Recensione The Occupation

Il mondo dei videogiochi è pieno di prodotti multiplayer dove azione e adrenalina sono messi al centro dell’opera. Parallelamente, però, ci sono titoli principalmente basati sulla narrativa e che, non potendo contare su meccaniche innovative, insistono sulla trama: The Occupation è uno di questi. Sviluppato da White Paper Games, si tratta di un thriller-investigativo in prima persona, in cui il giocatore dovrà mettere insieme i pezzi di una tragica vicenda per scoprire cos’è realmente successo.

The Occupation è ambientato nel 1987, anno in cui un’esplosione ha ucciso una ventina di persone: il colpevole è Alex Dubois, ma ovviamente noi non ne siamo convinti e quindi cercheremo di capire cos’ha portato a quel tragico evento, scoprendo che ci sono in ballo anche interessi politici ed economici. Vestiremo i panni di Harvey Miller: un giornalista curioso con l’abitudine di ficcare il naso ovunque e che non si ferma di fronte a nulla. Il protagonista non sarà titubante neanche alle prese con guardie infastidite dal nostro comportamento inopportuno: tenete conto che ci viene chiesto di non intrufolarci nelle zone dove può accedere solo lo staff e che invece ci troveranno sempre lì. Nel corso dell’avventura impersoneremo anche altri personaggi, seppur per poco, legati alla vicenda. Non avremo cellulari né app da utilizzare, e le uniche tecnologie sulla quale possiamo contare sono strumenti degli anni ’80: musicassette, cabine telefoniche e floppy disk.

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Ogni secondo in-game corrisponde a un secondo di vita reale.

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Le meccaniche, e più in generale il gameplay, è ben pensato ed è una gran bella idea. Il concetto di base è farci simulare una vera e propria indagine, portando noi stessi a formulare delle teorie ma, soprattutto, ci troveremo anche temporalmente limitati: quando ci viene detto che per esempio abbiamo un’ora per raggiungere un obiettivo, avremo effettivamente 60 minuti. Ogni secondo in-game corrisponde a un secondo di vita reale. Il nostro scopo finale è capire cos’è successo veramente la notte dell’esplosione, ma possiamo decidere in che modo agire: l’importante è raccogliere indizi, e il come è a nostra discrezione. A volte dovremo intrufolarci in cunicoli per origliare, altre invece potremo fare domande scomode a qualcuno che sa qualcosa. Le strategie possibili sono incredibilmente varie, e giocare il titolo una sola volta non è sufficiente per scoprire tutto: ricordatevi che avremo le lancette che scorrono in continuazione, e in un’ora non riusciremo a trovare la totalità degli indizi presenti nel livello.

L’interfaccia è integrata nel gameplay stesso, e quasi tutto quello che vediamo noi lo vede anche il nostro personaggio: per gli obiettivi da raggiungere abbiamo un quaderno, che conviene anche tutte le considerazioni riguardo i luoghi e le informazioni importanti che dovremo ricordarci, come orari o codici. Sarà scritto a mano e in inglese, ma se non capiamo qualcosa basta andare in modalità UI, che ci permetterà di vedere il testo in caratteri leggibili e in lingua italiana. Quando dovremo controllare l’orario, ad esempio, daremo un’occhiata al polso: una chicca da apprezzare nel processo di immedesimazione con il protagonista.

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L’ansia che The Occupation vuole darci mettendoci dei limiti di tempo viene alimentata da livelli labirintici.

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Un problema che non influisce troppo sul gameplay, ma che risulta abbastanza fastidioso, è però la localizzazione, o quantomeno per quel che riguarda la versione italiana. L’audio è inglese, e fin qui tutto ok: sono stati tradotti solo i sottotitoli, ma spesso le scritte non sono sincronizzate al parlato. A rendere il tutto più seccante, anche le parole che a volte sono lasciate in lingua originale, provocando un effetto misto: non sarà raro vedere qualche frase inglese, in maniera apparentemente casuale e senza alcuna ragione specifica. Non finisce qui, perché abbiamo anche delle espressioni un po’ ambigue, come “appoggiarsi” quando forse sarebbe più azzeccato “sporgersi”, o “crescendo personaggio vicino a te” nel caso di una guardia nelle vicinanze. In ogni caso, succede che le scritte siano soggette a bug e che restino più del dovuto. Qualche giocatore potrebbe lamentarsi un po’ degli ambienti, in cui è facilissimo perdersi: in realtà non lo definirei per forza un aspetto negativo, perché quell’ansia che The Occupation vuole darci mettendoci dei limiti di tempo viene alimentata da livelli labirintici.

