Recensione Outward

Quando abbiamo preso tra le mani per la prima volta Outward, bene o male sapevamo a cosa stavamo andando incontro: un RPG fantasy caratterizzato da elementi survival. Siamo stati molto colpiti nello scoprire che il titolo è questo e anche molto altro. È un viaggio costante dove il pericolo e la scoperta diventano parte di te. Lo studio di sviluppo Nine Dots è riuscito a creare una formula che ti tiene sempre vigile e sull’attenti, ma con la perenne voglia di esplorare ciò che hai intorno. Senza ulteriori indugi, andiamo a svelare cosa ci attende nello sconfinato mondo di Aurai.

Subito dopo aver creato un personaggio partendo da un modico numero di modelli predefiniti, la nostra storia inizia nella regione di Chersonese. Il primo obbiettivo è trovare una via per tornare a casa, poiché scopriamo all’istante che siamo vittime di un naufragio avvenuto poco lontano dalla nostra città natale. Dopo una breve ricerca dei dintorni, troviamo il nostro amico superstite Yzan intento a pregare per i morti del disastro, che ci invita a dormire in una branda lì affianco. Una volta che ci saremo risvegliati, ci troveremo nella nostra casa, a Cierzo, dove gli abitanti del luogo non ci accolgono proprio a braccia aperte. Infatti ci incolpano dell’affondamento della nave, e ci ricordano che abbiamo un debito da pagare nei confronti del popolo a causa di errori commessi dai nostri antenati. Fortunatamente il capo villaggio calma la folla, e in privato ci dice che può concederci solo cinque giorni di tempo per pagare almeno gli arretrati del nostro debito, oppure lo sfratto. Pronti per partire alla ricerca di nuova fortuna, parliamo con i pochi personaggi interagibili, otteniamo la nostra prima arma e abilità per il combattimento, e da questo momento in poi la vera storia ha inizio.

…in questa opera non esiste l’esperienza per salire di livello, ma sono il nostro vestiario e l’arma che sceglieremo a decidere chi vogliamo essere

Fin dalle prime fasi, Outward ci offre assoluta libertà d’azione, forse persino troppa. Potremmo esplorare sul momento l’intera regione, con l’opportunità di vedere anche le terre adiacenti. Le possibilità che ci vengono offerte sono veramente molte, tant’è che all’inizio molti si potrebbero sentire spaesati. Ciò di cui bisogna tener conto immediatamente è il meteo: neve, pioggia, un sole accecante possono influire negativamente sullo stato del protagonista. Come contromisura abbiamo il nostro equipaggiamento, che oltre a difenderci dalle intemperie e dalle malattie che potremmo accusare, determinerà anche che tipo di ruolo avremo. Infatti in questa opera non esiste l’esperienza per salire di livello, ma sono il nostro vestiario e l’arma che sceglieremo a stabilire come combatteremo. Comunque, le nostre statistiche di base potranno aumentare grazie ai vari maestri nei villaggi, che, sotto giusto compenso, miglioreranno i nostri valori, e potranno anche insegnarci utili abilità da usare nella lotta.

Il nostro eroe avrà a disposizione una grande varietà di oggetti tra cui scegliere: armamenti, pozioni, cibo, e tende sono solo alcune delle opportunità che Outward ha da offrire. Grazie anche a un sistema di crafting si potranno combinare diversi materiali per crearne di più potenti. Sarà possibile inoltre comprare dai mercanti delle pergamene che insegnano le varie unioni, così da andare a colpo sicuro. Bisogna fare attenzione però, poiché il videogioco copre anche questo aspetto in maniera efficace: ogni utensile che compreremo, creeremo, o guadagneremo avrà un peso specifico che andrà ad influire sulla velocità del nostro campione. Per aiutarci sotto questo punto di vista, lo zaino sarà un elemento fondamentale per i viaggi che dovremmo compiere. Occorre sempre avere prudenza però, poiché anche questo ha una capienza limitata. Un trucco interessante, se si è troppo appesantiti, è quello di abbandonare la borsa temporaneamente durante un combattimento per essere più veloci e schivare, e per riprenderlo a fine scontro.

