Sekiro Shadows Die Twice, la nuova opera di FromSoftware, riprende molti elementi caratteristici delle precedenti produzioni dello studio, ma al contempo se ne differenzia notevolmente. Infatti, mentre la componente action del titolo è relativamente simile a quella dei giochi Souls, sono quasi completamente assenti le meccaniche RPG in favore di quelle stealth. Un fattore che sicuramente non è cambiato è l’elevata difficoltà, che in questi giorni sta facendo discutere molto il web. Dopo aver giocato a lungo l’ultima fatica di Miyazaki, e approfondito le sue potenzialità, siamo pronti a dare un giudizio in merito.

Sekiro Shadows Die Twice è ambientato nel Giappone feudale del periodo Sengoku, tuttavia luoghi e avvenimenti sono ovviamente inventati. L’opera contiene un misto di mitologia, religione e storia orientale, e gli appassionati della cultura giapponese non potranno che amarla. A differenza dei Souls, in cui più che una trama vera e propria c’è una flebile lore da scoprire, la narrativa di Sekiro è più esplicita e coinvolgente. Giochiamo nei panni del Lupo: uno shinobi silenzioso il cui unico compito è proteggere il suo padrone, un bambino della famiglia nobile Hirata di nome Kuro. Tuttavia, nell’introduzione il ninja fallisce nel suo incarico e Genichiro Ashina, un membro di un’altra potente dinastia, dopo avergli mozzato un braccio porta via il giovane lord, con l’intenzione di sfruttare la sua abilità di donare l’immortalità per vincere la guerra. Dopo essere stati tratti in salvo da un misterioso intagliatore di statue, che ha sostituito l’arto mancante con una protesi molto particolare, dovremo cercare di salvare Kuro.

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Il mondo di Sekiro, con tutti i suoi misteri e segreti, è riuscito a stregarci, grazie anche a una trama inusuale e interessante

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Il character design del titolo è eccellente, quasi tutti i personaggi, soprattutto quelli principali, sono caratterizzati magistralmente e durante l’avventura evolvono in modo coerente. Inoltre, ascoltando bene i loro discorsi e collegandoli a dettagli che è possibile ricavare dall’ambientazione stessa o dalle parole di altri NPC, potremo ricostruire pezzo per pezzo il loro passato e scoprire le loro vere motivazioni. A questo proposito saranno anche molto importanti le bottiglie di Saké: ne potremo trovare diverse tipologie, e in base a chi le consegneremo otterremo dialoghi differenti. Avremmo gradito una cura maggiore per le espressioni facciali dei personaggi per accentuare i concetti che esprimono parlando, invece purtroppo questi fanno uso di pochissime espressioni. Per quanto riguarda il protagonista ciò è anche comprensibile, visto che il Lupo cerca di nascondere ogni sua emozione, ma per gli altri meno. In ogni caso il mondo di Sekiro Shadows Die Twice, con tutti i suoi misteri e segreti, è riuscito a stregarci, grazie anche a una trama inusuale e interessante.

Parliamo ora del cuore vero e proprio del gioco: il combat system. In quanto alla rapidità dell’azione l’opera è persino superiore a Bloodborne, mantenendo comunque intatta la componente strategica negli scontri caratteristica dei Souls. Non c’è più una barra della stamina da gestire, tuttavia ora avremo un fattore diverso da tenere in considerazione: la postura. Questo valore, che hanno sia i nemici che il giocatore, diminuisce ogni volta che si viene colpiti o quando si blocca un colpo. Una volta che la postura di un avversario cala a zero possiamo eseguire un’esecuzione shinobi per ucciderlo all’istante. Per questo è importantissimo combattere in modo aggressivo e tenere la pressione alta sul bersaglio per evitare che recuperi la sua stabilità. Il metodo migliore per diminuire la postura sono però indubbiamente le deflezioni, che consistono nel parare con il giusto tempismo i colpi dei nemici. Per sfruttare al meglio questa meccanica dovremo avere sangue freddo, visto che talvolta anche un singolo sbaglio può essere letale, e imparare a leggere le movenze degli avversari. Tuttavia ci sono anche delle mosse, segnalate da un kanji rosso che appare sopra il personaggio, che non potremo bloccare: gli affondi, che potremo deflettere ma non parare, le spazzate, che richiederanno di saltare per essere evitate, e infine le prese, che andranno semplicemente schivate. Il carattere di avviso però non specifica però quale tra queste tre tipologie di attacchi il nemico sta per eseguire, quindi dovremo comunque osservare i suoi movimenti e rispondere in modo consono. Grazie a queste meccaniche il gameplay di Sekiro Shadows Die Twice è estremamente profondo e tecnico, padroneggiarlo non è semplice, ma porta grandissime soddisfazioni.