La storia dicevamo che era interessante ma confusa: dopo aver finito una prima volta il titolo non è detto che abbiate capito tutto e anzi, è possibile che vi sia rimasto qualche buco a livello di trama. Sarà che sui documenti, durante le indagini vengono citate tante persone, la maggior parte delle quali non saranno fisicamente presenti, sarà che forse gli sviluppatori contavano troppo sulle nostre capacità investigative, ma prestare attenzione alle vicende dall’inizio fine non è molto semplice. Nonostante l’utente abbia la possibilità di influire sul finale, manca quel colpo di scena eclatante che ci saremmo aspettati. E siamo stati sopravvalutati (o quantomeno il sottoscritto lo è stato) per quel che riguarda alcune dinamiche: un prodotto story-driven dovrebbe prevedere qualche aiuto/suggerimento quando si arriva in una situazione di stallo proprio perché, se non si va avanti con la trama, l’intera struttura del videogioco è compromessa.

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Ci troveremo a dover passare un’ora, una vera ora, e in quell’intervallo di tempo saremo impossibilitati a registrare i nostri progressi.

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Non si può salvare all’interno del gioco, se non con la funzione automatica alla fine di ogni capitolo. A volte ci troveremo a dover passare un’ora, una vera ora, e in quell’intervallo di tempo saremo impossibilitati a registrare i nostri progressi: questo ci costringe indirettamente a delle sessioni abbastanza lunghe. Immaginate di giocare per un bel po’ di minuti ed essere poi costretti a spegnere: non riprenderete la partita al punto in cui l’avevate lasciata ma sarete forzati a ricominciare da capo. Scordarvi di mettere pausa, inoltre, significa perdere ore di indagini, ma nel caso riusciate a raccogliere tutti gli indizi in poco tempo, allora dovrete aspettare lo scadere dei minuti davanti una porta o andando ancora in giro per il livello. Se tutti gli altri elementi ansiogeni possono essere giustificati in quanto parte del gameplay, l’impossibilità di non salvare i progressi quando si vuole e il mancato inserimento di checkpoint sono decisamente più problematici e rischiano di essere troppo punitivi nei confronti di giocatori che possono permettersi sessioni di gioco non troppo lunghe.

“Nuova partita” o “prosegui gioco”: non c’è possibilità di rivivere i vari capitoli che compongono l’opera se non ricominciare da capo.

A peggiorare la situazione, una volta aver superato i vari capitoli non è possibile riviverli: il menu iniziale infatti lascia l’opportunità di scegliere se iniziare una nuova partita o continuare quella in corso. Se c’è qualche funzione per salvare e riprovare livelli già completati, allora è ben nascosta e per niente intuitiva. Sempre in merito al menu, ci siamo accorti che non è molto fluido: una volta messo il gioco in pausa e premuto il tasto per tornare a indagare, passeranno un paio di secondi, dandovi l’idea che si sia bloccato il tutto. Ma tranquilli, perché basta attendere con calma: dopotutto, anche i caricamenti in-game sono abbastanza lunghi.

The Occupation è un prodotto estremamente interessante, che però necessita di essere giocato con moltissima calma: un po’ per capire bene la storia, un po’ perché ci sono strategie diverse da attuare in una stessa situazione. Se quest’ultimo elemento è sicuramente il punto forte, i difetti sono tali da non rendere il titolo qualcosa di fenomenale. La libertà di manovra che viene lasciata all’utente è davvero ampia e, proprio come se ci trovassimo nei panni di un giornalista investigativo, saremo portati a scegliere che approccio usare: ci nascondiamo a oltranza o andiamo diretti al punto col rischio di essere scoperto? The Occupation mette insieme tante feature buone, ma forse in maniera un po’ troppo confusionaria, andando a pregiudicare un po’ l’esperienza. Il titolo è assolutamente di qualità e merita abbondantemente la sufficienza: sappiate però che dovrete prestare attenzione a ogni dettaglio in-game, perché ognuno di essi sarà un ingranaggio in grado di chiarire una storia molto intricata.

 

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