Xenon Racer Recensione

Xenon Racer è un prodotto made in Italy sviluppato da 3DClouds, che ci dà un’ipotetica visione di come può essere in un futuro vicino il destino delle corse. Non è il primo lavoro di questa compagnia, che pochi mesi fa ci ha dato l’opportunità di provare All-Star Fruit Racing (trovate qui la recensione). Nonostante si tratti di titoli completamente diversi fra loro, entrambi sono opere in cui bisogna essere abili nella guida e tagliare il traguardo per primi. Questa volta non siamo a bordo di kart ma di vetture vere e proprie, con una flebile trama di sottofondo. Siamo nel 2030, un’epoca in cui sfrecciano macchine volanti e quindi tutti i fan delle corse devono arrangiarsi, organizzando dei tornei non ufficiali su pista e auto elettriche che sfruttano lo xeno.

A livello di meccaniche c’è poco di realmente innovativo: ci sono varie modalità e le vetture sono personalizzabili sia dal punto di vista fisico che nei componenti. Se modificare il colore del bolide non intacca le prestazioni, quando parliamo di alettoni o tipi di ruote invece il discorso cambia. Nel titolo è possibile gareggiare lo Xenon Racing Championship (il campionato), che prevede una serie di prove da superare, in cui dobbiamo arrivare primi, e che racchiude al suo interno praticamente tutte le altre modalità che discuteremo. La prova a tempo è il normale giro cronometrato; la gara a checkpoint consiste in una serie di punti sul tracciato da raggiungere prima che il countdown arrivi a zero; eliminazione è la modalità meno riuscita, dal mio punto di vista: ogni tot secondi viene eliminato l’ultimo del gruppo, e piano piano i piloti diminuiscono, finché non ne rimane uno solo. Se ogni giro (e mezzo giro) si tagliasse fuori qualcuno avrebbe senso, ma tutto questo dura poco più di un giro in genere, e quindi non si ha il tempo di poter recuperare un eventuale svantaggio. Nella pratica, quindi, bisogna conquistare la testa della corsa il prima possibile, altrimenti quelli che ci precedono diventano irraggiungibili in un unico passaggio. Inoltre, è possibile cimentarsi in una gara veloce, giocare in compagnia (schermo condiviso e online). Nonostante tutto, però, non c’è una vera e propria rivoluzione per quel che riguarda i titoli di corse, anche se la gestione del drift è molto interessante e la approfondiremo nel paragrafo successivo.

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Quando driftiamo in curva abbiamo 3 pile che si ricaricano e che ci danno la possibilità di avere un boost in velocità.

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La feature che spicca più sulle altre è la derapata, che diventa fondamentale per vincere la gara. Praticamente quando driftiamo in curva abbiamo 3 pile che si ricaricano e che ci danno la possibilità di avere un boost in velocità. Non sarà uguale per tutti però, perché potremo decidere i singoli parametri che ne determinano l’efficacia: tempo di ricarica, durata e potenza. In base al circuito dovremo scegliere se far riempire la barra rapidamente, farla durare tanto o se puntare tutto sull’aumento di cavalli. In quest’ultimo caso soprattutto, però, è necessario fare attenzione alle curve, perché ogni contatto danneggerà il veicolo: una volta arrivati al 100%, non dovremo dire addio alla gara ma semplicemente riappariremo al centro della pista. Ci sono settaggi più equilibrati, ma ci verrà data anche la possibilità di insistere solo su uno di essi. In un primo momento sembrerebbe facile cosa decidere, ma la realtà è che dovrete fare un po’ di giri per capire il mix che funziona meglio, in relazione al circuito. Durante il percorso comunque troveremo dei bonus che ci ricaricano una pila all’istante, ma ciò non toglie che come riempire la barra e in che modo usarla è qualcosa che dobbiamo gestire noi, dando quindi un minimo di incertezza all’esito delle sfide.

