Recensione One Piece World Seeker

Nel 1997 veniva pubblicato One Piece per la prima volta e, quasi 22 anni dopo, ci ritroviamo a parlare del manga più venduto nella storia dei fumetti, con circa mezzo miliardo di volumi venduti. Dietro l’opera c’è Eiichiro Oda, che in tutto questo tempo ha raccontato le avventure di Rufy Cappello di Paglia, un ragazzo di gomma con l’ambizione di voler diventare il re dei pirati e un innato talento di cacciarsi nei guai. L’ultima trasposizione videoludica è One Piece World Seeker, sviluppato da Ganbarion, che avevo provato io stesso alla Gamescom della scorsa estate (qui il mio articolo): si tratta di un titolo open landscape con grafica cartonata e, nonostante si noti che è tutto digitale, è apprezzabile il risultato finale. A distanza di mesi, il prodotto è finalmente completo e quello che mancava nelle build precedenti, ora è stato implementato.

One Piece World Seeker può contare su una storia totalmente nuova, ambientata a Prison Island, un’isola carceraria sotto il controllo della Marina con a capo il Direttore Isaac, che è anche la massima autorità dell’area. Non è solo un luogo in cui vengono rinchiusi detenuti però, perché ci sono anche zone abitate, dove sorgono dei villaggi e delle città: la presenza dei soldati è apprezzata da una parte della popolazione (i pro-Marina), che dal punto di vista economico ha portato dei vantaggi, un’altra (gli anti-Marina) invece è innervosita dall’istituzione di presidi carcerari e del controllo costante alla quale sono sottoposti. La nostra avventura inizia con Rufy catapultato sull’isola e, una volta atterrato, conosce Jeanne, una ragazza orfana, figlia dell’ex leader della zona, che dovrà affrontare una serie di minacce. Ovviamente non ci dilunghiamo troppo e, per quel che riguarda la storia, ma vi assicuriamo che sarà ricca di personaggi e di intrighi: Eiichiro Oda stesso l’ha supervisionata, ed è una garanzia da questo punto di vista.

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Alcune volte dovremo incrementare le nostre capacità, mentre in altri casi dovremo valutare se imparare o meno le mosse caratteristiche di Rufy.

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Il gioco è un action con elementi RPG, e non sarà necessario scervellarsi per capire quali opzioni è meglio sbloccare: dovrete prendere decisioni su quale categoria sviluppare fra Battaglia, Busoshoku (armatura), Parametri (prestazioni fisiche), Gear Fourth, Esplorazione e Kenbunshoku (osservazione), ma i punti abilità che sono necessari sono facili da reperire, affrontando nemici o superando missioni secondarie. Alcune volte dovremo incrementare le nostre capacità, come la forza o la velocità, mentre in altri casi dovremo valutare se imparare o meno le mosse caratteristiche di Rufy, che sarà l’unico personaggio che potremo usare, lasciando le briciole alla sua stessa ciurma. La mappa non è grandissima, e nel giro di relativamente pochi minuti si può arrivare da un capo all’altro dell’isola. Avremo lo spostamento rapido per poterci muovere anche più velocemente, ma in realtà anche spostarsi senza il fast travel non è un grande problema, se non che verremo attaccati da eventuali marine o pirati lungo il tragitto. Nel caso ingaggiassimo qualche scontro comunque possiamo fuggire, anche perché dopo un po’ i nostri inseguitori desisteranno.

Per muoverci nella mappa possiamo sentire veramente quello che percepisce Rufy ogni volta che si allunga e si lancia con le sue braccia di gomma. Inizialmente sarà un po’ macchinoso, ma dopo averci fatto l’abitudine potremo spostarci con molta più confidenza in giro per i palazzi e, sbloccando le varie abilità, potremo quasi provare l’emozione di volare. Sarà un po’ come trovarsi nei panni di Spider-Man quando si sposta per New York: il paragone non è un azzardo perché effettivamente potremo dondolarci fra gli edifici. Se aggiungiamo anche la possibilità di poter scattare quando siamo a terra, possiamo muoverci in maniera estremamente varia e mai noiosa. Legato (anche) agli spostamenti c’è il karma system, che ci permette di avere più “affinità” coi personaggi presenti in One Piece World Seeker. Nella pratica, dopo alcune azioni, come superare certe missioni, aver sconfitto un tot di nemici o aver trascorso un po’ di secondi in aria appunto, aumenteremo il nostro feeling con qualche character in-game: una volta portato al 100%, sbloccheremo una scena aggiuntiva. Non si tratta di chissà quale capolavoro, ma è qualcosa che può far piacere e che rende leggermente più intrigante la trama. Se l’idea può essere una piacevole aggiunta in gioco, ci sono dei problemi legati ai rapporti fra i vari personaggi, ma di questo ne parleremo più avanti.