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Se dovessimo morire una seconda volta il prezzo da pagare sarà molto alto: non solo torneremo all’ultimo checkpoint visitato, ma perderemo anche la metà dei nostri punti esperienza e Sen

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Un’altra meccanica che caratterizza questo gioco è la resurrezione: come suggerisce il nome dell’opera, quando viene ucciso in nostro personaggio può tornare in vita sul posto per riprendere il combattimento. Tuttavia se dovessimo morire una seconda volta il prezzo da pagare sarà molto alto: non solo torneremo all’ultimo checkpoint visitato, ma perderemo anche la metà dei nostri punti esperienza e Sen (la valuta di gioco). Per questo a volte dovremo scegliere se continuare ad esplorare dopo essere morti una volta o se tornare al precedente luogo sicuro per evitare perdite e ripristinare il nostro potere. Durante l’avventura otterremo anche la possibilità di tornare in vita anche più di due volte, ma un countdown ci impedirà di usarne subito una dopo l’altra. Per questo durante gli scontri con i boss può essere una buona pratica quella di gestire l’utilizzo di questa risorsa: per esempio potremo decidere di conservare le cure e piuttosto morire una volta, sperando successivamente di durare abbastanza a lungo da ottenere una nuova carica.

Il duttile braccio meccanico del Lupo svolge un ruolo molto importante nel combat system: durante l’esplorazione potremo ottenere degli strumenti shinobi e, portandoli dallo scultore, potremo farceli montare sulla protesi. Visto che il nostro protagonista usa tendenzialmente sempre le stessa spada per tutto il gioco, questi congengni sono ciò che permette davvero di personalizzare il proprio stile di gioco. Utilizzarli ci costerà emblemi bianchi, degli oggetti facilmente recuperabili dai nemici o acquistabili alle statue degli idoli (i checkpoint). A differenza dei proiettili di mercurio di Bloodborne, qui non abbiamo mai sentito la necessità di “farmare” questo genere di risorsa. Anche se gli strumenti shinobi di base non sono moltissimi, visto che è possibile modificarli usando determinati materiali alla fine saranno disponibili numerose varianti, che talvolta mischiano gli effetti di due protesi assieme.

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Il rampino può anche essere utile per arrivare alle spalle dei nemici senza che questi se ne accorgano, o per raggiungere delle alture da cui è possibile studiare l’area sottostante per decidere un buon piano d’azione.

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Ma la funzione principale del braccio protesico è un’altra: questo ci permetterà di lanciare un rampino per muoverci rapidamente e con discrezione nell’area. Non è possibile aggrapparsi in qualsiasi punto si desideri, ma solo in alcuni specifici designati dagli sviluppatori. Tuttavia gli agganci sono comunque numerosi e posizionati in maniera intelligente, quindi capiterà di rado di non trovare degli appigli sparsi nel grottesco mondo di Sekiro Shadows Die Twice per raggiungere facilmente l’ubicazione desiderata. Questa nuova meccanica ha permesso a Fromsoftware di sbizzarrirsi per quanto riguarda le aree di gioco, che si estendono notevolmente anche in verticale. Il rampino può anche essere utile per arrivare alle spalle dei nemici senza che questi se ne accorgano, o per raggiungere delle alture da cui è possibile studiare l’area sottostante per decidere un buon piano d’azione.

Una delle differenze più marcate di Sekiro Shadows Die Twice con i Soulsborne è la presenza di una forte componente stealth. In questo gioco anche i nemici più basilari possono essere pericolosi, soprattutto se in gruppo, e le cure a nostra disposizione sono inizialmente molto limitate, per questo è fondamentale quando possibile cercare di eliminare ad uno ad uno gli avversari di nascosto. Per farlo avremo a disposizione un’ampia gamma di tecniche: attacchi dall’alto che uccidono istantaneamente il bersaglio, dei cocci che possiamo lanciare per attirarli e allontanarli dal resto del gruppo, ninjustu che usano il sangue del nemico per creare una nube che cela la nostra posizione e molto altro ancora. Tuttavia in alcuni casi ci è sembrato che si potesse fare qualcosa di più sotto questo aspetto: l’intelligenza artificiale dei nemici è abbastanza primitiva, per esempio questi non reagiranno alla vista del cadavere di un compagno, o se lanceremo un oggetto per provocare un rumore alle loro spalle non si volteranno. Ovviamente Sekiro è un titolo principalmente action, infatti non è possibile completare tutta l’opera solamente tramite lo stealth, e probabilmente rendere troppo complesso questo fattore avrebbe influenzato negativamente l’esperienza. Tuttavia si poteva fare qualcosina in più a nostro parere.

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Il gioco, superati i momenti iniziali, è molto aperto e ci permette di esplorare liberamente anche aree estremamente avanzate

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Parliamo ora del level design, divenuto ormai il fiore all’occhiello di FromSoftware: Sotto questo aspetto, sia a livello microscopico (le singole aree) che macroscopico (il mondo di gioco) Sekiro Shadows Die Twice è veramente sublime, e se la batte con Dark Souls 1. Ogni zona è ricca di dettagli e offre all’utente la possibilità di attraversarla in maniera differente, a seconda del proprio stile di gioco. I player più attenti, osservando bene i loro dintorni, potranno cogliere degli indizi posizionati in modo perfetto per raggiungere tesori apparentemente inaccessibili o scovare aree nascoste. Il gioco, superati i momenti iniziali, è molto aperto e ci permette di esplorare liberamente anche aree estremamente avanzate. Le varie zone inoltre sono strettamente collegate l’una con l’altra, e spesso osservando il panorama riconosceremo numerosi posti che abbiamo attraversato. è stato affascinante constatare, consultandomi con i miei colleghi, che ognuno di noi, anche dopo numerose ore, aveva visitato luoghi diversi, scoperto segreti e seguito strade di cui gli altri non conoscevano neanche l’esistenza.