In Outward ciò che incuriosisce di più, a ogni modo, sono i sortilegi e il loro metodo per apprenderli

In Outward ciò che incuriosisce di più, a ogni modo, sono i sortilegi e il metodo per apprenderli. Questi, difatti, non saranno accessibili fin da subito, ma bisognerà guadagnarseli affrontando diverse prove. Prima fra tutte è raggiungere il cuore della montagna che sta al centro della mappa. Arrivando in questo luogo, e sacrificando una parte di punti vita e di resistenza in maniera permanente, si potrà sbloccare la barra del mana, e si avrà accesso al primo incantesimo chiamato Scintilla. Ci viene insegnato inoltre che questa magia, all’apparenza utile solo per accendere un fuoco da campo, se usata in combinazione con altri oggetti o stregonerie, genererà incredibili mosse speciali. Ovviamente per conoscerle al meglio bisognerà comprare le varie pergamene che vendono gli insegnanti sparsi per il mondo, ed esercitarsi per capire il giusto timing. Ad esempio alcune di esse posso essere lanciate solo attivandone quattro in precedenza, che singolarmente non hanno alcun effetto. Spetta al giocatore scoprire e memorizzare tali combinazioni.

Outward
All’interno della montagna, si celano i segreti su come padroneggiare la magia

Outward lo si potrebbe definire tranquillamente anche un gioco di simulazione di vita. Grazie, o a causa, dei suoi continui salvataggi in automatico, e all’assenza di poter fare uno slot di salvataggio manualmente, dovremmo fare i conti sempre con le nostre scelte e i nostri sbagli. Se per caso dovessimo fallire una missione, precludendoci l’accesso in un determinato posto, o dovessimo preferire un NPC rispetto ad un altro, questi fattori saranno incancellabili e influiranno su tutto il corso della trama. Anche se ciò potrebbe spaventare, non dovete avere timore di scendere in battaglia, visto che è impossibile morire. Questo non vuol dire che si è invincibili, ma solo che quando i nostri punti vita scenderanno a zero, una schermata testuale ci dichiarerà che è successo qualcosa che ci ha trascinato in un altro punto della mappa. Potremmo essere fortunati e tornare a Cierzo, oppure finire schiavi e lavorare per i banditi, o finire dentro un dungeon, ma sempre con la possibilità di poter recuperare tutto il nostro equipaggiamento. Tentare, sbagliare e rialzarsi sono i primi passi conoscere meglio il nostro nemico e diventare sempre più forti. Per evitare comunque questa fine, la regola principale è portarsi sempre dietro cibo, pozioni, e elementi per il crafting più avanzato, come un pentolone e un set alchemico. Naturalmente anche il semplice riposarsi gioverà alla salute e alla resistenza, tranne per il mana, che invece diminuirà fino al 50% quando si dorme, e aumenterà quando si è svegli.

Ovviamente la concentrazione non è mai troppa, perché ogni errore ci può costare caro, ma già padroneggiando queste nozioni le partite si rivelano molto più facili del previsto.

Anche se gli sviluppatori sono riusciti a creare un titolo che incuriosisce e attira il cliente, purtroppo ci sono dei difetti da tenere in conto. L’IA dei nemici può essere veramente troppo basilare, limitandosi il più delle volte al semplice inseguirci. Capita questa meccanica è facile farli cadere in trappole, o capire la loro prossima mossa. Le Boss Fight sono relativamente più difficili, ma basta un ostacolo tra voi ed il nemico, o fare spostamenti rapidi, che la situazione si capovolgerà sempre a vostro favore. Ovviamente la concentrazione non è mai troppa, perché ogni errore ci può costare caro, ma già padroneggiando queste nozioni le partite si rivelano molto più facili del previsto. Il comparto grafico è un’altra mancanza: seppur Unity generi efficacemente le ombre, luci, gli effetti speciali, e l’equipaggiamento del protagonista, la poca cura per i modelli tridimensionali e per le texture consegue una perdita in fatto di originalità. Ciò in ogni caso viene risollevato dal ciclo notte/giorno, che cambia l’illuminazione e maschera in modo efficace questi dettagli.

Alla fine Outward risulta essere un titolo soddisfacente sotto molti punti di vista, grazie soprattutto alla sua complessità che non sfocia mai nel banale, anzi ne esalta la grandezza. Poter scegliere tra tre diverse fazioni durante l’avventura garantisce anche una buona rigiocabilità, che permette al giocatore di attuare diverse soluzioni. Interessante è anche la modalità split-screen che farà sorridere i più nostalgici, dividendo lo schermo in due, così da poter invitare un amico a giocare alla stessa partita. Tale funzione è usufruibile anche online, ma non ne è presente ancora una che ti permetta di fare squadra con sconosciuti. Per quanto riguarda il comparto sonoro, le musiche, anche se limitate, sono ben strutturate e coinvolgenti.

Voto 8