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Un metodo per combattere i nemici è l’uso dell’haki che, se sviluppato a dovere, può stordire i nemici più deboli e renderci leggermente più facile la vita.

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Per giudicare il combat system mi trovo in difficoltà perché ho impressioni contrastanti. È immediato, di facile (forse troppa) comprensione e offre tante possibilità di fronteggiare gli avversari, e questo è sicuramente un bene, quantomeno per un pubblico che non cerca un elevato livello di sfida. Innanzitutto abbiamo l’opportunità di decidere se agire in modalità osservazione o armatura: nel primo caso avremo delle movenze veloci, saremo più agili e potremo usare il Soru per schivare i colpi, nel secondo possiamo dare calci e pugni con il Gear Third e difenderci con l’ambizione. Un altro dei metodi per combattere è l’uso dell’haki che, se sviluppato a dovere, può stordire i nemici più deboli e renderci leggermente più facile la vita. Con le componenti RPG poi avremo la possibilità di imparare sempre nuove abilità e usarle a nostra vantaggio, soprattutto nel caso della schivata con contrattacco o della capacità di rallentare momentaneamente il tempo. Ci sono anche le mosse speciali che però necessitano del caricamento della barra della tensione: inizialmente avremo solo il Red Hawk, ma andando avanti potremo imparare anche ulteriori tecniche. Si potrà addirittura usare il Gear Fourth in certi frangenti, ma il suo utilizzo ha delle ripercussioni sul protagonista, proprio come accade nel manga.

Il sistema di combattimento ha tante cose buone, ma c’è anche qualche aspetto negativo. Facendo quadrato in continuazione (su PlayStation 4) riusciremo senza troppi problemi a sconfiggere i nemici, almeno i più deboli. La schivata in modalità osservazione non sempre è efficace perché in quel lasso di tempo in cui si spostiamo gli avversari riescono a prevedere la nostra posizione, vanificando quindi il nostro Soru. La barra della tensione, necessaria per le mosse speciali, ha bisogno di essere caricata: non è velocissima, e prima di poter usare i nostri colpi migliori dovremo colpire tante volte i nemici. Se abbiamo fortuna, riusciremo sfoggiare tecniche potenti, altrimenti avremo sconfitto tutti usando solo un tasto o le combo (lo stesso tasto, ma premuto più volte). Inoltre, quando ingaggiamo un combattimento con qualcuno, almeno gli scontri obbligatori del filone principale, dovremo rimanere entro un’area ristretta, altrimenti dovremo ricominciare da capo: quando siamo in crisi di conseguenza, dovremo resistere, perché non possiamo allontanarci per recuperare energie. A complicare il tutto, mosse che richiedono tempo, come il Gom Gom Gatling (la raffica di pugni) verranno bruscamente interrotta quando qualcuno ci attaccherà.

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Non è Splinter Cell, non è Assassin’s Creed: parliamo di One Piece, un’opera piena di gente rumorosa e che fa del disordine il proprio biglietto da visita.

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Le missioni secondarie sono tantissime, ma talvolta sono ripetitive e di una semplicità inaspettata. Non a livello di difficoltà proprio, perché possiamo decidere il grado di sfida dalle opzioni, ma proprio per quel che riguarda il cosa fare. A volte si tratta di “indagare”, cioè andare in un luogo perché si vocifera che succede qualcosa, prendere eventualmente a pugni un paio di pirati (tutti uguali fra loro) e poi terminare così il nostro incarico. Un altro punto negativo è l’aver creato missioni che necessitano di un approccio stealth: non che fosse una scelta sconsiderata, anzi, ma chi conosce il manga sa che Rufy non è mai stato silenzioso nelle sue azioni. Si tratta solamente di qualcosa che non fa parte del brand. Non è Splinter Cell, non è Assassin’s Creed: parliamo di One Piece, un’opera piena di gente rumorosa e che fa del disordine il proprio biglietto da visita. Non che sia necessario buttarsi nella folla, almeno alle difficoltà più basse, ma volendo c’è l’opportunità di attaccare ignari soldati avvicinandoci di soppiatto per stordirli all’istante: è però più divertente (e anche più credibile) dare pugni a chiunque ci si pari davanti senza il bisogno di nasconderci.

