Il recente scandalo del GamerGate ha portato l’industria dei videogiochi a ripensare la rappresentazione delle donne all’interno dei videogiochi. Non è un caso quindi che compagnie, come Activision Blizzard, stiano proponendo nei loro titoli degli esempi di donne forti. La stessa strategia viene usata da Call of Duty: Black Ops III, che sarà il primo episodio della serie ad avere un protagonista femminile giocabile nella modalità single player. Anche in Ghosts era possibile giocare nei panni di una donna, ma solo in multiplayer.
Per la prima volta nella storia di Call of Duty, sarà quindi possibile scegliere il sesso del protagonista nella modalità campagna. Dal momento che la campagna potrà essere giocata fino a un quattro di giocatori in co-op, questo vuol dire che potenzialmente si potranno comporre squadre di sole donne. Per una serie “testosteronica” come Call of Duty questo rappresenta una svolta tanto epocale tanto naturale, dato il grande numero di giocatrici donna che si danno già battaglia nel gioco di Activision.
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La scelta, stando a quanto dichiarato dal director della campagna Jason Blundell, è stata ispirata da Mass Effect, dove il protagonista poteva essere maschio o femmina. Naturalmente, non si tratta soltanto di permettere di scegliere il sesso, ma anche di scrivere una storia adeguata ad entrambi i punti di vista. Come ha dichiarato a GamesRadar, il capo di Treyarch Studios Mark Lamia descrive la storia di Black Ops III “sessualmente neutrale”, rifacendosi alla sceneggiatura di Alien, che era stato scritto per un protagonista maschio fino a che Sigourney Weaver non ha ottenuto la parte.
Questo significa quindi che non ci saranno i cliché altamente criticati da Anita Sarkeesian, la giornalista autrice del documentario Tropes vs Women in Video Games, come il classico della “damigella in pericolo”.