L’ambientazione non è eccezionale solo da navigare, ma anche da osservare: durante la nostra avventura potremo ammirare paesaggi suggestivi e talvolta mozzafiato. Man mano che avanzeremo con la trama le luci che illuminano il territorio di Ashina e il suo aspetto cambieranno, permettendoci di assaporare la sua bellezza da una prospettiva diversa. A differenza dei predecessori, In Sekiro Shadows Die Twice è presente una colonna sonora di sottofondo, dal gusto tipicamente orientale, che accompagnerà con discrezione le fasi esplorative e di stealth, aumentando di intensità quando verremo avvistati dai nemici o quando ingaggeremo uno scontro. Anche se graficamente il titolo è di altissima qualità, lo stesso non si può dire per il comparto tecnico, almeno per quanto riguarda la versione PC. Infatti, nonostante il gioco normalmente girasse abbastanza fluido, abbiamo constatato dei fastidiosissimi freeze in determinati punti della mappa, e una volta il software è persino crashato. Ahimè, è capitato varie volte che la telecamera facesse le bizze, soprattutto durante alcune boss fight quando davamo le spalle al muro.

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Sekiro è tutto sommato molto rigiocabile, anche se non ai livelli del primo Dark Souls

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In Sekiro Shadows Die Twice dovremo utilizzare i punti esperienza guadagnati per acquisire nuove abilità. Queste tecniche possono fornire sia bonus passivi, come per esempio un aumento del danno alla postura del nemico, sia attacchi fulminei che potremo eseguire premendo contemporaneamente L1 e R1. Tuttavia per fare ciò dovremo prima trovare degli scritti che ci permetteranno di accedere a diversi alberi delle abilità. In totale sono presenti un buon numero di skill, ma già al termine del primo playthrough ne avremo tendenzialmente sbloccate buona parte. Considerando anche il fatto che il mondo di gioco è molto aperto, il che permette di esplorare diverse aree nell’ordine che si preferisce, e che anche il potenziamento degli strumenti shinobi è piuttosto ramificato, l’opera è tutto sommato molto rigiocabile, anche se non ai livelli del primo Dark Souls.

Parliamo finalmente di quella che per molti è stata la nota dolente dell’esperienza: la difficoltà. Mentre i Souls promuovevano principalmente uno stile di gioco cauto, in cui la strategia migliore era aspettare determinate aperture per attaccare, il titolo punta su qualcosa di molto diverso. Dovremo essere aggressivi e non lasciare nessuna possibilità al nemico di riprendere fiato, se non ci riusciremo, aspettando passivamente che il boss di turno esegua una certa mossa per poter infliggere uno o due colpi, non potremo vincere. Contro alcuni nemici più potenti è necessario rompere la postura per effettuare un’esecuzione, altrimenti anche azzerando i loro punti salute questi non moriranno. Un altro fattore che contribuisce ad aumentare la difficoltà dell’opera è la quasi totale mancanza di elementi RPG o co-op online: due fattori che hanno sempre aiutato i nuovi giocatori nei Soulsborne. Inoltre, è possibile portare con se un numero limitato di ogni tipo di oggetto, quindi a differenza di Dark Souls 2 non potremo fare scorta di gemme vitali per poterci curare un enorme numero di volte. Insomma con Sekiro Shadows Die Twice “o si diventa campioni, o niente”. Sicuramente le primissime ore della vostra esperienza potrebbero essere un po’ aspre, anche se siete appassionati dei giochi di FromSoftware, ma, una volta che entrerete nella mentalità di effettuare più deflessioni possibili, il titolo diverrà estremamente godibile e soddisfacente.

Non è un caso che i boss di Sekiro Shadows Die Twice una volta sconfitti lascino al Lupo degli oggetti chiamati ricordi. Ogni scontro in questo titolo, oltre ad essere visivamente spettacolare, è memorabile proprio perché bisogna sudarsi la vittoria, e quella sensazione viscerale che si prova quando al termine di una dura battaglia lo shinobi dà il colpo di grazia all’avversario è un’emozione che difficilmente altri tripla A moderni vi sapranno regalare. Con quest’opera From è riuscita a rinnovare la formula classica dei Soulsborne, che stava per diventare stagnante, mantenendone però intatto lo spirito e la filosofia. Nonostante qualche pecca a livello tecnico, ci sentiamo di consigliarvi caldamente l’acquisto di Sekiro, anche perché in fondo la sfida che propone, pur essendo impegnativa, è tutt’altro che insormontabile.