Buona parte della ciurma è sulla nave: possiamo scambiare solo qualche parola (o oggetto) con loro.

La storia è in linea con quanto succede nel manga, e da questo punto di vista si vede che a supervisionare c’è stato proprio Oda. Quello che però fa un po’ storcere il naso è come i personaggi secondari vengono trattati: la ciurma, a eccezione di Rufy, non fa praticamente nulla. L’unica utilità è sulla nave, dal momento che possono farci qualche piccolo favore, ma a livello di trama compaiono ogni tanto per fare una battuta e basta. I character memorabili che effettivamente hanno un ruolo sono davvero pochi, e tutti gli altri, anche se influenzano in qualche modo la storia, rimangono delle comparse che dicono una frase, fanno un’azione e poi spariscono. Le missioni secondarie che vedono coinvolti proprio questi personaggi danno un minimo di senso in più all’inserimento in-game, anche grazia al karma system, ma l’impressione è che siano stati aggiunti a forza, per far piacere ai fan di One Piece. Quello che invece assolutamente non va è il rapporto che Rufy ha con alcuni importanti esponenti della Marina: se nelle saghe del manga possiamo capire le motivazioni che possono indurre a dare un minimo di vantaggio al pirata, in questo videogioco riusciamo quasi a diventare anche amici, con il karma che ci permette di farci due chiacchiere con chi invece dovrebbe ucciderci all’istante.

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Avendo tratto ispirazione da un manga divenuto anche anime, con doppiatori storici a interpretare i protagonisti, era quasi d’obbligo usare il più possibile le loro voci.

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In generale, è sembrato di trovarsi dentro quei giochi del passato dove, per limiti tecnologici, il gameplay era testuale e pieno di stacchi. Quando dobbiamo iniziare una missione troviamo gli avversari fermi ad aspettarci e appena ci avviciniamo c’è un fade out dello schermo, una piccola scena con animazioni basiche e i dialoghi scritti, con il doppiaggio che si limita a 1-2 parole in giapponese; successivamente con un ulteriore stacco passiamo all’azione e, una volta terminato lo scontro torniamo alle scene testuali. Avendo tratto ispirazione da un manga divenuto anche anime, con doppiatori storici a interpretare i protagonisti, era quasi d’obbligo usare il più possibile le loro voci. Anche altri elementi sono un po’ da rivedere, come il tempo per aprire i forzieri (che può essere migliorato), il fatto che gli oggetti da raccogliere siano solo delle luci sparse nella mappa o la modalità “battaglia libera” che dovrebbe essere una specie di tutorial in cui poter provare gli spostamenti e due tecniche. Lo scopo era di andare incontro a quei fan di One Piece (o solo di Rufy?), quindi non era necessario pubblicare un titolo totalmente innovativo per il mondo del gaming in generale, che infatti ha delle mancanze: in un’epoca in cui (soprattutto gli open world) gli utenti vanno alla ricerca di centinaia di collezionabili, in questo caso non ce ne sono.

Dopo aver parlato degli aspetti negativi di One Piece World Seeker sembra di essere davanti un prodotto senza qualità, ma la realtà è ben diversa: giocarlo è divertente e, nonostante alcuni problemi, è ricco d’azione. Dare un giudizio però è stato veramente difficile, perché bisogna anche inquadrare bene il target al quale Bandai Namco voleva riferirsi. Un appassionato del manga rimarrà abbastanza soddisfatto, perché c’è un vasto mondo da visitare e tantissime missioni secondarie da superare, seppur molto semplici: se invece vuole solo godersi la storia principale avrà almeno 12/15, che può arrivare anche a 18 impiegando più tempo nelle attività extra e nei combattimenti. L’appassionato però potrebbe essere decisamente più critico e meno contento di non poter usare nessuno della ciurma, se non il capitano. Se siete fan del manga e avete un PC, una PlayStation 4 o una Xbox One, però, non avete nessuna scusa per non acquistare One Piece World Seeker. Promosso!

 

 

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