Il gioco in sé è ottimo nel concetto, ma è fin troppo difficile anche quando viene settata la modalità più semplice: mi sarei aspettato di arrivare primo ovunque, e con relativa tranquillità, ma mi sbagliavo. In questo genere di prodotti infatti è “normale” che, con una guida relativamente pulita e senza troppi contatti con i guardrail, si possa arrivare al traguardo o quantomeno sul podio. Niente di impossibile ovviamente, ma fin da subito si capisce che non sarà così facile aggiudicarsi il campionato. Difatti se nelle prime due tappe possiamo permetterci di arrivare quinti e terzi, dalla corsa successiva saremo costretti a vincere. Le uniche volte in cui ci si può accontentare di un piazzamento è quando ci sono due o tre gare accorpate, con i punti che si sommano e che permettono di arrivare primi dopo il conteggio. Inizialmente ho avuto una visione drammatica della difficoltà a causa di un piccolo bug che non mi faceva superare le prove iniziali e che mi aveva fatto credere di essere veramente troppo lento: per fortuna il problema è stato risolto in tempi brevissimi e nelle gare successive ho trovato un livello di sfida più che adeguato alle mie capacità, nonostante ritenga ancora che il grado di difficoltà sia sproporzionato.

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La vera sfida sarà quindi ricordarsi su quale pista stiamo correndo, per capire quali sono le traiettorie più efficaci da percorrere.

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L’unico modo per arrivare primi è conoscere alla perfezione il tracciato, capire quali settaggi è meglio usare e sapere dove poter usare il boost, perché i nostri avversari saranno spietati e non ci faranno vincere. Inizialmente sarà frustrante ma poi, dopo aver (un po’) memorizzato il circuito, ci troveremo leggermente a nostro agio. Ogni tracciato ha diverse varianti, quindi vi succederà tantissime volte pensare di essere su un rettilineo e invece trovarsi improvvisamente una curva a gomito. La vera sfida sarà quindi ricordarsi su quale pista stiamo correndo, per capire quali sono le traiettorie più efficaci da percorrere: avrei apprezzato circuiti simili fra loro, ma diversi, che quindi mettevano in chiaro fin da subito su quale tracciato ci trovavamo. Più in generale, non ha convinto molto il level design, spesso e volentieri confusionario, soprattutto nelle gare notturne, in cui abbiamo come unici punti di riferimento le insegne luminose che indicano la strada da seguire.

Lasciano ulteriori dubbi le IA presenti in gioco, che non sono riuscito a decifrare. Forse è un caso, ma ho notato che se al primo giro riesco a trovarmi in testa alla gara, è possibile proseguire in maniera relativamente tranquilla, permettendomi qualche errore. Se invece taglio il traguardo a una distanza non indifferente da chi guida la corsa, al 99% i metri che ci separano sono destinati ad aumentare, inspiegabilmente. Sorpassarli non è nemmeno facilissimo, perché quando abbiamo il boost si fanno tamponare, facendoci da tappo. La scelta di farci sapere la distanza solo da chi è in testa e non da chi sta dietro (a meno che non siamo noi i primi) contribuisce ad aumentare la confusione, dal momento che il nostro vantaggio o svantaggio è tarato in metri e non in secondi.

Nonostante i paragrafi precedenti siano pieni di aspetti non totalmente apprezzati dal sottoscritto, non significa che si tratti di un prodotto di bassa qualità, anzi. La verità è che perdere è frustrante, ma potrete reagire in due modi: o abbandonate il gioco dopo le prime delusioni, o avete un incentivo a migliorarvi continuamente per vincere. In ogni caso, questi giudizi sono relativi al singleplayer, perché il vostro avversario in rete non sarà il computer e tutte le difficoltà che avrete voi le avranno anche i vostri avversari: non abbiamo avuto la possibilità di provare il multiplayer online, ma siamo convinti che internet possa essere la soluzione a buona parte dei problemi che abbiamo riscontrato. Nonostante non si differenzi troppo dai soliti titoli di questo genere, la veste futuristica di Xenon Racer è qualcosa che può interessare tanto i fan delle corse: che sia questo il futuro degli sport motoristici? Lo scopriremo nel corso dei prossimi 11 anni.

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