La Labour Games Game Jam 2019 ha ospitato diverse personalità di settore, professionisti del mondo videoludico pronti a discorrere sulle loro varie esperienze lavorative. Tra di loro abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistare Stefan Horn, il direttore artistico dell’associazione d’arte berlinese urban dialogues e il coordinatore generale del progetto Labour Games – The playful world of work. A seguito degli ottimi risultati ottenuti, abbiamo deciso di rivolgergli qualche domanda in merito. Ecco com’è andata:Â
Lei ha seguito il Progetto Game Jam dall’inizio: quando è diventa realtà questa idea? In quale anno e in quale contesto o stato particolare?
Abbiamo lavorato al progetto generale dal 2015 poi siamo andati alla ricerca di fondi e il progetto vero e proprio è iniziato nel 2016. L’idea originale era quella di creare 4 game jam in 4 differenti città ma alla fine avevamo 6 game jam in 5 città diverse.Â
Quali sono i giochi a cui si è approcciato e che l’hanno impressionata o interessata di più all’interno del Labour Games?
È difficile rispondere a questa domanda, per quanto riguarda l’energia impiegata nella realizzazione e conseguenti risultati ottenuti in questa Jam direi il gioco del Dungeon. In sole 66 ore si nota l’impegno messo nella realizzazione e si capisce che è stata un’esperienza davvero utile e formativa per loro. Avendo mandato avanti il progetto Labour Games per 3 anni siamo stati in grado di estrarre informazioni da un file Excel che contiene una lista di persone senza impiego per poi integrarle in un contesto ludico al fine di creare un esperienza semplice ma efficace ed istruttiva.
Le è piaciuta questa Game Jam in particolare o magari ha preferito un’altra edizione nel corso della sua carriera? In un altro Stato, c’è stata una che le è piaciuta o che ha apprezzato particolarmente?
Una delle cose che mi ha sempre affascinato nelle Game Jam non era la Game Jam stessa ma la insicurezza iniziale che alla fine risulta molto formativa. Questo è qualcosa che non abbiamo mai fatto prima, quindi all’inizio ci siamo organizzati: è stato come compiere un salto nel buio, e il risultato è stato brillante. Ma d’altro canto quando vai in una conferenza, ad esempio, trovi inizialmente gli speaker/ospiti sul palco, e poi ci sono le pause nelle corso delle quali puoi chiacchierare e scambiare la tua opinione in maniera meno formale. Il bello risiede proprio qui, in conferenze di questo tipo non ci sono barriere particolari o limitazioni ed è stato questo il momento più affascinante del progetto per me.
Qual è la sua opinione a proposito di questa particolare Game Jam? Cambierebbe qualche cosa o ha apprezzato la location e l’organizzazione?
Vede, noi seguiamo la corrente, e l’idea è stata quella di farlo al VIGAMUS Museum perché si trova in un luogo particolarmente isolato. Se fai qualcosa del genere in un’università o in un qualsiasi altro posto non sei ispirato da tutto ciò che puoi trovare esposto al museo. Questo non include solo i vari reperti ma anche le persone, ed è bellissimo, d’altro canto ci troviamo in un seminterrato quindi non abbiamo avuto molta luce per 66 ore. Ci trovavamo in un luogo dove non eravamo esposti a distrazioni esterne ma, tuttavia, avevamo una pausa due volte al giorno per distrarci all’area aperta. Non ho nulla di cui lamentarmi per quanto riguarda questa Game Jam: se partecipi devi essere estremamente flessibile. Possiamo dire che “flessibilità ” significa che devi essere in grado di trovare la soluzione a un problema in maniera anche giocosa, se vogliamo, e questo approccio ti aiuta a trovarne una. Il nostro mondo è pieno di problemi che devono essere risolti e non sai mai quale sarà il prossimo, perciò se non sei in grado di risolvere questi problemi immediatamente allora rimani bloccato.Â
Ringraziamo immensamente Stefan Horn per la disponibilità . Speriamo di incontrarlo nuovamente in uno dei suoi progetti futuri, magari in una prossima edizione di Labour Games Game Jam. Noi con questa intervista abbiamo concluso, rimanete sintonizzati sui canali ufficiali di VMAG per rimanere sempre aggiornati sul mondo dei videogiochi.
Intervista a cura di Ecleto Mucciacciuoli, Daniele Cocchi e Matteo Ghiloni.