prima apparizione, questa manifestazione fisica della malattia fa accapponare la pelle e genera un forte senso di inquietudine, soprattutto a causa della loro voracità e del loro aspetto mostruoso. Trovarsi rinchiusi dentro una stanza straripante di topi con una sola piccola fiaccola a tenerli a bada è uno dei momenti più tesi e coinvolgenti che A Plague Tale: Innocence riesce a creare.

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Il vero nemico di A Plague Tale: Innocence è l’orda dei ratti, che a causa della peste si sono moltiplicati e sono diventati talmente aggressivi da uccidere un umano in una manciata di secondi.

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Purtroppo, anche un titolo come questo soffre di qualche problema che ne va a incrinare la complessiva bellezza. All’interno delle stupende ambientazioni ricche di dettagli e di profondità si possono facilmente notare alcuni asset riutilizzati, che con un solo colpo d’occhio da parte del giocatore causano un immediato distacco dall’immersione. Fortunatamente, la loro presenza intacca esclusivamente il gameplay non togliendo nulla ai luoghi e alla storia, risultando più un leggero fastidio piuttosto che un elemento destabilizzante. Le IA dei nemici sono facilmente manipolabili a proprio vantaggio, dando un’enunciata sensazione di avere a che fare con dei bot piuttosto che veri e propri individui. Va però fatto notare come gli sviluppatori abbiano pensato di arricchire di dettagli i comportamenti dei nemici: distrarre una guardia con lo stesso metodo troppe volte la rende sospettosa e sempre meno incline a controllare, così come tentare di distogliere l’attenzione di due guardie nello stesso momento farà partire un’interazione tra le due, che si organizzeranno per far sì che solo uno investighi il rumore mentre l’altro rimane in allerta. Nel complesso, i piccoli aspetti su cui il gioco inciampa non sono sufficienti per rovinare il coinvolgimento del giocatore e la serietà con cui vengono trattate le tematiche più complesse e difficili.

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